Venerdi, 15/05/2009 - Un tripudio di giovani e giovanissimi, di amanti della scrittura, di curiosi di novità librarie e di appassionati di convegni: una gran festa piena di colore e di animazione ha incorniciato l’inaugurazione della ventiduesima dizione della Fiera internazionale del Libro in corso al Lingotto di Torino fino al 18 maggio.
Il vento della crisi non ha portato scompiglio al Salone annuale. I libri, autorevoli testimoni del tempo, compagni silenziosi e fedeli di chi li apprezza e li ama, non sembrano risentire della depressione. E mantiene la sua ricchezza e la sua vivacità la kermesse torinese che non solo li celebra, ma promuove con il suo messaggio il pluralismo, l’apertura, il dialogo delle culture. Se l’anno scorso Israele è stato il paese ospite, quest’anno è l’Egitto ad essere accolto con il fasto degli allestimenti del Lingotto e delle mostre dei tesori archeologici alla Reggia di Venaria e a Palazzo Bricherasio. Gli incontri fra culture e popoli proposti dal direttore della Fondazione Ernesto Ferrero, che ha dovuto anche misurarsi con sgradevoli e insidiosi momenti di contestazione, permette realmente di intrecciare quei dialoghi spontanei e immediati senza i quali è impossibile avviare più lunghi e laboriosi processi di pace.
“Io, l’altro” sono le parole che dal manifesto della vetrina invitano ognuno di noi, l’io appunto, ad uscire dal guscio per confrontarsi con chi ci attornia e ci affianca nel cammino che il destino ha assegnato, qui e là, adesso e nel futuro. La fiera di Torino indica la possibilità di questi incontro e porge attraverso migliaia di testi di narrativa, storia, letteratura, economia, scienza, saggistica e religione, non solo un’occasione di scoprire e di abbracciare le novità del pensiero scritto, ma di individuare senza suggestioni e intenti politici un anello di congiunzione con le culture del mondo e di capire che il Mediterraneo con le sue sponde, rappresentato quest’anno dal bellissimo e accogliente padiglione della terra delle piramidi, torni ad essere un crogiolo di conoscenza e di ricchezza culturale.
Le cifre porgono verità incoraggianti: 300 mila visitatori lo scorso anno e già la folla del primo giorno ha annunciato un aumento del flusso e un’adesione alla linea colorita dell’incontro fra etnie, culture, religioni diverse è apparsa gradita. Così come sono apparsi assai graditi, data l’affluenza, i primi i dibattiti sui temi più caldi dell’anno, e i primi incontri con le personalità invitate e le occasioni offerti agli editori.
La fondatrice della casa editrice Iperborea, Emilia Lodigiani, che ha scoperto il fascino della letteratura nordica e da vent’anni la porta in Italia, è la madrina della presente edizione. La giovane signora, artefice paziente e intelligente di una piccola struttura quasi artigianale ha avuto in dono dal presidente della Camera Fini, presente all’apertura, un libro d’argento. “Simbolo del coraggio e dell’intraprendenza dei piccoli editori che sono sale, linfa e orgoglio del Lingotto, la piccola e solida casa editrice (presente con uno stand di quattro donne piene di passione e di entusiasmo) ha provato che la lettura è portatrice di democrazia e che i Paesi dove il 90% dei cittadini legge più di 5 libri l’anno hanno espresso la forma più elevata di democrazia, di stato sociale di pari opportunità.
Apertura più brillante non si poteva immaginare: Umberto Eco e Jean-Claude Carrière, narratore, saggista, collaboratore di Buñuel, con il loro dialogo pieno di scintille e di gustose e felicissime parentesi dedicate alla stupidità, hanno introdotto in una sala gremita all’inverosimile la loro recentissima opera “Non sperate di liberavi dei libri” (Bompiani-RCS Libri). Hanno incantato letteralmente i loro discorsi pieni di spirito, di sapienza, di piccoli paradossi intrecciati intorno al libro, che “fatto con la carte di stracci o con il legno” non si potrà mai cancellare come accade con la ruota, il cucchiaio, la penna, le forbici. Con una amabile gara di intelligenza e di arguzia i due autori hanno intrecciato la più incontestabile lode di questo oggetto senza tramonto che si presta al gusto sempre diverso del lettore, che permette ritorni sulle righe, riflessioni, pause, salti, che non impone tempi e ritmi come il cinema e il teatro, che si adatta all’individuo e lo aiuta a costruire la propria immagine e la propria identità.
1400 espositori, 53 nuovi editori, più di 1000 incontri previsti con nomi importanti come Orhan Pamuk, Salman Rushdi, David Grossman, il cinese Yu Hua e altri innumerevoli, eminenti e popolarissimi personaggi italiani e stranieri. Divertimenti e sorprese si susseguono nel “Bookstock Villane”. “Lingua Madre”, uno dei tratti di identità della Fiera, che porta le culture extraeuropee e crea spazi straordinari di conoscenza e di vitalità letteraria, è un progetto che la Regione Piemonte manterrà vivo a attivo tutto l’anno. Qui le donne sono e saranno in gran numero, dall’Armenia alla Georgia, dal Pakistan alla Giordania, dal Libano al Perù, da Cuba all’Albania. E molte di loro scrivono già in un ottimo italiano. Con il loro impegno appassionato e spesso con coraggio ricordano più di tanti autori nella bambagia che il libro, fautore di crescita umana, favorisce la formazione di una società più consapevole e matura.
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