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ISPIRAZIONI FEMMINISTE

ISPIRAZIONI FEMMINISTE

SESSANTENNI DI OGGI / 1 - Intervista a MARIELLA GRAMAGLIA

Ribet Elena Martedi, 27/12/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2012

Mariella Gramaglia è scrittrice, giornalista e docente universitaria. Già direttora di Noi Donne, è stata membro del parlamento italiano e assessora alle politiche per la semplificazione e le pari opportunità.



Fra le sue numerose esperienze, c'è l'impegno nella cooperazione internazionale. Quali sono, secondo lei, le differenze o le analogie fra le sue coetanee in Italia e all'estero?

Sono sempre molto prudente nel parlare in generale; posso parlare delle donne indiane che io ho conosciuto. Nel mio libro “Indiana. Nel cuore della democrazia più complicata del mondo”, pubblicato da Donzelli, ci sono molte pagine dedicate a loro e in particolare alle donne del sindacato SEWA (Self Employed Women Association). Ci sono ricchezza, profondità e autorevolezza straordinarie nelle leader donne, sicuramente in SEWA, ma anche in moltissimi altri movimenti e organizzazioni non governative e non solo femminili. Penso ad esempio ad Aruna Roy, leader di primo piano per i diritti dei contadini rajasthani. Altra cosa molto interessante è la miscela tra sentimento politico e religioso, una forte componente spirituale che lega ai grandi valori religiosi ecumenici. Inoltre le donne si occupano molto più dei diritti civili, del lavoro, delle trasformazioni sociali, ma molto meno (e soprattutto in ambienti cittadini di classe media) dei diritti sull’autonomia del corpo femminile, anche per una estrema pudicizia nell’affrontare i temi della sessualità.

In India c’è una forte presenza di donne nella politica e c’è quella passione per l’organizzazione che le italiane da tempo non hanno più. Nel nostro Paese abbiamo dimenticato che senza un’organizzazione non si fa memoria e non si fa contrattazione sociale.



Quanto l'essere donna ha influito nel suo percorso di vita personale, politico, lavorativo?

Moltissimo, sicuramente tutto il mio lavoro pubblico è stato segnato dall’essere donna, sia durante il mio mandato parlamentare, sia nel mio lavoro giornalistico e di scrittura, sia in un lavoro apparentemente molto “neutro” come quello da assessore. Creare il grande call center di informazione e comunicazione rivolto alla cittadinanza rientra in questa logica, nell’idea di rispondere alle esigenze di relazione fra le persone in modo concreto. È senz’altro un’ispirazione che mi è venuta dall’esperienza femminista.



Ha avuto delle maestre di vita?

Più che maestre, sento di aver avuto delle sorelle; sono state sorelle autorevoli le giornaliste di noidonne della nostra generazione. Lo sono state alcune parlamentari, con un risvolto anche materno, forse, nella figura ad esempio di Leda Colombini, recentemente scomparsa, che è stata mia collega in Parlamento. Potrei citare altre madri, Giglia Tedesco e, andando più indietro nel tempo, una figura che ho molto amato come quella di Lina Merlin. Poi ci sono le madri della letteratura, il cui elenco è molto lungo. In India mi sono misurata con madri scrittrici, da Anita Desai ad Anita Nair e tante altre. Esiste una comunità virtuale, simbolica, che ci guida e fa da tramite fra le generazioni.



Secondo lei, cosa ha fatto la sua generazione per l’Italia? E l’Italia per la sua generazione?

Siamo una generazione molto fortunata. Per l’Italia, come donne, siamo state forse il primo e forse l’unico movimento sociale che ha cambiato in modo irreversibile il nostro Paese, con le battaglie degli anni ’70. Qualche esempio: come era l’Italia prima che la Corte Costituzionale stabilisse che la contraccezione non era reato? Quando per l’adulterio femminile c’era il carcere? Quando non c’era il divorzio e non era ammesso il riconoscimento dei figli? Ed era così non 150 anni fa, ma quando io avevo sedici anni. Abbiamo dato moltissimo e forse anche l’Italia per una fase ha dato moltissimo a noi: ci sono stati decenni di relativa pace, di relativa serenità economica, decenni in cui si cresceva sul piano culturale e professionale, in modo stupefacente rispetto agli anni ’50. Ma l’Italia non ci ha dato nulla dal punto di vista delle relazioni fra idealità politiche e pratica politica; pratica politica che è stata all’insegna spesso della involuzione e non della trasformazione. L’era berlusconiana, che speriamo sia finita, è stata una lunga stagione di inciviltà e di odio per le donne, una dimensione scurrile del discorso pubblico, una vera e propria débâcle culturale.



Che prospettive e progetti ha di fronte?

Mi sto impegnano molto nel movimento Se Non Ora Quando. Ho fiducia che sia un punto di dialogo con le generazioni più giovani. Sto inoltre proseguendo la mia attività di scrittura per giornali e riviste.



Quali sono le difficoltà delle donne, in particolare fra di loro?

Soprattutto la difficoltà di reciproco riconoscimento, e questa è la ragione per cui parlo di SNOQ con tanto entusiasmo. Per noi madri, anche madri in là negli anni, il fatto di rappresentare o meno un punto di riferimento politico per le donne che si affacciano sulla scena pubblica è legato a un dolore più grande, forse una cesura che è avvenuta con le donne che oggi hanno tra i venti e i quarant’anni. Queste generazioni più giovani sono state molto maltrattate da questo paese, in modo grave in termini di opportunità di lavoro, della possibilità di essere madri, dei livelli reddito, dal punto di vista dei tentativi di mettere a frutto i loro talenti. Non è detto che le più adulte siano responsabili di questo, ci sono responsabilità più grandi e più complesse, ma è una difficoltà non aver creato un’Italia più confortevole per le nostre figlie.





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C’È PENSIONE E PENSIONE


Secondo i dati dell’ultimo censimento Istat sulla popolazione italiana, nel 2001 le donne in età compresa tra i 60 e i 69 anni in Italia erano 3.460.637. È questa la fascia di età in cui si riscontra la maggior percentuale di pensionate e ritirate dal lavoro. Nel 2009, su circa 16,7 milioni di pensionati, il 53% erano donne, ma con un importo medio pensionistico inferiore rispetto a quello riservato agli uomini. A percepire una pensione compresa tra i 500 e i 1.000 euro era il 39,1% delle donne contro il 23,6% degli uomini. A raggiungere la soglia mensile dei 2.000 euro e oltre: il 22,9% degli uomini contro il 9,2% delle donne.


C.D.N.






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