Italiano, una lingua come un ponte nel Mediterraneo
L'11 e 12 dicembre a Roma appuntamento nell'ambito del semestre italiano alla Presidenza europea, convegno su:" La lingua italiana sulla frontiera. Italiano, ponte tra le culture nel Mediterraneo"
Giovedi, 11/12/2014 - La lingua italiana sulla frontiera
Italiano, ponte tra le culture nel Mediterraneo
11 – 12 dicembre 2014
Rai – Viale Mazzini 14, Roma
La Comunità radiotelevisiva Italofona è parte della Rai, nasce per volere della Rai e trova nella Rai la sua più forte sostenitrice. Fu costituita nel 1985 grazie proprio a due storici dirigenti: Biagio Agnes e Sergio Zavoli, "che hanno gettato le basi di questa comunità con intelligenza e grande lungimiranza, insieme alla Radiotelevisione svizzera di lingua italiana, alla radiotelevisione KoperCapodistria, alla radiotelevisione di San Marino e a Radio Vaticana con l'obiettivo di essere uno strumento di diffusione e valorizzazione della lingua italiana attraverso i media". Abbiamo raccolto la testimonianza di Loredana Cornero, segretaria generale della CRI, per mettere a fuoco il significato della due giorni romana. "Oltre ai nostri fondatori con noi è la radio croata con Radio Pola e Radio Fiume, la radio rumena, la radiotelevisione albanese e quella maltese, Radio Tunisi che ha un canale di trasmissione nella nostra lingua, Radio Colonia che è all'interno della WDR televisione del servizio pubblico tedesco e trasmette in italiano. Abbiamo poi una serie di amici, le istituzioni e le università che perseguono lo stesso obiettivo con cui spesso e con molto piacere collaboriamo. E non è un caso che ci chiamiamo comunità: questo nome è stato scelto proprio perché vogliamo essere un’associazione che unisce, una rete a disposizione dell’italofonia".
Che vuol dire lavorare insieme ad altre realtà, anche lontane?
Lavorare insieme, comunicare le esperienze, le passioni, le competenze, le emozioni ha creato un clima di rispetto e comprensione sia tra le persone che tra le nostre emittenti, una rete di rapporti che ci permette di realizzare al meglio il nostro lavoro. La ragion d’essere di questo organismo è chiara: i mezzi di comunicazione di massa, vecchi e nuovi, favoriscono per tutte le comunità lo scambio dei prodotti, di informazioni, di esperienze nati dalle rispettive industrie culturali. In quest’ottica le iniziative di cooperazione che tramite la comunità sono state implementate da anni, diventano strategiche: quella dell’italofonia non è affatto una scelta di retroguardia, una mera difesa della lingua italiana, ma una grande operazione di aggregazione, il “farsi comunità” di una serie di soggetti che si riconoscono, pur con tante diversità, nella comune identità italiana.
Quali sono le strategie, gli obiettivi che vi ponete?
La nostra ambizione è quella di provare ad essere, attraverso i media, un ponte tra l’Italia e chi parla italiano all’estero, con iniziative pensate dalle emittenti straniere assieme alla Rai, cercando di raggiungere non solo le comunità di italiani, ma anche agli amanti della lingua e della cultura italiana, poiché innegabile che oggi milioni di persone si riconoscono sempre più in un modo di vita italiano. Un sentire italico che racchiude la cultura, l’arte, la moda, il cinema e la gastronomia che nati in Italia poi si sviluppano e rafforzano globalmente. La Comunità Radiotelevisiva Italofona si propone come un canale privilegiato di diffusione della lingua italiana e si sviluppa attraverso una rete di collaborazioni e programmazioni congiunte tra i differenti organismi radiotelevisivi. Nel mese di ottobre si sono tenuti gli Stati generali della lingua italiana. Nel corso dei due giorni di confronto sono emerse molte idee e proposte per esprimere le potenzialità della lingua italiana. Occorre certamente fare in modo che la promozione della nostra lingua sia un tema di rilievo nel Paese, nella politica e nel Parlamento. L'italiano gode di sana vita, si è detto a Firenze, l'italiano è la quarta lingua studiata nel mondo. Sono ottime notizie che non possono che inorgoglirci. Ma dall’Europa, o almeno dai nostri confini, non arrivano informazioni altrettanto positive. E proprio l’indagine sulla salute della lingua italiana sulle nostre frontiere è stato quest’anno il tema centrale del nostro impegno. Qual è lo stato della nostra lingua nelle zone del confine, del congiungimento con l’altro? Un confine che oggi troviamo anche all’interno delle nostre realtà che sono sempre più multiculturali e multilinguistiche, sempre più complesse da gestire in termini di relazione, anche dei valori linguistici.
Quale il programma di lavoro?
Tre incontri in programma: l’italiano sulla frontiera d’oltralpe, sulla frontiera est/ovest e ponte tra le culture nel Mediterraneo. Il primo seminario “L'ITALIANO SULLA FRONTIERA: la Svizzera e le sue sfide linguistiche nell'era della globalizzazione” si è tenuto a maggio in Svizzera, dove la nostra lingua, come ben sapete, non gode di buona salute. A conclusione è stata presentata la Risoluzione di Basilea con una serie di proposte per una governanza dell'italiano di fronte alle sfide esterne. In cui vi si legge: “ La sfida della globalità rappresenta per l’italiano un’opportunità per rilanciarsi, scrollandosi di dosso il complesso della inferiorità numerica... Di fronte ai processi di globalizzazione tutte le lingue nazionali sono minoritarie. La lingua non è più e non deve essere sinonimo di potere ma, come dimostrato dai social media, espressione di una capacità di fare rete e di creare nuove prossimità non più solo geografiche e nuove identità multiscala. Il ruolo dei nuovi attori della globalità e dei media, specie di servizio pubblico, è essenziale”.
Il convegno a Capodistria in Slovenia, nel giugno scorso: “Diversità sulla frontiera tra l’est e l’ovest: opportunità e rischi” è stata occasione importante per valutare la situazione dell’italiano in tutte le realtà più frammentate dell’entroterra istriano e della Croazia dove l’italiano è presente, ma ha enormi difficoltà di sopravvivenza. In particolare per le radio italofone di Pola e Fiume che hanno bisogno del nostro aiuto. L'italiano in Slovenia, ma soprattutto in Croazia, vive di grandi sofferenze e di questo noi dobbiamo prendere atto e anche farci carico. L’incontro è stato arricchito dalla presenza di Moni Ovadia, un grande artista che ci ha parlato in maniera intelligente, giocosa, ma anche molto, seria, di cosa vuole dire vivere, in italiano, sul crinale delle differenze. Per finire eccoci al nostro seminario “L'ITALIANO SULLA FRONTIERA. Ponte tra le culture nel Mediterraneo” per analizzare lo stato di salute e il ruolo della nostra lingua nel Mediterraneo.
Papa Francesco, uno delle personalità più carismatiche del nostro tempo, che italiano non è, parla in italiano in occasioni ufficiali, soprattutto nel Mediterraneo. L’ha fatto a Gerusalemme, parlando ad arabi ed israeliani, l’ha fatto ad Istanbul in un discorso in cui ha voluto sottolineare che "la convivenza fra musulmani, ebrei e cristiani deve poggiare sugli stessi diritti e doveri". E qualche tempo fa, in occasione dell’anniversario della caduta del muro di Berlino ha detto: “… perché si diffonda sempre più una cultura dell’incontro, capace di far cadere tutti i muri che ancora dividono il mondo, e non accada più che persone innocenti siano perseguitate e perfino uccise a causa del loro credo e della loro religione. Ecco l’essenziale: dove c’è un muro c’è chiusura dei cuori. Servono ponti e non muri!”. Queste le parole di Papa Francesco, uno dei maggiore testimoni della nostra lingua, che faremo nostre per parlare dell'italiano nel Mediterraneo: come ponte di comprensione e di dialogo grazie ai valori e alla ricchezza di cui è portatrice in un mondo che sappiamo complesso e spesso attraversato da dinamiche contrastanti.
L'obiettivo - partendo tanto dalle differenze esistenti in quest'area quanto dalle importanti affinità di storia, di cultura e di interessi che la caratterizzano, - è di riuscire a individuare percorsi che consentano alla lingua italiana di farsi nuovamente veicolo di conoscenza e di dialogo reciproci e reti per concrete iniziative comuni.
L'italiano, quindi, è una pssibilità che va oltre la lingua stessa...
L’italiano non come lingua ormai superata dalla potenza omologante della globalizzazione o espressione di un mondo in via di estinzione che appassiona soltanto nostalgici, ma come una lingua ricca e attuale che deve trovare nuove idee per il suo rilancio, un punto di attrazione per chi è interessato, chi ha voglia di lavorare e di confrontarsi sulla valorizzazione della lingua italiana nel mondo.
L’italiano quindi come lingua condivisa e come valore condiviso: questi sono i cardini intorno ai quali rinforzare il nostro impegno per una comunità di italofoni, basata sì sull’italianità, sulle suggestioni che porta con sé l’immagine e il nome Italia, sì sulla moda, sul cibo, sulle città d’arte, ma anche come espressione di una capacità di fare rete e di creare nuove prossimità - non più solo geografiche - per dimostrare concretamente che la nostra lingua è un tesoro dell’umanità e un patrimonio che può generare anche grandi opportunità per il futuro.
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