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IO SONO STATA FORTUNATA

IO SONO STATA FORTUNATA

La storia vera di una donna morta per un aborto del 1974.

Martedi, 03/07/2012 - IO SONO STATA FORTUNATA



Io sono stata fortunata, non ho avuto una madre inibita e inibente, no. C’è una mia amica, è un po‘ più grande di me, cioè ha più di 50 anni, che spesso, ridendo, mi racconta la sua educazione sessuale. Dunque, lei, Anna aveva 6 anni e chiese a sua madre ” Mamma come nascono i bambini?” Le arrivò uno schiaffone mostruoso e questa risposta “ Non ti permettere mai più di chiedere queste cose!” Questa è stata la sua educazione sessuale. Io no, mia madre, ero piccola, mi parlava di tutto: semplicemente. Quella che mi piaceva di più era la storia del tempo, sì che la donna segna il tempo, con il suo ciclo, il ciclo mestruale. Noi donne sappiamo che è passato un mese, il nostro corpo ce lo segnala. Gli uomini questa cosa ce l’hanno sempre invidiata. Loro non hanno nessun modo per contare il tempo, i giorni gli sfuggono Mi raccontava anche un’altra storia che mi faceva ridere molto. Mi raccontava che in Africa, non ricordo dove, c’è un villaggio in cui gli uomini al momento della nascita del figlio, mimano il parto. Cioè la donna partorisce da sola in qualche angolo della capanna al buio, comunque non vista, e il marito mima il travaglio, si fa anche dei tagli per procurarsi perdite di sangue. Io ridevo e ricordo che le chiedevo “Ma perché mamma, perché quelli uomini si comportano così?” E lei mi rispondeva, ma senza rancore, anzi con un po‘ d’ironia “Dicono che mimando loro di partorire distraggono gli spiriti maligni dalla moglie e così allontanano eventuali maledizioni dal bambino. Ma non è questa la verità piccola. Anche nel momento in cui, lei, la donna dovrebbe essere al centro dell’attenzione, cosa s’inventano gli uomini? Le maledizioni degli spiriti. La verità è che sono invidiosi di questa nostra magia.” “Quale Mamma?”“ chiedevo “ Noi possiamo fare i figli, loro no!””“Ah, allora noi siamo maghe?” “ Sì, ma non lo dire troppo in giro, a noi donne questa storia delle maghe, streghe non ci ha mai portato molto fortuna.”Poi ricordo come ridavamo quando chiedevamo alla nonna “ Nonna, ma a te piaceva fare l’amore con il nonno? La nonna faceva una smorfia strana, sembrava di disgusto, e poi “No, a me ha sempre fatto schifo, lo facevo perché ero obbligata! Povera nonna, lei è cresciuta con quelle assurde convinzioni, come tante altre donne della sua generazione. Le avevano private del piacere, loro dovevano subire e basta. Per fortuna mia madre non le somigliava. Altro che cicogne e cavoli, no, lei mi ha raccontato subito tutto e bene: come nascono i bambini e sui nostri diritti quando facciamo l’amore. Mi faceva sempre questo esempio “Se tu vai a cena con qualcuno, mangi anche tu. Non stai a guardare lui mangiare e tu digiuni, giusto? Bene, la stessa cosa è quando fai l’amore, dovete nutrirvi entrambi.” Nutrirvi che bella parola, no? Era bella mia madre. Ma non mi ha cresciuta lei, no. Io andavo alla prima elementare e ricordo che quella mattina non mi aveva accompagnata lei a scuola, era venuta la nonna, che mi svegliava sempre rudemente, alla faccia della dolcezza delle nonne. Io ero andata a scuola di malumore e più passavano le ore e peggio stavo, non so, ero angosciata, era la prima volta, non mi era mai successo. Finalmente suona la campanella. Corro il più velocemente possibile verso casa, avevo il cuore in gola, ma non per la corsa, no, per che cosa allora? Non capivo, mi sentivo strozzare. Arrivo a casa, suono, non mi risponde nessuno. Oddio e adesso, dove vado? Chi chiamo? Suono ancora, niente. Mi siedo sul pianerottolo e aspetto. A un tratto sento dei lamenti, ma non capisco da dove vengono. Aspetto ancora, finalmente arriva mio padre, che borbotta qualcosa e poi apre la porta, io vado in bagno, mi scappa la pipì e per terra vedo mia madre in una pozza di sangue, non riesco neanche a chiamare mio padre, mi siedo accanto a lei, mi sporco anche io di sangue, le prendo la mano e quelli sono gli ultimi momenti che ho passato con lei. Dopo un po‘ mi alzo e vado da mio padre ““Cosa hai fatto ? Perché ti sei sporcata?” “Vieni papà” Lui “ Ma dove? Sono stanco.” “ Vieni papà.”” L’ho portato di là e… Poi mi hanno

raccontato che lei era andata da una che per farla abortire l’aveva bucata con un ferro di lana, solo che l’aveva bucata anche dove non doveva, subito dopo aver abortito era tornata a casa, senza cura alcuna, era sola e da sola era morta.



Sì sola, io ero fuori dalla porta e quei lamenti erano i suoi.



Oggi l’aborto è legale, le donne non vengono più derubate da furbi e avidi ginecologi.



Oggi l’aborto è legale, le donne non muoiono più perché bucate malamente.



E così deve restare!

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