Media/ Contro gli stereotipi - Partecipazione e vivo interesse per l’incontro organizzato da Noidonne e Ancorpari alla Casa Internazionale della Donna a Roma
Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2005
“Dobbiamo chiedere che si costituisca un’Authority per controllare come le questioni di genere sono trattate dalla televisione. La donna e la sua immagine non può più essere offesa attraverso una rappresentazione assolutamente non rispondente alla realtà”. La proposta è stata avanzata dalla professoressa Francesca Brezzi nel corso dell’incontro sul tema ‘Stereotipi femminili in tv: Un progetto, una ipotesi di studio’ organizzato da Noidonne in collaborazione con Ancorpari lo scorso 30 giugno. La Sala ‘Simonetta Tosi’ alla Casa Internazionale della Donna a Roma era gremita e numerosissime anche le giovani che hanno partecipato attivamente al dibattito sollecitato da Ilda Bartoloni, che ha condotto la serata. L’interesse suscitato dall’argomento è stato vivo e il dibattito che ne è scaturito ha messo in evidenza la passione e la rabbia delle donne, che si sentono quotidianamente offese da come la loro intelligenza e i loro saperi siano ignorati dai grandi media. E’ incredibile che ancora oggi, dopo tanto aver parlato e scritto, prevalgano le semplificazioni e le banalizzazioni di stereotipi femminili che nulla hanno a che vedere con il vero sentire ed essere delle donne. L’aver messo a confronto due proposte televisive (‘Passo a Due’, in quanto prodotto studiato a tavolino nell’ambito di un progetto europeo, e di una puntata di ‘Puntodonna’ trasmissione del TG3 di Ilda Bartoloni) ha sollecitato il confronto tra le diverse idee che le stesse donne hanno sia degli stereotipi, sia di quali siano le più corrette modalità di rappresentazione delle donne in tv. La questione di fondo che attraversa le sensibilità femminili riguarda sostanzialmente il livello di qualità della televisione italiana, tendenzialmente basso e volgare. In questo scenario le donne e le loro capacità, sia in quanto operatrici dell’informazione sia in quanto fruitrici dei prodotti televisivi, sono mortificate. Il punto di fondo sembra essere dunque la ‘cultura dominante’ e i modelli vincenti che impone a milioni di passivi telespettatori e telespettatrici. La questione è stata appena affrontata, unanime la volontà di tornare a confrontarsi sull’argomento per individuare piattaforme di lavoro e chissà, forse anche di lotta.
(1 luglio 2005)
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