Iran, femminile in primo piano agli Incontri con il Cinema Asiatico
A tutto schermo - Al XV Asiatica - Incontri con il Cinema Asiatico vincono due Menzioni Speciali il film " I’m Not Angry!" ed il documentario "Profession: Documentarist"
Colla Elisabetta Domenica, 02/11/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2014
La cinematografia iraniana continua il suo inarrestabile percorso di emancipazione, politica e sociale, affidandosi, per di più, ad artiste donne o a forti tematiche legate alla condizine femminile: chiaro esempio di ciò sono due opere presentate e premiate a Roma, nel corso della quindicesima edizione del Festival Asiatica - Incontri con il Cinema Asiatico, uno degli appuntamenti culturali più interessanti della Capitale, diretto dal regista Italo Spinelli.
Il lungometraggio I’m Not Angry!, del regista Reza Dormishian, ha infatti ottenuto una meritatissima Menzione Speciale, descrivendo con uno stile asciutto e quotidiano una tragedia sentimentale e civile al tempo stesso: una coppia innamorata (lei, Setareh, ricca di nascita e lui, Navid, quasi privo di mezzi) deve rinunciare forzatamente a stare insieme a causa delle minacce del padre di lei, che ha già disposto per la figlia un altro matrimonio ed un altro futuro. Invano i due giovani tenteranno di cambiare le cose, illudendosi di poter concretamente realizzare le proprie aspirazioni: il paradosso di quanto sia vasto il divario fra sogno e realtà è ben simboleggiato nel finale privo di speranza, dove un’esecuzione in pieno giorno, mentre il tran tran scorre apparentemente tranquillo, lascia un senso di gelida angoscia nello spettatore, quasi incapace di trovare parole di denuncia. Il premio è stato assegnato ad “un film coraggioso e indipendente che arricchisce le potenzialità del cinema civile, con un linguaggio moderno e sicuro anche grazie a una sceneggiatura ben strutturata”.
La seconda opera premiata con la Menzione speciale per i Documentari, è il documentario Profession: Documentarist, un’opera a più voci femminili, dove sette registe iraniane - Shirin Barghnavard, Firouzeh Khosrovani, Farahnaz Sharifi, Mina Keshavarz, Sepideh Abtahi, Sahar Salahshoor, Nahid Rezaei - raccontano in sette capitoli quanto sia difficile scegliere la professione di cineasta in Iran, il loro amato paese natale, e portare avanti, nella società iraniana attuale, un lavoro che spesso mette a repentaglio la propria libertà personale oltre che professionale. Le motivazioni del premio parlano di “un brillante ed efficace linguaggio cinematografico”, che restituisce “un’immagine complessiva dei problemi del Paese molto chiara”.
Lascia un Commento