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Io sto con la sposa. Film su un finto matrimonio

Io sto con la sposa. Film su un finto matrimonio

A tutto schermo - Io sto con la sposa, pellicola presentata a Venezia, racconta la vera storia di un finto matrimonio organizzato per aiutare palestinesi e siriani sbarcati a Lampedusa a raggiungere la Svezia clandestinamente

Colla Elisabetta Martedi, 30/09/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2014

La tragedia dei profughi siriani e palestinesi, fra le altre del mondo, è raccontata con poesia, creatività e coraggio dal film Io sto con la sposa, dei registi Antonio Augugliaro, Gabriele del Grande e Khaled Soliman Al Nassiry, presentato Fuori Concorso nella sezione Orizzonti della 71esima Mostra del Cinema di Venezia, che si è aggiudicato tre premi collaterali annualmente assegnati durante il Festival: il Premio FEDIC, il premio HRNs - Human Rights Nights Award per il Cinema dei Diritti Umani “per il coraggio e l'originalità di un'operazione nata dal basso capace di ricordare con leggerezza e profondità che ogni profugo e migrante non è un numero ma una persona che deve vedersi riconosciuto il diritto di circolazione” ed il Premio di critica sociale Sorriso diverso Venezia 2014 “per lo sguardo originale, che ci restituisce, forse per la prima volta, degli immigrati clandestini sbarcati a Lampedusa non come semplici numeri statistici ma come esseri umani, dotati di proprie individualità, spiritualità e talenti<..>per il grande e coraggioso esempio di disobbedienza civile contro leggi inumane.<..>”. Ogni mese migliaia di siriani e palestinesi fuggono dai loro Paesi e dagli orrori della guerra, affidandosi alle acque ingannevoli del Mediterraneo e, soprattutto, a contrabbandieri di esseri umani totalmente privi di scrupoli. Per i più fortunati il viaggio dalla Sicilia, transitando per Milano, ha come destinazione ultima la Svezia ma attraversare l’Europa senza farsi notare non è affatto facile, a meno che non ci si inventi qualcosa di insospettabile: così è nata l‘idea di simulare un matrimonio con tanti invitati, coinvolgendo un’amica palestinese, che ha accettato di fingersi sposa, e una decina di amici italiani e siriani a loro volta travestiti da invitati. “Questo film-documentario è anche un’azione politica - hanno affermato i registi - una storia reale ma anche fantastica: questo suo carattere ibrido ha dettato fin dall’inizio delle scelte preci¬se a partire dal film. Non abbiamo scritto dialoghi né personaggi, ma abbiamo organizzato il viaggio ragionando per scene, immaginando situazioni all’interno delle quali far muo¬vere liberamente i nostri personaggi, ormai abituati alla presenza delle telecamere.” Il film, finanziato da una campa¬gna di crowdfunding on line sulla piattaforma Indiegogo - che ha consentito di raccogliere in soli 60 giorni (dal 19 maggio al 17 luglio 2014) ben 100mila euro grazie al contributo di 2.617 persone da 38 paesi di tutto il mon¬do - mostra l’altra faccia dell’Europa, quella transnazionale, solidale ed ironica che riesce a superare leggi, controlli e paure, accettando il rischio del carcere per aiutare altri esseri umani e decidendo di testimoniare questa storia realmente accaduta, in presa diretta, sulla strada fra Milano e Stoccolma nel novembre 2013, grazie al coraggio ed alla condivisione di un sogno. “Le riprese hanno sempre dovuto mediare con le esigenze dell’a¬zione politica, perché in Svezia ci dovevamo arrivare per davvero, e nel più breve tempo possibi¬le. Questo ha comportato ritmi di lavoro durissimi, anche dodici ore di macchina al giorno: condividere un grande rischio e un grande sogno ci ha inevitabilmente unito ed ha cambiato il nostro sguardo sulla realtà, aiutandoci anche nella ricerca di una nuova estetica della frontiera, di un linguaggio cioè che, senza cadere nel vittimismo, fosse ca¬pace di trasformare i mostri delle nostre paure negli eroi dei nostri sogni, il brutto in bello, i numeri in nomi propri”. Prodotto da Gina films, in associazione con DocLab e con i 2.617 produttori dal basso, il film usce in sala nel mese di ottobre distribuito da Cineama.

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