Giovedi, 29/12/2011 - Ogni storia di emigranti è una storia affascinante. L’abbandono della terra che ha dato i natali, della propria casa, delle radici, per andare incontro ad un ignoto denso e carico di speranze, è vissuto da uomini e dalle donne, da sempre, come un evento indimenticabile e denso di significati. È splendido ascoltare (o leggere) queste storie, raccontate con nostalgia e rigore, rassegnazione mista ad orgoglio. Il libro dal titolo “Caramelo”, della scrittrice chicana Sandra Cisneros, è un cuento, un racconto in cui, come i fili del rebozo, il tipico scialle messicano, si intrecciano le storie familiari di tre generazioni. Uscito per la prima volta in Italia nel 2004, pubblicato dalla casa editrice La Nuova Frontiera, riprende una caratteristica del precedente romanzo “La casa di Mango Street”. Anche in questo caso la protagonista, nonché la voce narrante una bambina di undici anni, Lala, che ripercorre, insieme alla nonna paterna, la Nonna Tremenda, chiamata così per via del carattere indomabile, le avventure della famiglia Reyes (alter ego della famiglia Cisneros), prima in Messico e poi negli Stati Uniti, paese di emigrazione di molti messicani. Lala è nata lì, nel paese al di là della frontiera, ma ogni anno, d’estate torna in Messico con la sua numerosa famiglia, in cui abbondano fratelli, zii e cugini. Il paese dove trascorre le vacanze ha un sapore diverso, magico, e si parla una lingua che lei non conosce bene. Nel libro, che l’autrice dedica al padre, i legami familiari sono molto forti, quasi soffocanti e tutti i rapporti vengono vissuti con grande passionalità, oscillando tra i due poli opposti di amore e odio, senza contemplare vie di mezzo. Il fascino del libro, che scorre agilmente, sta nella capacità di narrare una storia molto lunga e densa di personaggi, giocando con il tempo e lo spazio in una maniera magistrale, e costruendo un immaginario vivido e sensoriale dei luoghi che vengono descritti.
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