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Italiane in salute, quasi

Italiane in salute, quasi

Libro Bianco O.N.Da / il rischio per le donne italiane è che per la prima volta le nostre figlie abbiano un’aspettativa di vita inferiore rispetto a noi

Martedi, 29/09/2009 -
Fumo, alcol, droghe, obesità, tumori, diabete, osteoporosi, malattie cardiovascolari e infettive, stress, disturbi psichici: il Libro Bianco 2009 traccia i confini della salute femminile e della salute materno-infantile in Italia. Dall’analisi demografica fino agli approfondimenti su speranza di vita, prevenzione, fattori di rischio e disuguaglianze sociali, il volume raccoglie dati e riflessioni su terapie, assistenza territoriale, farmaceutica e ospedaliera. A partire da un approccio di genere, l’intento è quello di promuovere una medicina attenta alle peculiarità anatomiche, psicologiche e funzionali di tutte le donne.



A quanto risulta dalla ricerca, le donne italiane stanno abbastanza bene, ma vi sono alcune abitudini che ancora incidono significativamente sulla loro salute: consumo di alcool e sigarette, cattiva alimentazione, stress e soprattutto la cattiva informazione. Elementi che emergono sono anche una diversa incidenza dei fenomeni tre le donne del Sud e quelle del Nord e un aumento generalizzato dei disturbi psichici e degli abusi di farmaci.



“È vero che le donne italiane stanno abbastanza bene – sostiene la sen. Laura Bianconi  – “ma è necessario rilanciare una cultura della prevenzione. In Parlamento abbiamo registrato una maggiore sensibilità sulla salute delle donne, ma le donne sono ancora svantaggiate per quanto riguarda la cura e la diagnosi. È necessario introdurre la dimensione di genere a tutti i livelli e coinvolgere le Regioni su questi temi. Perché le donne diabetiche del Sud muoiono di più di quelle del Nord? È una questione culturale, che rappresenta la punta dell’iceberg e che riguarda la qualità della vita per tutti”.



”È anche importante – afferma la sen. Dorina Bianchi – tutelare la salute materno-infantile, che rappresenta un indicatore di benessere, nonché continuare a parlare di medicina di genere cioè di farmaci per le donne, evidenziando che le differenze (sessuali, biologiche, culturali, ambientali e sociali) incidono sull’insorgenza, la diagnosi e la prognosi delle malattie. Pensiamo all’osteoporosi, o al parto cesareo: non è possibile che in alcune regioni italiane il taglio cesareo sia diventato l’unico modo di far partorire le donne, nonostante le indicazioni dell’OMS. Dovrebbe esserci un approccio diverso anche a livello gestionale; la sanità è ancora organizzata al maschile, nonostante le laureate e le specializzate abbiano superato il 50%. Inoltre, sarebbe auspicabile trovare il modo di portare all’attenzione delle adolescenti i temi, più che dell’educazione sessuale, di una educazione affettiva.”



Concorda con la prospettiva di genere, anzi la ritiene necessaria, Sergio Dompé, presidente di Farmindustria “Ci sono già 700 farmaci in sviluppo nel mondo con specificità per le donne. L’approccio di genere rispetto alla conoscenza delle malattie, alla diagnosi precoce, alla prevenzione, alla cura è già una realtà. Nei prossimi 15-20 anni diventerà una necessità, inoltre è un dato che le donne nel settore medico, ma anche in quello farmaceutico sono in aumento; se nelle imprese italiane la conduzione femminile rappresenta il 9,6%, nel settore farmaceutico arriviamo al 20,3%; nell’industria farmaceutica l'occupazione al femminile è al 42% e nella ricerca siamo quasi al 54%”.



Un altro aspetto significativo, che ha già un precedente nella letteratura scientifica (per quanto riguarda la Danimarca dell’ultimo decennio) è che, stante così le cose, il rischio per le donne italiane è che per la prima volta le nostre figlie abbiano un’aspettativa di vita inferiore rispetto a noi. Se non cambia qualcosa in termini di prevenzione e salute, tra fumo, alcool, stress e malattie psichiatriche, l’inversione di tendenza potrebbero essere non più uno dei fattori di rischio o una previsione, ma una certezza: “Corriamo questo rischio, in quanto vanno a sommarsi quello ambientale, quello comportamentale e la presenza di elementi tossici”.



L’unica strada percorribile sembra proprio essere quella della corretta informazione.





Alcuni dati



Il Molise e la Campania sono le regioni con i valori maggiori per l’obesità (13,96% e 12,83).



Per il sovrappeso la percentuale più alta si trova in Campania (35,1%) e Puglia (33,4%).



Il diabete vede Campania e Sicilia in testa per il tasso di mortalità (rispettivamente 5,8 e 5,52 per 10mila).



I consumi di sigarette e alcol sono in crescita: la prevalenza di fumatrici sopra i 15 anni ha raggiunto il 16,63%.



Con l’aumento delle nevrosi (ricoveri passati in 2 anni da 47 a 50 per 10mila) si registra una crescita del consumo di farmaci, non sempre sotto controllo.



3 milioni di italiani/e sono affetti da bulimia, anoressia o obesità psicogena. La stragrande maggioranza è rappresentato da donne.



(E.R.)





Il volume è stato presentato a Roma dall’autore Walter Ricciardi, direttore dell’Istituto di Igiene dell’Università Cattolica di Roma, da Francesca Merzagora, Presidente di O.N.Da, e dal presidente di Farmindustria, Sergio Dompé. All’incontro sono intervenute anche le parlamentari Laura Bianconi e Dorina Bianchi, componenti della commissione sanità del Senato.





O.N.Da Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna

LA SALUTE DELLA DONNA

Stato di salute e assistenza nelle regioni italiane

Libro bianco 2009

Ed FrancoAngeli, pagg 218, Euro 24,50

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