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Isole felici in città

Isole felici in città

Intervista a Loretana Angelici - Il consultorio familiare del Municipio XI è un modello nel cuore della Capitale, a dimostrazione del fatto che 'pubblico è meglio'. Per tutti

Ribet Elena Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2006

E chi lo dice che nelle metropoli non ci si guarda più negli occhi e a malapena ci si saluta? Non è nemmeno vero che le strutture sanitarie siano esempi di disservizio dove si incontra solo personale distaccato e sbrigativo. Non sempre.
Esistono isole felici dove operatori qualificati riescono con dedizione e passione a creare una rete di sostegno e di aiuto sul territorio. È una rete autentica, che migliora la vita e che continua anche al di fuori del consultorio, quella tessuta in Via dei Lincei 93 a Roma, Distretto Sanitario XI della ASL RMC nel Municipio XI.
Una rete, soprattutto di donne ma anche di coppie, di giovani, di uomini, che dagli ambienti resi accoglienti e colorati da dieci donne instancabili si snoda fino nelle case, nelle famiglie. E proprio in questa atmosfera ospitale, abbellita con piantine, tessuti etnici alle pareti e comode poltrone destinate, tra l’altro, alle future mamme che frequentano il corso di preparazione alla nascita, incontriamo Loretana Angelici, Responsabile del Servizio e presidente della Consulta cittadina permanente dei Consultori familiari del Comune di Roma. Loretana ci offre una tisana e ci rilascia un’intervista.

Prima di tutto, quali sono i motivi di tanta dedizione?
Mi è difficile rispondere a questa domanda senza correre il rischio di essere retorica. Senza pensarci risponderei semplicemente che il motivo è la “passione” e “l’allegria di e nel fare”. È per me molto bello quando le persone che vengono da noi riconoscono la nostra “passione e la nostra allegria” e ce lo sottolineano sorpresi di trovarla in un servizio pubblico.
La cura di elementi apparentemente marginali, “estetici” (le piante, le fodere colorate alle poltrone, il decoro delle pareti) ci sembra particolarmente necessaria per il tipo di lavoro che svolgiamo: pensiamo sia importante che le persone entrando si sentano a proprio agio, accolte in un ambiente dignitoso. E questo vale anche per noi operatori, che vi trascorriamo per lo meno metà della nostra giornata e talvolta anche di più. Spesso sono le stesse donne, i genitori che frequentano il servizio che si sentono coinvolti in prima persona, che vivono un senso di appartenenza tanto da preoccuparsi delle esigenze operative del consultorio, mettendo a disposizione quanto possono per migliorarne strumenti e condizioni ambientali.

Quando è nato il consultorio?
Il CF di Via dei Lincei, come molti CCFF Italiani è nato dalla trasformazione in Consultorio Familiare di un Consultorio della Opera Nazionale Maternità e Infanzia. Ciò è avvenuto nel maggio 1981. Il servizio precedente svolgeva una importantissima attività per le donne e le famiglie del quartiere. In qualche modo questo è continuato, anche se la cosa più difficile è stata far comprendere la necessità di superare gli interventi meramente “assistenziali”, come ad esempio l’erogazione di latte artificiale o altro bene, alle persone bisognose, e di restituire alle donne, alle coppie, alle persone la responsabilità della propria salute, la consapevolezza dei propri diritti, l’autonomia nella ricerca delle soluzioni ai problemi che ci vengono posti.

Ci sono state tappe significative?
Io credo che proprio il superamento della logica assistenziale sia stata l’elemento di maggiore significato: il CF deve essere un servizio gratuito e aperto a tutti, non destinato solo a categorie etichettabili come più svantaggiate. Peraltro, in uno specifico lavoro di ricerca, effettuato alcuni anni fa dalla Consulta cittadina dei Consultori Familiari del Comune di Roma, abbiamo potuto riscontrare che le donne che a noi si rivolgono di fatto sono quelle a scolarità e professionalità più elevata. Oggi, dunque, la sfida è proprio quella di raggiungere con i nostri servizi di prevenzione le donne di ceto sociale e culturale più basso che meno utilizzano i servizi socio-sanitari e meno vedono tutelata la propria salute. Probabilmente è necessaria una campagna informativa sui consultori, non connotata da questioni ideologiche, come è accaduto recentemente, quando si è voluto centrare l’attenzione sul problema dell’aborto, tacendo che di fatto solo una bassa percentuale di donne che si trovano di fronte a questa scelta si rivolge ad un consultorio, perché purtroppo non sa della sua esistenza o più spesso perché non c’è nella sua zona! Tutte le ricerche dimostrano che dove c’è una rete di consultori efficienti il numero degli aborti diminuisce: non è un caso che sia in aumento il ricorso all’interruzione volontaria della gravidanza delle donne straniere e delle giovani minorenni, che hanno meno strumenti per conoscere e raggiungere i nostri servizi.
Occorrerebbe poi far sapere che non ci occupiamo solo di aborto, ma soprattutto della possibilità che ogni persona possa vivere serenamente e pienamente la propria sessualità, che ogni bambino che nasca sia desiderato, che i suoi genitori trovino un ambiente accogliente intorno a loro.

Qual è il valore aggiunto di questa struttura?
Molti gli aspetti da valorizzare: essere un servizio di “genere”, unico e solo esempio nel panorama sanitario italiano, la centralità della “accoglienza”, la globalità nella modalità di lavoro e nella lettura della “domanda” grazie alla presenza di diverse professionalità, non solo sanitarie, che lavorano in équipe, la priorità data alle attività di educazione sanitaria e di promozione della salute, la partecipazione delle donne utenti alle attività del servizio, l’offerta attiva di prestazioni ed interventi ad intere fasce di popolazione che ha prodotto risultati di utilizzo del servizio nettamente superiori ai dati rilevati a livello nazionale (ad esempio a fronte di un 13% di donne che frequentano i corsi di preparazione al parto e nascita nei CCFF in Italia centrale il CF di Via dei Lincei ottiene una frequenza del 48% circa).

Ci puoi raccontare un aneddoto?
Una delle ultime telefonate di una donna che ringraziava: ha appena partorito, un travaglio lungo e un po' complesso (è stato necessario usare la ventosa per aiutare il bambino a nascere), tuttavia si è sentita soddisfatta di sé. In un piccolo ospedale “molto tradizionalista” (così lo ha definito) aveva potuto affrontare le contrazioni, in piedi, camminando, chiedendo di non dover rimanere bloccata dal monitoraggio, insomma “si era imposta”, questo grazie alla fiducia in se stessa che l’esperienza del gruppo di preparazione al parto ha accresciuto (sono sempre sue considerazioni). Ha dovuto arrendersi al “lettino” solo nella fase espulsiva, quando l’ostetrica ha però dovuto ammettere che era lei, come operatore, a non essere preparata per assisterla con modalità diverse da quelle “tradizionali”! Tuttavia la consapevolezza e la stima di sé hanno permesso a questa donna di fare i conti anche con i limiti della realtà esterna e, nonostante ciò, di attribuire significati positivi alla sua esperienza. Il suo ringraziamento è un riconoscimento del valore del percorso fatto nel gruppo, con le altre gestanti e con gli operatori, ma soprattutto della propria competenza come donna che sa di cosa ha bisogno e come ottenerlo e che non si sente sola ma sostenuta e confermata.

Dicono che a volte capita che le neomamme passino da qui, prima ancora di andare a casa dopo le dimissioni dall’ospedale, magari di sabato all’ora di chiusura. È vero?
Non solo questo è vero ma noi lo promuoviamo perché riteniamo il rientro a casa un momento molto delicato in cui è di importanza centrale dare alle persone un punto di riferimento.
Nel nostro paese a fronte della medicalizzazione spaventosa della gravidanza e del parto, tutto quello che avviene dopo vede una sorta di “buco nero”, di “nulla”. Forse si considera scontato che “dopo”, tutto vada semplicemente perché c’è una madre e un bambino. Senza voler assolutamente patologizzare questo momento, la nostra esperienza ci dimostra continuamente che piccole cose possono avere un forte significato. Una telefonata, sdrammatizzare certi momenti, esserci per un confronto, sono diventate cose tanto più importanti per i profondi cambiamenti intercorsi nell’organizzazione del nostro tessuto sociale.

Qual è la cosa più importante, a tuo modo di vedere, di questo lavoro?
Intervenire, quando ci viene presentato un problema, soprattutto per scoprire e attivare le risorse che ciascuna donna, ciascuna persona possiede, esercitare la propria professionalità nel rispetto delle decisioni e delle scelte dell’altro. Non avere la presunzione di sapere quello che è meglio per un altro è sempre importante, ma ancora di più quando si tratta della sessualità o delle scelte procreative. Ed è anche necessario accettare di non poter intervenire: fare un passo indietro e mantenersi rispettosi dei tempi, della libertà e delle diverse culture degli altri. Le donne straniere ci stanno insegnando questo: fermarci, non dare per scontato nulla, acquistare consapevolezza dei limiti e delle contraddizioni del nostro intervento, essere disponibili a inventare nuove modalità operative. Infine promuoviamo la dimensione del gruppo anche negli interventi rivolti alle persone perché a nostro avviso può attivare in misura notevole le potenzialità e le risorse dei singoli.
Il gruppo, che sia di gestanti, di giovani, di genitori, di donne in diverse fasce di età, si manifesta come un efficace ammortizzatore, uno strumento di ricerca di soluzioni creative e permette il formarsi di relazioni sociali paritarie di reciproco sostegno.

Informazioni
Nel Consultorio familiare di Via dei Lincei lavorano 2 Assistenti sanitarie, Claudia e Teresa, 1 Assistente sociale, Mariella. 1 Ginecologa, Gisella, 1 Ostetrica, Maria Grazia, 2 Pediatre, Mirella e Rosa, 1 Psicologa, Loretana, 1 Puericultrice, Emanuela e da pochi mesi anche 1 infermiera, Ildi . Il gruppo di lavoro negli anni si è andato via arricchendo di diverse professionalità. Sono rintracciabili al telefono: 06/511696 – 065132132, fax 065115696, e-mail: consultorio.lincei93@aslrmc.it

(9 giugno 2006)

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