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Intervista di Alessia Mocci a Rosario Tomarchio: vi presentiamo Al tuo cuore con la poesia

Intervista di Alessia Mocci a Rosario Tomarchio: vi presentiamo Al tuo cuore con la poesia

La raccolta è dedicata al cuore dello stesso autore, ogni verso nasce dal profondo amore verso le persone care: ai genitori (al padre, l’uomo del silenzio; alla madre, la donna della vita), ai pochi e veri amici che una persona conta sulle dita della m

Martedi, 05/02/2019 - “Quante volte mi ritrovo con il cuore affranto,/ con le lacrime che disegnano curve sul viso./ Quante volte mi ritrovo in un angolo del mondo,/ a rileggere lo stesso libro/ che racconta la mia vita/ tra poche gioie e tanti dolori./ Quante volte mi ritrovo sotto questo cielo,/ a guardare le stelle/ sperando ancora di poter colorare i sogni./ […]” ‒ “Dedicata a tutti i cani che ci fanno compagnia”

“Al tuo cuore con la poesia” è una breve raccolta poetica dell’autore siciliano Rosario Tomarchio. L’autore conta di numerose pubblicazioni sia poetiche come “La musica del silenzio” (Statale 11, 2010), “Storia d’amore” (Aletti editore, 2012), “Ricordi di poesie” (Rupe Mutevole Edizioni, 2013), “Cielo” (Rupe Mutevole Edizioni, 2014) sia brevissimi saggi come “Il mito della semplicità”, “In cammino”, “Dalla grotta al tempio”, “In viaggio per incontrare Gesù”.

La raccolta è dedicata al cuore dello stesso autore, ogni verso nasce dal profondo amore verso le persone care: ai genitori (al padre, l’uomo del silenzio; alla madre, la donna della vita), ai pochi e veri amici che una persona conta sulle dita della mano, ad una relazione con una donna del passato, alla nonna Vincenza scomparsa molti anni fa, alla lettura dei Vangeli che sin da giovane hanno popolato la sua mente, agli animali che rendono la vita meno solitaria.

Il versificare è semplice, le parole sono immediate. Percorrono immagini care a Rosario e che si dipanano tra ricordi e presente in una continua esortazione all’amore.

A.M.: Ciao Rosario, ormai sono anni che ci conosciamo e che promuoviamo lettura e scrittura di grandissimi nomi della letteratura e di emergenti. Come prima domanda ho pensato ad una piccola provocazione: secondo te quando si esce dal confine di emergente?

Rosario Tomarchio: Ciao Alessia, grazie del tempo che mi dedichi. Questa è una bella domanda tosta alla quale rispondo con molto piacere. Fino a qualche anno fa, le case editrici facevano tre distinzioni: esordienti, emergenti e scrittori affermati. Per scrittore emergente viene nominato tale l’autore che già ha iniziato a muovere i primi passi nel campo della letteratura ad esempio con le raccolte di autori vari e maturata tale esperienza decide di avventurarsi nella pubblicazione di un libro. Pubblicare con autori vari o in antologie lo consiglio sempre sia all’inizio di una probabile carriera di scrittore e sia quando finalmente ci si è fatti il così detto nome. Il passaggio da emergente a scrittore affermato si può valutare in diversi modi. Un buon indizio per valutare questo passaggio è il numero di copie vendute. Tuttavia questo è relativo, in quanto una persona famosa e conosciuta dal pubblico ottiene un numero di copie vendute anche con il suo primo libro pubblicato. Una buona recensione di un libro può favorire questo passaggio in quanto un articolo pubblicato in una rivista letteraria come ad esempio Oubliette Magazine permette un autore di raggiungere un più vasto numero di lettori e soprattutto di raggiungere i veri critici letterari. Sfortunatamente, ogni giorno sorgono da ogni parte critici letterari senza arte e né parte e questo crea un forte danno alla letteratura emergente. Fortunatamente in questo mondo esistono gente professionale come te che sa leggere e valutare un libro nel modo gusto. Ecco far leggere la propria opera a un pubblico di veri critici letterari è il vero passaggio da scrittore emergente a scrittore affermato. Io personalmente punto a raggiungere un numero crescente di lettori critici delle mie opere. Ti confesso che molto umilmente sto raggiungendo questo obbiettivo. Poi se arriva il boom di copie vendute ben venga. Come tu ben sai ho iniziato a pubblicare nel 2010 e da quell’anno non mi sono più fermato. Questo mi ha permesso di fare un percorso e maturare. Il momento che mi ripaga di più è vedere l’emozione negli occhi della gente o sentirmi fermare per strada da persone che hanno letto le mie opere e sentirmi dire: “mi hai commosso”.

A.M.: Se prendi in considerazione tutte le raccolte poetiche che hai pubblicato, quale ti ha dato maggiore soddisfazione e perché?

Rosario Tomarchio: Sinceramente sono legato a tutte le raccolte poetiche perché in ogni raccolta c’è un pezzetto del mio cuore legato a una persona cara. Forse sono più legato a “Ricordi di poesia” perché traccia un confine da semplice esercitazione a inizio di maturazione delle liriche. In particolare sono legato alla poesia dal titolo “Ricordi”. Con questa poesia per la prima volta ho trascritto in versi due tragedie.

A.M.: I primi versi della lirica “Vorrei essere una fontana” recitano “Vorrei essere una fontana/ che dona allegramente acqua/ a tutti gli anziani al riparo dalle calde ore”. La fontana di cui parli esiste nella realtà oppure è un’espediente letterario?

Rosario Tomarchio: Sì esiste e precisamente si trova a Catania in piazza principessa Iolanda. Questa piazza con questa fontana è molto cara a me. Ti spiego: questa piazza e la fontana sono come un monitor della realtà. Oggi viviamo in modo artificiale dove basta un clic per essere collegati in ogni parte del mondo e separati dal mondo. Il mondo non ci conosce, non conosce i nostri sentimenti, le nostre fragilità e le nostre emozioni. Invece in quella piazza, con quella fontana, incontro il mondo perché lì si incontrano mamme e nonni che portano i propri figli e nipoti a giocare (mi ritornano in mente i giochi di quando ero ragazzo), si incontrano le persone anziane che raccontano il loro passato e progettano sogni per il futuro e inoltre lì è facile trovare qualche senza tetto che frequenta quel luogo per riposarsi e rinfrescarsi un po’. Quindi come vedi è veramente un monitor della realtà. Il giorno in cui ho composto questa poesia avevo passato la giornata con un caro amico di Catania e ho scritto la poesia come messaggio che ho inviato a una mia cara amica che in questo momento vive a Roma. Come vedi per me l’amicizia è fondamentale come l’acqua della fontana. Nel momento in cui ho composto la poesia “Vorrei essere una fontana” avevo in mente la fontana artistica dove attorno ad essa si ritrovano le persone per raccontare e sognare a occhi aperti, la fontana dove prendere acqua specialmente nei giorni di caldo intenso di Catania e infine la fontana come sorgente di sapienza e cultura rappresentata dalla saggezza degli anziani.

A.M.: Catania (e la Sicilia in generale) è parte integrante delle tue pubblicazioni, i colori ed i tremori dell’Etna, la terra baciata dal Sole, lo sguardo che si perde nel blu del mare. Perché l’uomo ha bisogno di scrivere in versi la meraviglia in cui vive?

Rosario Tomarchio: Per me Catania è la città eterna, d’una terna bellezza. Tutto quello che di bello l’uomo ha creato con le sue mani lo troviamo a Catania. Prendi per esempio i bellissimi palazzi nobiliari che si trovano nel centro storico, quasi stanno lì a testimonianza delle capacità artistiche degli artigiani e artisti che hanno realizzato tali edifici. Peccato che a volte Catania è invivibile per lo straordinario dal mio punto di vista o ordinario secondo altri transiti di Catania e per questo motivo preferisco e amo il mio paese. Come tu ben sai io vivo a Piedimonte Etneo e ne approfitto per rinnovare l’invito. Piedimonte Etneo è un piccolo paese ai piedi dell’Etna famoso per le sue sorgenti d’acqua tanto che una frazione del paese prende il nome Presa per la presa d’acqua presente nel territorio e ancora Vena per una vena d’acqua sgorgata per un evento quasi soprannaturale o miracoloso. Il mio paese è anche vicino al mare che tanto mi è di conforto tanto da chiedergli poeticamente: “pure tu ti agiti per la lontananza per poi ritornare calmo”. Lo amo soprattutto d’inverno. L’uomo ha quasi necessita di scrivere in versi le meraviglie del creato in cui vive per dire grazie alle creature di cui si circonda e per le generosità dei doni che riceve dalla natura. A tal proposito mi viene in mente una poesia che fa parte della raccolta “Cielo” dal titolo “Al chiaro di luna” nella quale, come i poeti antichi a me cari, dialogo con la Luna e le pongo una domanda: “O cara luna cosa ci fai in cielo tutta sola? E io qui tutto solo?”.

A.M.: Nella lirica “La donna della vita” scrivi: “Mamma non piangere più/ sono quel pazzo di tuo figlio/ il pazzerello del tuo cuore”. Qual è il tuo rapporto con la famiglia?

Rosario Tomarchio: Con questa domanda, cara Alessia faccio promozione di me perché un po’ per necessità ho dovuto imparare da mia mamma a cucinare e a fare tutte le attività domestiche e anche per necessità ho imparato un po’ a fare l’infermiere. Praticamente sono un uomo da sposare. Battute a parte ora ti spiego perché parlo di necessità. La necessità è venuta con le varie malattie che hanno colpito mia nonna Vincenza che ha vissuto con noi per un buon numero di anni. A mia nonna Vincenza ho dedicato due poesie di cui una è presente proprio in questa mia ultima opera letteraria. “Mamma non piangere più/ sono quel pazzo di tuo figlio/ sono il pazzerello del tuo cuore”. Come quasi tutti da giovane ho avuto un carattere difficile e spesso in contrasto con quello di mia mamma. Con il verso “il pazzerello del tuo cuore” ho preso in prestito questa frase da San Gerardo che rivolgeva queste parole a Gesù presente nel Sacramento. Il mio paese è molto legato alla figura di questo santo ed infatti nel territorio di Piedimonte si trova il secondo santuario dedicato al Santo. Tornando al discorso della famiglia, dopo mia mamma, la persona più importante è mio padre. Mio padre con molto orgoglio ogni volta che viene a una presentazione dei miei libri dice a tutti “quello è mio figlio”. Anche a mio padre ho dedicato qualche verso.

A.M.: Ora ti chiedo tre nomi. Un autore siciliano, uno italiano ed uno internazionale.

Rosario Tomarchio: Andrea Camilleri, Gabriele D’Annunzio, Agatha Christie.

A.M.: Il 7 gennaio è stato pubblicato il bando di partecipazione per uno speciale contest con partecipazione gratuita denominato come la tua silloge. Visto che siamo in chiusura di adesione che cosa vuoi dire ai partecipanti?

Rosario Tomarchio: Il contest è sempre una buona occasione per mettersi in gioco e confrontarsi con altri autori. Auguri e buona fortuna a tutti i partecipanti!

A.M.: Stai già pensando alla pubblicazione di una nuova raccolta? Puoi anticiparci qualcosa?

Rosario Tomarchio: Sì sto lavorando a una nuova raccolta e al momento non ti posso anticipare niente. Tuttavia posso dirti che nella mia testa c’è spazio anche alla narrativa e l’idea mi è venuta proprio parlando con te e il protagonista sarà proprio il mio paese.

A.M.: Salutaci con una citazione…

Rosario Tomarchio: “Gli uomini sono come il vino:/ non tutti i vini invecchiano;/ alcuni inacidiscono”. ‒ Eugenio Montale

A.M.: Rosario ti ringrazio per il tempo che hai dedicato a questa intervista. Invito i lettori a partecipare al Contest “Al tuo cuore con la poesia” e saluto con le parole dell’iscrizione presente a Catania sulla porta Ferdinandea (oggi intitolata porta Garibaldi), un arco costruito nel 1768 e che recita: “Melior de cinere surgo” (“Rinasco dalle ceneri ancor più bella”).

Written by Alessia Mocci

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