Intervista di Alessia Mocci ad Ennio Cavalli e Bonifacio Vincenzi per l’uscita di Secolo Donna 2018
La bellezza del mondo narrata in versi, la bellezza dell’antichità giunta in sogno, il non chiedere il proprio nome tanto era lo stupore per la visione del creato. Paola Malavasi aveva appena quarant’anni quando è scomparsa improvvisamente il 18 set
Venerdi, 21/12/2018 - “[…] In sogno un giorno l’ho ricordata. Mi mostrava confini./ “È la nostra antichità”, diceva mia madre, “l’arma che manca./ La bellezza del mondo, la bellezza di altri”./ Voce del primo giorno:/ “Vedi, là, da parte a parte il mare raduna le terre./ Non temere questa discesa dalla potenza alle mie braccia”./ Era dietro di me? E non le chiesi come mi chiamavo?/ Niente dubbi sul mio nome, non ancora./ Ero ciò che sarei stata, un futuro che manca all’eternità.// […]” ‒ “Libro I” ‒ Paola Malavasi
La bellezza del mondo narrata in versi, la bellezza dell’antichità giunta in sogno, il non chiedere il proprio nome tanto era lo stupore per la visione del creato. Paola Malavasi aveva appena quarant’anni quando è scomparsa improvvisamente il 18 settembre 2005 a Venezia.
Lo scrittore Bonifacio Vincenzi e la casa editrice Macabor Editore hanno voluto dedicare alla sua memoria l’edizione del 2018 de “Secolo Donna – Almanacco di poesia italiana al femminile” recentemente divulgato nelle librerie fisiche ed online. La monografia su Paola Malavasi prende avvio con l’introduzione del poeta, giornalista e compagno della vita Ennio Cavalli, seguono gli interventi di Maria Cristina Mannocchi, Maria Grazia Calandrone, Emilia Sirangelo, Valentina Calista, Antonella Anedda, Derek Walcott, Gabriella Sica, Adam Zagajewski e prosegue con una selezione di poesie dell’autrice.
L’almanacco dedica uno spazio a Nadia Campana, scomparsa nel 1985, con la pubblicazione di due inediti conservati nell’archivio personale di Milo De Angelis; presente il ricordo della poetessa calabrese scomparsa nel 2003 Ermelinda Oliva.
Nella Piccola Antologia poetica conosciamo più da vicino poetesse di valore come Maddalena Bergamin, Paola Loreto, Alessandra Paganardi (Nord Italia); Laura Corraducci, Lella De Marchi, Giorgia Spurio (Centro Italia); Elena Bartone, Marisa Papa Ruggiero, Ornella Spagnulo (Sud Italia); Daìta Martinez, Marina Minet, Teresa Zuccaro (Italia insulare). E delle giovanissime nate a partire dagli anni 90 Mariapia L. Crisafulli, Damiana De Gennaro, Chiara Alessandra Piscitelli.
Per la poesia al femminile del resto del mondo si presentano ai lettori italiani poesie di Ana María del Re (Venezuela), Sylvie Fabre G. (Francia), Alla Gorbunova (Russia) con le traduzioni di Marcela Filippi Plaza, Gabriella Serrone e Paolo Galvagni.
Presentare in poche righe una pubblicazione così variegata è pressoché impossibile, “Secolo Donna 2018” è una selezione raffinata di poetesse che sono riuscite ‒ e riescono ‒ ad ascoltare il canto interiore, voce narrante e coro si amalgamano armoniosamente nella tessitura per donarci ciò che hanno visto: un frammento della luce.
A.M.: Salve Bonifacio mi congratulo per la nuova pubblicazione “Secolo Donna 2018”, un almanacco della poesia italiana al femminile. Come nasce l’idea di questo almanacco?
Bonifacio Vincenzi: Era da qualche anno che ci pensavo e come succede spesso ho dovuto affrontare e risolvere alcune perplessità che, in qualche modo, mi frenavano. C’era proprio bisogno di un Almanacco di poesia al femminile in Italia? Era una domanda a cui non sapevo rispondere. O meglio, quello che più temevo, è che mi si accusasse di voler fare della poesia al femminile una sorta di genere, e non era assolutamente il mio intento. Secolo Donna nasce dalla consapevolezza che questo secolo dimostrerà ampiamente il valore delle donne non solo nella poesia ma in tutti i campi. È il loro secolo. La loro grande occasione per ripagarsi di tutti i torti subiti nei secoli passati.
A.M.: L’edizione del 2018 è dedicata alla poetessa, insegnante e giornalista Paola Malavasi ma ritroviamo all’interno anche altre poetesse italiane e straniere. La selezione percorre la via della conclusione della trattativa con l’ombra?
Bonifacio Vincenzi: Trattativa con l’ombra è in realtà è il titolo di una raccolta di poesie di Ennio Cavalli. Un canzoniere d’amore dedicato a Paola, una ribellione costante alla sua assenza. Passano gli anni e questa lunga trattativa non riesce a risolversi. E questo ci fa pensare alla straordinaria persona che è stata Paola. Ma Paola Malavasi è anche una grande poeta. E come scrivo nell’introduzione al volume è giunto il momento di chiudere questa lunga trattativa con l’ombra, iniziare un nuovo rapporto, vivo, intenso, importante e trovarlo nella magica dimensione della sua poesia. L’unica vita possibile per Paola ora è lì nel lieve brivido che danno i suoi versi ad ogni carezza dello sguardo.
A.M.: Ennio la ringrazio per il tempo che ha voluto dedicare all’intervista soprattutto in questi giorni frenetici successivi alla pubblicazione de “Secolo Donna 2018”. L’introduzione, “La perfetta sconosciuta”, è dedicata all’assenza vista ora come Euridice ora come pagine mai scritte o semplicemente come ciò che resta. Ma se ciò che non c’è è ciò che resta, in quale spazio potremo collocare la presenza? E dunque quale spazio dare alla vita ed alla necessità del presente?
Ennio Cavalli: Il mito di Orfeo e Euridice mi ha colpito al punto da rielabolarlo, in pieno attrito con l'oggi, nel poema dal titolo "Orfeo e il Signor Tod" (La Vita Felice 2018). Queste pagine sono il seguito delle poesie per Paola riunite in "Trattativa con l'ombra" (Aragno 2013) e rappresentano un tentativo di uscire dal vortice e oggettivare il tema della perdita, sottraendo dal costrutto, in modo elementare, la fantasia dell'impossibile. Mi chiedo, tra l'altro, cosa sarebbe successo se Euridice fosse tornata in vita, accanto a Orfeo. Sarebbero stati indenni oppure no da litigi, incomprensioni, gelosie, tipiche di un rapporto di coppia borghese? Comunque l'alibi di Orfeo sta nella sua capacità di sognare. Poesia o non poesia, Orfeo si spinge fino alla superficie calpestabile dell'Ade e avvia un patteggiamento seduttivo per la restituzione dell'ostaggio. Tutto questo può avvenire solo in sogno o nel teatro della propria anima. Ma a riportarci coi piedi per terra, ecco il Signor Tod in persona, l'impresario di tutta la baracca. “Der Tod”, in tedesco, significa “Morte”, parola di genere maschile. Per assurdo, il fallimento di Orfeo, la perdita definitiva di Euridice, comporta il ritorno alla vita dello stesso Orfeo, costretto a ridimensionare l'impossibile e a fare i conti con ciò che resta. Orfeo e Euridice, clamorosi amanti, potrebbero ora incarnare due anziani con l'Alzheimer, un bambino col suo cane, una coppia gay, Achille riflesso in Patroclo, Gilgameš sopraffatto da se stesso, una migrante col figlio in braccio, un idraulico finito fuori strada col furgone, un drogato in crisi di astinenza, il muro contro muro di fanatismi religiosi. Quei due potrebbero essere diventati o avere accolto in sé qualcosa di diverso, di lontano (ma non di estraneo), coprendosi le spalle per continuare a indovinarsi. Ogni creatura è un riassunto di metamorfosi. Da lì veniamo: gocce di sudore e di rugiada che l'Eterno si scrolla di dosso. Non a caso la testa mozzata di Orfeo solcherà il fiume continuando a cantare. Niente inceppa il corso delle cose. Mito o non mito, il passato taciturno spennella l'universo con il suo fulgore. E il futuro mostra quanti denti ha ancora in bocca, quanti grilli inesausti per la testa.
A.M.: “Stanotte ho sognato un’altra Isola./ Una catena di canali a specchio con case,/ capanne sotto le capanne e stalle e buchi sotto le colline./ […]” Paola era solita sognare isole? Qual era il vostro rapporto con l’onirico?
Ennio Cavalli: Chi non sogna isole? L'universo è imprendibile anche con le tenaglie dell'inconscio. Ricordo lunghe passeggiate fatte assieme a Paola, per meta il nostro stesso dialogo. Nel fare jogging, parlavamo di Dio e di cosa ci sarebbe andato di mangiare la sera.
A.M.: “Da quando il vento ha smesso di fischiare/ In una stanza sulla strada, lavoro a case di parole./ Non so se le parole hanno già un’ombra./ Ma salgono dal colle battuto dal vento/ che non ha ancora un nome/ e che da oggi vorrei chiamare “colle del canto”.” Essere poeti è possedere innata la sensibilità di ascoltare il canto?
Ennio Cavalli: Essere poeti significa "avere orecchio" per un sacco di cose: umanità, storia, natura, coscienza del proprio tempo e poi i grandi interrogativi che ci fanno uomini (impastati, cioè, di humus). Il poeta non ha formule nascoste o segrete per interpretare tutto ciò. Ha bisogno di esperienza, paragoni, compassione, allegria, infine capacità e perizia per cucire bordi e asimmetrie con l'ago e il filo di una visione originale.
A.M.: “[…] Ferma sulla spiaggia ho visto un giorno le ossa duplicarsi/ e i denti, i muscoli, la carne gonfiata di inconsapevole sapienza./ Le mie braccia erano prati di frumento e subito dopo solitudine./ Ero nella storia comune e sono stata terra, volto, petali/ sparsi in conteggi futili.// […]” Che cos’è l’inconsapevole sapienza?
Ennio Cavalli: Forse è il brivido che ti prende quando hai l'impressione di riconoscere in te una goccia di universo e nel tuo pensiero il respiro del divenire. Perfino la fisicità ha barlumi di assoluto, penso che Paola volesse dire questo.
A.M.: Fra tutte le poetesse citate nell’almanacco ha notato qualche verso che le ha destato interesse?
Ennio Cavalli: Ho appena ricevuto il libro e mi fermo alla prima delle poetesse presenti nell'antologia, Nadia Campana. Mi colpisce la "nudità" felliniana di questi versi: "I mangiatori di fuoco ballano verdi/ sulle colline e si incarnano dalla bocca/ che getta scintille staccano capogiri/ e ricordi come stelle". Ecco, la vera poesia dovrebbe riuscire a "staccare capogiri" dalla testa di chi la legge.
A.M.: Sono in programma presentazioni de “Secolo Donna 2018” per la chiusura dell’anno oppure saranno rinviate al 2019?
Bonifacio Vincenzi: La serie di presentazioni, come consuetudine, partirà all’inizio del 2019. Mi piacerebbe iniziare da Bracciano, in provincia di Roma con una prima presentazione al Liceo Ignazio Vian, dove Paola ha insegnato. Subito dopo le feste contatterò la dirigente e spero di ottenere delle risposte positive. Poi cercheremo di andare in più posti possibili. L’anno scorso le richieste sono state tante ed era, obiettivamente, impossibile rispondere a tutte. Il criterio di scelta che usiamo è quello dell’entusiasmo. Se notiamo grande entusiasmo e grande amore verso la poesia da parte di chi organizza noi faremo di tutto per fissare una data ed esserci.
A.M.: Mi piacerebbe chiudere con una citazione...
Bonifacio Vincenzi: “L’azione è la più ampia porta del riscatto. Essa soltanto può dare risposta alle domande del cuore.” ‒ Nikos Kazantzakis
Ennio Cavalli: Per tornare all'"inconsapevole sapienza" dei versi di Paola Malavasi, mi piacerebbe citare, a conclusione, la magnifica matrice di Walt Whitman: "Mi accorgo di incorporare gneiss, carbone, muschio dalla lunga fibra, frutti, grano, radici commestibili. E sono tutto stuccato con quadrupedi e uccelli". Un grande panegirico sulla Natura in poche righe. Qui si saldano mondo minerale, vegetale, animale e quinta dimensione. Qui c'è lo zampino di quel gran provolone del dio Pan. Occhio a Foglie d'erba. A volte sono cavi d'acciaio.
A.M.: Bonifacio ed Ennio vi ringrazio nuovamente per la disponibilità e vi saluto con le parole del poeta, pittore ed aforista libanese Khalil Gibran: “Il maestro se egli davvero è saggio non vi invita ad entrare nella casa della sua sapienza, ma vi guida sulla soglia della vostra mente.”
Written by Alessia Mocci
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