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Intervista di Alessia Mocci a Diana Cesaroni ed al suo Dolcedura, Rupe Mutevole Edizioni

Intervista di Alessia Mocci a Diana Cesaroni ed al suo Dolcedura, Rupe Mutevole Edizioni

Un’autrice che spiega il suo esser Poeta nel 2012 con due liriche fresche e pregne di rimandi alle figure della poesia, perché non è facile definire ciò che si è in poche righe, la maggior parte delle volte basta uno sguardo

Giovedi, 02/02/2012 - “Dolcedura”, edito nel gennaio 2012 dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni per la collana editoriale “La Quiete e l’Inquietudine”, è una raccolta poetica di Diana Cesaroni. Un’autrice dal tono inquieto, elegante e forte al medesimo tempo. Un’autrice che spiega il suo esser Poeta nel 2012 con due liriche fresche e pregne di rimandi alle figure della poesia, perché non è facile definire ciò che si è in poche righe, la maggior parte delle volte basta uno sguardo per comprendere.

Dalla prefazione di Silvia Denti: “La scrittura femminile è qui evidenziata dalla percezione delle cose in maniera sottile e molto rilevante, sempre idealizzante, pregna di fili invisibili ma saldi, perle preziose che sostengono tutta la poetica di Diana Cesaroni, sicuramente inquieta, dalle tonalità forti e nel contempo eleganti, che fanno presa immediata sul lettore, cariche di sfumature rare, riconducibili tutte a una sana rabbia che si fa strada tra le insenature dei concetti […]”.



Diana Cesaroni è stata molto disponibile nel rispondere ad alcune domande sulla suo essere intimo e sulla sua recente pubblicazione. Buona lettura!





A.M.: Cosa significa essere un Poeta nel 2012?



Diana Cesaroni: Questa è davvero una domanda a cui è difficile rispondere. O, almeno, è difficile definire un concetto di poesia che possa rappresentare tutti i poeti contemporanei, dare cioè un concetto generale, qualcosa che specifichi in una sola definizione la poesia del 2012. Intanto io non so se posso definirmi una poetessa. Come si definisce ciò che è poesia? E cambia la poesia di anno in anno? Certamente cambia la forma, ma penso che i contenuti siano poi gli stessi, la poesia è tale se riesce ad esprimere concetti e sensazioni che sono sempre validi, anche se letti a distanza di tempo: l’amore, la morte, il senso della vita, gli aspetti sociali, il disagio e la gioia di vivere… Credo di poter però rispondere dicendo perché scrivo io. L’ho sempre fatto, anche da ragazzina, ma buttavo via tutto, niente mi sembrava scritto abbastanza bene da essere conservato. Poi l’anno scorso ho visto la morte in faccia, per davvero. Sono stata operata due volte alla testa a causa di un meningioma non benigno e sembrava che non fosse possibile che ce la facessi nemmeno a superare la prima operazione. Ecco: quando non sai nemmeno se arriverai alla mattina dopo, tutto cambia. Tutto diventa allo stesso tempo assoluto e relativo. E quando sono uscita dall’ospedale, non ho più buttato via quello che scrivevo (e che continuo a scrivere). Anzi, ho cominciato a condividerlo. E ho continuato a farlo quando mi sono accorta che molte persone si riconoscevano nelle mie “poesie”. In tanti mi scrivono, ora, anche su facebook, perché esprimo quello che loro non riescono a fare e che mantengono segreto. Mi riferisco in modo particolare alla malattia: il cancro. Alcuni hanno paura anche soltanto a scrivere o a sentire pronunciare questa parola. E molti di quelli che ce l’hanno o l’hanno avuto non ne parlano, come se fosse una vergogna o una colpa. Beh, non lo è. E io ho cercato non soltanto di elaborarlo e combatterlo anche attraverso la scrittura (e funziona…) ma soprattutto di esprimere senza mezze misure quello che significa “essere malati” e quanto ti può arricchire una esperienza così forte, così estrema e dolorosa, ma nello stesso tempo assolutamente formativa. Spesso ci si perde dietro a tante sciocchezze, senza capire le priorità della vita, io ora vivo davvero come se ogni giorno potesse essere l’ultimo. Perché so che è così.

Comunque, per rispondere a questa domanda, forse è meglio che lasci parlare due poesie, che ho scritto recentemente.



“Senza senso”



Strappare il verso dalla carne/ a brandelli/ senza pensare a rima a metrica/ a metafore da ribalta/ Non volere per forza stupire/ sbalordire con assonanze/ od ossimori/ spaccando gli schemi/ già noti/ Assorbire anidride carbonica/ e rigettare un ossigeno/ asmatico/ Diventare ampolla d’ogni pensiero/ di morte feroce/ o incandescente di vita./ Lasciare a terra/ un’affannata fusione di fame/ erba stopposa e sangue/ Lanciare più in alto dei cieli/ tra dei fetenti/ la tua impotenza a capire davvero/ alcunché./ Essere noiosi ripetitori/ di un nulla senza senso/ ma riportarlo stupefatto/ sconcertandoci da soli.





“1 gennaio 2012”



Niente di nuovo in un numero che diventa diverso/ a cui diamo un senso per un’illogica convenzione/ Come ogni altro giorno sento un tenero e perverso/ essere che cresce nella testa con penetrante intenzione/ Un essere in testa che non è un pensiero od un verso/ È un vecchio nemico che guida ogni mia azione/ diventato alleato di un apparire più limpido e terso

/ in cui spurga e pulsa ogni gravida suggestione/ quasi sostitutiva di qualcosa che infine si è perso/ non è commozione e nemmeno emozione/ ma ha cambiato il percepire dell’intero universo// Lo sento crescere e non so più se fermarlo/ o lasciarlo lì ad essere del mio esistere il tarlo.





A.M.: Ci sono dei poeti che ammiri e che leggi regolarmente?



Diana Cesaroni: Io leggo moltissimo, sin da quando ero bambina e sono davvero tanti i poeti che amo e che leggo e rileggo. Non posso certo citarli tutti, ne verrebbe fuori un elenco troppo lungo, mi toccherà allora (purtroppo) sceglierne alcuni. Mi piace moltissimo Borges, in particolare la raccolta intitolata “La cifra”. Leggo spesso Montale e Ungaretti. Trovo bellissima la raccolta “Poesie della consumazione” di Vicente Aleixandre, un grande poeta stranamente troppo poco conosciuto, dato che ha anche vinto il Nobel per la letteratura nel 1977. Mi piacciono molto le poesie di Gioconda Belli, una poetessa nicaraguense, che si esprime in modo passionale, idealista, combattivo, mi ritrovo molto in alcune poesie che ha scritto. E poi amo Leopardi, i lirici greci, Cummings, Pessoa, Pavese, Campana, Alda Merini (soprattutto le prime raccolte), Baudelaire e molti altri.





A.M.: La tua raccolta ha un titolo che presenta una contrapposizione “Dolcedura”. Come mai questa scelta?



Diana Cesaroni: Il titolo è lo stesso di una delle poesie contenute nel libro. “Dolcedura” e così sono io, nel mio modo di essere, nell’affrontare la vita e le ingiustizie. Come diceva una grande persona, che ammiro molto: “Bisogna saper essere duri senza mai perdere la tenerezza” (Che Guevara). Ecco, la penso anche io così. Credo che leggendo la poesia si capisca bene cosa intendo.





A.M.: Nel tuo immaginario: qual è la città nella quale andresti a vivere per poterti dedicare tutto il giorno ai versi?



Diana Cesaroni: Per la verità io mi immagino di continuare a scrivere qui, a Bologna, dove sono. C’è una bellissima poesia di Borges che esprime quello che penso “Nostalgia del presente”. Ecco, io sto bene dove sono adesso, in questo presente. Se devo però immaginarmi a scrivere in un’altra città, allora sicuramente una città di mare, anzi, un posto di mare lontano dalla città, magari in Sicilia o in un’isola greca, escludendo quelle particolarmente turistiche.





A.M.: Il tuo è uno scrivere inquieto e con sfumature di rabbia, riusciresti mai a dedicarti alla prosa?



Diana Cesaroni: Sono sicuramente una persona inquieta, con tanti dubbi, che non crede alle verità assolute e che cerca di allontanarsi da tutto ciò che è dato per scontato, dai dogmi, dalle superstizioni. Ma non sono rabbiosa, forse a volte un po’ aggressiva, quando mi sembra che i miei diritti o quelli di altri siano calpestati. Alla prosa mi sono già avvicinata, ci sto lavorando e mi piace scrivere anche in prosa. Avrei però bisogno di più tempo, scrivo molte volte la stessa frase, non sono mai convinta del tutto di quello che sto cercando di esprimere. Vedremo, per carattere sono una che non si arrende facilmente.





A.M.: Secondo te, qual è il target di lettori che acquisteranno “Dolcedura”?



Diana Cesaroni: Sinceramente a questa domanda faccio fatica a rispondere. Penso che “Dolcedura” possa interessare a chiunque (al di là dell’età, dello status sociale e/o culturale) ami la poesia, una poesia un po’ diversa, che affronta la morte (e non solo), che parla di paura, di coraggio e di passione, anche nell’affrontare la malattia.





A.M.: Ritieni che il booktrailer sia un ottimo strumento per pubblicizzare il proprio libro?



Diana Cesaroni: Non ho visto molti videolibri, a me piacciono i libri in carta… In questo sono un po’ “tradizionalista”, però sicuramente sarà sempre più utile la pubblicizzazione con le nuove forme che stanno prendendo piede: l’informazione virtuale e anche quella per immagini.





A.M.: Come ti trovi con la casa editrice Rupe Mutevole Edizioni? La consiglieresti?



Diana Cesaroni: Sì, certamente. Le persone della casa editrice che mi hanno seguito in questo “percorso” sono state disponibili e hanno cercato di capire le mie esigenze… Del resto io pretendo molto, da me stessa e dagli altri. Il problema, per un esordiente, è soprattutto quello di farsi conoscere: dalle librerie, dalle persone al di fuori della propria cerchia di amici, da un “pubblico” più vasto. Spero che “Dolcedura” sia soltanto la mia prima raccolta e che abbia un seguito, come scrive Silvia Denti nella Prefazione del libro, credo che continuando a scrivere sto piano piano acquisendo uno stile sempre più personale.





A.M.: Hai già in programma qualche presentazione per “Dolcedura”? Ci puoi svelare qualcosa?



Diana Cesaroni: Cara Alessia, ti posso dire che già nell’estate del 2011, in previsione dell’uscita del libro, ho presentato, attraverso la lettura di una mia amica attrice, Laura Grossi, alcune poesie del libro alla Proloco di CasaForlai (vicino a Porretta Terme). Ora ho in programma diverse iniziative. Dovrei fare una presentazione verso il mese di aprile in una biblioteca di Bologna, dove quasi sicuramente leggerà i miei versi ancora Laura. Fra qualche mese poi dovrei anche fare un’altra presentazione a Lecce, in un Circolo culturale e sto organizzando anche altri eventi. Ma di tutto questo vi darò notizie più precise non appena i progetti saranno maggiormente definiti.





A.M.: Diana, ti ringrazio per le tue toccanti parole e ti auguro un anno ricco di serenità “dolcedura”.



Notizie su Rupe Mutevole:

http://oubliettemagazine.com/2011/05/04/presentazione-della-casa-editrice-rupe-mutevole-edizioni/



Lascio link utili per visitare il sito della casa editrice e per ordinare il libro.

http://www.rupemutevoleedizioni.com/

http://www.reteimprese.it/rupemutevoleedizioni

http://www.facebook.com/pages/Ufficio-Stampa-Rupe-Mutevole/126491397396993



Alessia Mocci

Responsabile Ufficio Stampa Rupe Mutevole Edizioni



Fonte:

http://oubliettemagazine.com/2012/02/02/intervista-di-alessia-mocci-a-diana-cesaroni-ed-al-suo-dolcedura-rupe-mutevole-edizioni/

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