Ariane Mnouchkine - La lettera appello di Ariane Mnouchkine, regista del Théâtre du Soleil di Parigi (www.mnouchkine.blogs.liberation.fr)
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2007
Per Ségolène Royal
Vorrei parlarvi di sentimenti. Perchè in occasione di una elezione presidenziale, e per questa ben di più che per tutte le altre, si tratta anche di sentimenti. Si tratta di stupore innanzitutto, di speranza, di fiducia, di sfiducia, di paure, e anche di coraggio. Si tratta sopratutto, credo, di un sentimento di genesi. Non ho mai creduto che la Genesi fosse finita.
Da bambina pensavo addirittura che, una volta diventata grande, sarei stata fermamente invitata a parteciparvi. E dato che, all’epoca, nessun adulto intorno a me si è sentito autorizzato a smentirmi, lo penso ancora.
Certi uomini, certe donne, sanno meglio di altri ricordarci i nostri diritti e i nostri doveri nel contribuire a questa genesi, a questa messa al mondo di un migliore mondo. Di un migliore paese, di una migliore città, di un miglior quartiere, di una strada migliore, di un palazzo migliore. Di un miglior teatro. Meglio di altri, grazie alla loro determinazione, il loro fervore, la loro sincerità, la loro intelligenza, la loro audacia, ci incitano ad intraprendere o a riprendere con gioia una battaglia chiara, giusta, urgente, possibile. Modesta per gli uni, gigantesca per gli altri, ma possibile.
Per liberare questo slancio non ci deve essere nei candidati nessuna verbosità, nessuna millanteria, nessuna volgarità di comportamento, nessun disprezzo per l’ avversario. Nessuna esaltazione patologica dell’amore di se stessi. Nessuna ampollosità. Nessuna buffoneria di bassa lega, nessun doppio linguaggio. Né cattiva fede. No, ci deve essere un timore sacro. Sì. Devono essere colti da una paura sacra davanti al peso schiacciante della responsabilità che ambiscono di portare, davanti alle attese del popolo di cui chiedono il voto con tanta insistenza. Sì, devono tremare dal terrore di deluderci. Allora, per fare ciò, hanno bisogno di orgoglio. Perchè, senza orgoglio, non c’è vergogna. Non c’è pudore.
Quante volte, in questi giorni, mi sono detta: “Oh! È veramente senza pudore quello là”. Bene, io spero, io credo, io so che Ségolène Royal ha del pudore ed è quindi capace di provare grande vergogna se, una volta eletta, non riuscisse a portarci tutti e ciascuno, ovunque ci trovassimo, dal più importante dei ministeri fino alla più umile classe della più piccola scuola di Francia, in questo titanico lavoro che ci aspetta e che consisterà nel ricucire, in alcuni punti addirittura a ritessere da capo, e a continuare quel formidabile arazzo che è la società francese.
Questa imperfetta, questa incompleta ma così preziosa opera che, per pura, o piuttosto per impura strategia di conquista di potere, Nicolas Sarkozy e i suoi si accaniscono a strappare.
Dunque, contro la povertà, contro il comunitarismo, per la laicità, per il rinnovamento delle nostre istituzioni, contro il fallimento scolastico, e quindi per la cultura, per l’educazione e quindi per la cultura, per le università, per la ricerca, e quindi per la cultura, per la conservazione dell’ unico pianeta vivente mai conosciuto fino ad oggi, per una gestione più virtuosa, più umana, quindi più efficace delle imprese, per l’Europa, per una solidarietà vera, che potremmo finalmente chiamare fraternità e che non si fermerebbe a una miserabile frontiera ma che andrebbe ben aldilà del mare, in breve, per una nuova pratica della politica, è un enorme cantiere che questa donna, eh sì, questa donna, ci invita a mettere in atto. E io voto per questo cantiere, dunque io voto per Ségolène Royal.
Il suo avversario sovreccitato vuole rifilarci un ipermercato, un vero Shopping Paradise – molto ben situato, fateci caso, giusto di fronte alla caserma dei CRS (corpi antisommossa n.d.t.), essa stessa a fianco del nuovo Casino di Gioco concesso ai suoi amici quando era ministro – intanto un terzo (François Bayrou n.d.t.)... quello là, a parte essere presidente, faccio fatica a capire cosa vuole per noi. Una ibernazione tranquilla, forse? E ancora, quello che senza prudenza alcuni si ostinano a qualificare come quarto (Jean Marie Le Pen n.d.t.)… 5 anni fa ...voi vi ricordate? Oh! le nostre facce livide, le mani tremanti sulla bocca, gli occhi pieni di lacrime. Quel giorno i nostri visi… li abbiamo già dimenticati? L’orrore di quel giorno l’abbiamo dimenticato? La vergogna di quel giorno, volete rivederli di nuovo quelle facce? Io no.
Ecco perchè, anche se io rispetto le loro convinzioni, e ne condivido più di una, non voglio che quelli che praticano l’opposizione radicale, fino a esaltarne la professionalizzazione duratura, ci trascinino nella loro nobile impotenza.
Ecco perchè penso che noi, la sera, nelle nostre cene, dobbiamo smetterla di tergiversare alla maniera di précieux ridicules. Questo è lusso. Un lusso insolente oggi. Molti in questo paese non se lo possono permettere. Soffrono. Vivono in case fatiscenti o addirittura non hanno casa. Mangiano male. Sono mal curati, non conoscono i loro diritti, quindi non hanno diritto a niente. Nè occhiali, nè denti, nè vacanza, nè strumenti di cultura. I loro figli non ereditano che la loro stessa fragilità. Soffrono. Sono umiliati. Non vogliono, non possono, loro, aspettare un turno. Ancora un altro turno. Mai il loro turno.
Allora, sbrighiamoci. C’è gente che aspetta. Avanti, accidenti! Non c’è più un minuto da perdere. Questa donna, eh sì, questa donna, porta i nostri colori, li porta con valore, coraggio, con nobiltà. E quando dico colori, non parlo dei soli tre colori della nostra bandiera. Parlo dei colori della Francia, quella che amo, quella della cittadinanza vigile, della compassione per i deboli, della severità per i potenti, del suo amore intelligente per i giovani e della sua ospitalità rispettosa e esigente... Io parlo dei colori dell’Europa alla quale noi manchiamo e che ci manca. Ecco perchè io voto per le fatiche di Ercole, voto per Ségolène Royal e firmo il suo patto.
Ariane Mnouchkine
(Traduzione di Olivia Corsini)
(17 aprile 2007)
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