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IO partorisco come voglio IO

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- Con la Conferenza Internazionale sui Diritti Umani nel Parto si è aperta la via europea alla de-medicalizzazione della maternità per ribadire la libera e consapevole scelta delle donne

Battisti Alessandra Lunedi, 05/05/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2014

  “Quando le donne condividono le loro storie di parto, comprendono che le storie personali sono anche politiche. E quando le donne scorgono il modello politico allora sono in grado di generare un cambiamento”. Così Hermine Hayes-Klein, avvocato statunitense, ha aperto i lavori della seconda Conferenza Internazionale sui Diritti Umani nel Parto, che si è tenuta in Belgio lo scorso quattro novembre, con il titolo significativo di "Birth Rights in European Union: Mobilizing the Change". Le donne hanno il diritto di scegliere le circostanze in cui partorire, di rifiutare trattamenti medici, di ricevere assistenza per un parto vaginale anche a domicilio, di prendere le proprie decisioni persino all’interno della struttura ospedaliera, di vedere rispettata la fisiologia della nascita, ha proseguito Hermine Hayes-Klein, che ha posto l’accento sul potere delle persone come contrappeso al potere economico attualmente detenuto da chi gestisce il sistema di assistenza alla maternità.



La Conferenza si è articolata in tre panels e in svariate tavole rotonde. Il primo panel dal titolo “Ternosky Defence” ha presentato i casi giudiziari di quattro ostetriche, provenienti da quattro differenti nazioni europee, che hanno subito e stanno subendo dei processi per avere fornito assistenza al parto al di fuori della struttura ospedaliera. In tutti i casi presentati, i legali delle ostetriche hanno incorporato nelle proprie tesi difensive quanto sancito dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nel caso Ternosky contro Ungheria. Nella nota sentenza la CEDU ha ritenuto la legislazione ungherese, in materia di assistenza sanitaria, discriminatoria nei confronti delle donne che desiderano partorire presso la propria abitazione rispetto a quelle che danno alla luce i propri figli in ospedale e ha stabilito che ai sensi dell’’articolo 8 della Convenzione il concetto di “vita privata” include il diritto al rispetto della decisione circa il divenire o meno genitore e conseguentemente il diritto a scegliere le circostanze in cui diventarlo.



Il secondo panel, “Economia ed Etica”, ha posto l’accento sulle implicazioni finanziarie ed etiche connesse al dibattito sui diritti umani nel parto. I relatori intervenuti hanno affrontato le tematiche inerenti gli attuali sistemi di assistenza alla nascita, analizzando la relazione tra l’assistenza del medico e quella dell’ostetrica. In particolare la relazione di Elke Hekel, ostetrica libera professionista, ha evidenziato, come ad esempio nel Regno Unito sia stato stimato che le donne che provvedono autonomamente a retribuire la propria ostetrica di fiducia generano a favore del sistema sanitario nazionale un risparmio annuale di 13 milioni di sterline. Ciò nonostante l’attuale sistema assicurativo è talmente oneroso da mettere in serio rischio la possibilità stessa di esercitare la professione per le ostetriche indipendenti. Anche la relazione di Kenneth Jonshon, ha evidenziato come un aumento anche solo del 5% delle nascite a casa e in case maternità produrrebbe negli Stati Uniti un risparmio di oltre due miliardi di dollari all’anno. Gli studi dimostrano che l’assistenza a casa riduce sia il tasso di nati prematuri, sia il tasso di tagli cesarei, con migliori esiti in termini di salute materno-fetale e con un potenziale di risparmio sotto il profilo della spesa sanitaria. E per questo motivo la filosofa Mylen Botbol-Baum ha sottolineato come gli aspetti etici non possano essere scissi da quelli economici perché il corpo femminile, con il suo potere generativo, rappresenta un’area di investimento economico molto appetibile per l’industria capitalistica.



Il terzo panel “Ternosky Offence” è stato composto da madri che hanno adito i tribunali nazionali e la Corte Europea per vedere tutelati i propri diritti sia di partorire a casa dopo un cesareo, sia di rifiutare un’episiotomia. Tra queste madri, in particolare, un’ostetrica italiana, che ha presentato ricorso per avere subito una episiotomia rifiutata con oltre 30 dinieghi, ma ugualmente realizzata. Il suo ricorso è stato dichiarato ammissibile dalla Corte ed è attualmente in decisione.



La seconda Parte della Conferenza è stata caratterizzata da varie sessioni di tavole rotonde in cui i partecipanti, divisi in piccoli gruppi, con il metodo del brainstorming e del dialogo strutturato affrontavano varie tematiche e proponevano delle soluzioni volte a “mobilizing the change”. Le tante idee emerse formeranno la base per nuove azioni volte a produrre un cambiamento delle pratiche di assistenza alla nascita. Nel gruppo a cui ho partecipato si discuteva delle modalità con le quali sollevare la consapevolezza dei professionisti della nascita. Preliminarmente è emersa l’esigenza di fare formazione alle giovani donne sin dalla scuola, abituandole a pensare alla nascita come ad un processo naturale e ai medici come esseri umani che possono sbagliare e non necessariamente depositari della verità. È emersa altresì la necessità di lavorare sull’autonomia degli individui e sul pensiero critico. Molte ostetriche hanno anche sottolineato come spesso durante la gravidanza e il parto si perda persino il buon senso comune. Ma quando ci siamo interrogate su quali azioni concrete intraprendere per creare consapevolezza circa i diritti umani nel parto, ho proposto semplicemente di diffondere il più possibile l’esistenza della Conferenza e il tipo di lavoro costruttivo che è stato svolto da tutti in quella sede. Si è molto parlato della importanza di narrare le storie e il racconto della Conferenza è già di per sé una storia da condividere. La storia di un nutrito gruppo di persone provenienti da tutto il mondo che si sono riunite a Blakenberge il 4 novembre del 2013 per discutere della nascita e dei diritti umani, segno del cambiamento che avanza. E questo è solo l’inizio.

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Questo articolo è stato pubblicato su D&D n. 83 (dicembre 2013), periodico della Scuola Elementale di Arte Ostetrica (Impruneta, FI) - tel. e fax 055 576043 - info@marsupioscuola.it. Altre informazioni su: www.marsupioscuola.it, il sito della SCUOLA ELEMENTALE DI ARTE OSTETRICA 



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