Intervista di Alessia Mocci a Beppe Quintini ed al suo Voci soffocate, Watson Edizioni
Beppe Quintini è al suo primo romanzo. “Voci soffocate” è un thriller di quasi 500 pagine edito nel 2011 dalla casa editrice Watson Edizioni, giunto dopo soli due mesi alla seconda ristampa.
Mercoledi, 05/10/2011 - “La mano si strinse forte attorno all’impugnatura umida della pistola e il viso si tirò, eliminando le rughe in una frazione di secondo.
Una chiave fu fatta entrare nella serratura.
Il respiro si fece pesante e le gambe iniziarono a tremare come due rami rinsecchiti conficcati.”
Beppe Quintini è al suo primo romanzo. “Voci soffocate” è un thriller di quasi 500 pagine edito nel 2011 dalla casa editrice Watson Edizioni, giunto dopo soli due mesi alla seconda ristampa. Un romanzo accattivante pieno di colpi di scena nel quale i personaggi presentati sono potenziali vittime di un uomo (denominato l’individuo) che vuole vendetta, le ragioni dell’assassino non vengono palesate e la suspense aumenta con la comprensione degli indizi lasciati dall’individuo. A contrastarlo due agenti: Bruni e Novari.
Beppe Quintini è stato molto disponibile nel rispondere ad alcune domande sulla sua vita personale e su “Voci soffocate”. Buona lettura!
A.M.: Un ingegnere che si cimenta nel romanzo. Com’è nata?
Beppe Quintini: L’idea di scrivere è nata diversi anni fa. Non tanto per la necessità ed il bisogno di scrivere, quanto per il desiderio di vedere pubblicata una storia che avevo in mente da tempo e che, secondo me, valeva la pena di essere portata alla luce. Per quanto riguarda la mia formazione professionale e didattica, quella da ingegnere appunto, mi è stata utile solo ed esclusivamente per il fatto che, grazie a due anni vissuti in Trentino come progettista, ho potuto conoscere abbastanza bene la realtà territoriale che è diventata l’ambientazione principale di “Voci Soffocate”. Non ho problemi a dire che la “vita da ingegnere” non calza molto bene a Beppe Quintini. Ultimamente l’ho conosciuto un pochettino meglio e mi sembra di aver capito che adori creare, inventare e stupire. Suppongo che con una relazione di calcolo si faccia fatica ad arrivare a tanto! A meno di esigenze primarie, credo che il progettista, almeno per il momento, possa farsi da parte.
A.M.: “Voci soffocate” è la tua prima pubblicazione. Oggi, cambieresti qualcosa del romanzo?
Beppe Quintini: Certo! Sarei ipocrita se dicessi che tutto è perfetto e “Voci soffocate” sia il miglior libro che avrei potuto scrivere. A distanza di qualche mese dalla pubblicazione abbiamo raccolto tantissimi commenti e segnalazione su qualche errore trovato. Grazie al cielo il libro è piaciuto parecchio, tanto da poterlo mandare in ristampa. Ad esempio, nella seconda edizione, gli errori di battitura sono stati corretti e il testo è migliorato. Nonostante questo, il cambiamento sostanziale che avrei voluto fare riguarda la parte iniziale del thriller; oggi la ritengo troppo descrittiva e mi rendo conto che al lettore critico e poco paziente potrebbe suggerire un giudizio precipitoso. Per essere concreti, le prime 40 pagine non rendono onore a ciò che il lettore poi incontrerà nelle restanti 430, ovvero un crescendo di intrighi, colpi di scena e i cocci di una storia da ricomporre.
A.M.: Quali sono gli scrittori che ti hanno influenzato maggiormente nella stesura?
Beppe Quintini: Voglio essere sincero da subito: non sono un gran lettore!
Quindi non ho subito influenze di alcun genere, credo. Le poche decine di libri che ho letto sono comunque thriller, di autori come Connelly, Deaver, Faletti, Koontz e qualche novità che mi capitava di notare sugli scaffali delle librerie, tipo “il suggeritore” di Carrisi o “la biblioteca dei morti” di Cooper.
A.M.: Ci sono parti autobiografiche all’interno del romanzo?
Beppe Quintini: Sono convinto che tutto ciò che scriviamo (o facciamo) sia frutto di conoscenze ed esperienze vissute. Quindi sono certo che in “Voci Soffocate” ci sia qualcosa che respiro ogni giorno. I personaggi, seppur inventati di sana pianta, portano, chi più chi meno, caratteristiche che sono palpabili nella mia cerchia di conoscenze. Ma nessuno dei personaggi è la fotocopia, e nemmeno la caricatura, di nessuno dei miei conoscenti. Ho sempre cercato di dar vita a uomini e donne che fossero credibili ma, nello stesso tempo, mai indifferenti al lettore. Qualcuno doveva esserci amico, qualcuno dovevamo odiarlo e qualcun altro stimarlo o compatirlo. Ma tutti dovevano risucchiare il lettore nella storia, generando emozioni e sensazioni.
A.M.: Qual è, secondo te, il personaggio più amato dal pubblico dei lettori?
Beppe Quintini: Presumo che per gli uomini sia Mathias Novari e per le donne Marina Bruni. Sono eroi anti-hollywoodiani (è una citazione da una recensione de “l’Adige” che mi piace parecchio), con problemi e situazioni difficili, come possono essere per la maggior parte delle persone che non vivono la propria vita in modo sereno per diversi motivi. Certamente non sono supereroi che sfidano mostri ne tantomeno agenti FBI che saltano in aria sotto chilogrammi ci esplosivo e si rialzano in piedi spolverandosi la giacca da sartoria, e senza nemmeno un graffio!
A.M.: Qual è il target di lettori che potrebbero interessarsi a “Voci soffocate”?
Beppe Quintini: Io spero sia un pubblico vasto di lettori. Oltre agli amanti del genere “thriller”, mi auguro che possa piacere anche ad un’altra “utenza”. Mi è capitato di essere fermato da una persona sentendomi dire che il mio libro era il primo thriller che avesse mai letto. Prima di salutarci mi ha detto anche che non sarebbe stato l’ultimo. Quindi aspetto che mi ringrazino autori di gialli ai quali ho regalato un altro possibile acquirente per i loro libri.
A.M.: Hai già presentato il libro?
Beppe Quintini: Il libro è stato presentato in anteprima al salone del libro di Torino, a maggio di quest’anno. La ricordo come una bellissima esperienza, anche se l’affluenza del pubblico interessato era molto bassa (circa una ventina di persone).
Un’altra, purtroppo mal riuscita, è stata fatta presso la Feltrinelli di Mantova. Di questa non ho praticamente ricordi…o forse li ho cancellati.
L’ultima, in ordine di tempo, è stata fatta presso il Suisse Bar a Madonna di Campiglio. Ci tenevo parecchio, per cui ho organizzato personalmente la manifestazione e sono stato entusiasta per il riscontro avuto. Desidero approfittare dell’occasione per ringraziare ancora Emilio del Suisse, per la disponibilità e cordialità con cui ha accolto me ed i miei amici. Nello specifico abbiamo organizzato un incontro-aperitivo nel quale chiunque fosse stato interessato poteva presentarsi per avere informazioni, conoscerci e scambiare due parole. Impressionante e sorprendente che chiunque entrasse nel locale avesse in mano il mio libro per farselo autografare. Indimenticabile.
A.M.: Qual è l’ultimo libro che hai letto? E l’ultimo film visto?
Beppe Quintini: L’ultimo libro che ho letto è stato “Il poeta” di Connelly, consigliato da un amico lettore. Mentre l’ultimo film visto al cinema è stato: “Come uccidere il capo e vivere felici” . Chi conosce la mia situazione lavorativa potrebbe sorridere, ma giuro che non c'è alcun riferimento al mio ex datore di lavoro. Lo so che detto da un ragazzo che ha appena pubblicato un thriller piuttosto violento fa ancora più ridere, tuttavia vi assicuro che non ne sarei capace. Ed il motivo non è certo la stima che provo per lui!
Tornando al film, probabilmente, ne vedrò un altro prima che l’intervista venga pubblicata. Anzi ne vedrò altri tre: La trilogia di Ritorno al futuro. Grande Giove!
A.M.: Cosa ne pensi della pubblicità tramite booktrailer?
Beppe Quintini: Penso che sia una cosa utile. Innanzitutto il booktrailer dev’essere ben fatto ma non è sufficiente. Quello che conta è trovare un modo perché la gente possa essere indirizzata a guardarlo. Quindi la pubblicità non sta nel booktrailer ma sta nello step precedente, quello promozionale. Prima bisogna riuscire ad incanalare il pubblico alla visione del trailer che dev’essere intrigante, deve saper creare le giuste aspettative e deve incuriosire. Il nostro lo si può vedere cliccando qui: http://www.youtube.com/watch?v=2QeddsBN8xE
A.M.: Come ti trovi con la Watson Edizioni? La consiglieresti?
Beppe Quintini: Con la Watson mi trovo bene. Insieme all’editore sono riuscito a creare un prodotto che è andato oltre lo standard per una piccola casa editrice (non oltre le aspettative. Quelle sono ancora da raggiungere!). Sono stato felice perché ho potuto sempre intervenire attivamente sulle scelte della casa editrice, dalla scelta della copertina all’impaginazione, dalle idee promozionali alla loro realizzazione. La cordialità e la disponibilità sono doti che sto apprezzando tuttora.
Purtroppo esistono regole non scritte che tormentano e rendono difficile la vita per una piccola casa editrice e, di conseguenza, per l’autore che ha aspettative un attimino più ambiziose. Si tratta non solo delle risorse economiche limitate, ma anche di problemi dovuti alla considerazione che il sistema editoriale ha nei confronto della Watson e di altre piccole case editrici. Difficoltà a farsi accettare da un distributore, difficoltà a fare arrivare il libro nelle librerie, difficoltà a farsi recensire il libro (senza voler pagare il recensore!) e altri problemi noiosi e discriminanti.
Se la consiglierei?
In linea di massima direi che un autore esordiente è difficile che trovi di meglio. Se invece si spera in risultati grandiosi…allora attendete la chiamata della Longanesi, Newton, Piemme, Mondadori ecc. ecc.
A.M.: Attualmente stai scrivendo un nuovo romanzo?
Beppe Quintini: Non ho ancora iniziato a scrivere altro ma ho in mente un’altra idea che mi sembra molto valida. Inizierò a scrivere solo quando sarò sicuro che la nuova storia non avrà niente da invidiare a “Voci Soffocate”. Posso solo anticipare che mi prenderò una settimana per visitare i luoghi in cui vorrei ambientare il nuovo thriller, e che stavolta non ci sarà più neve e freddo ma tanto sole e mare. L’ultima cosa che voglio dire è un grazie al mio amico Luca Fazi, un vero intenditore di thriller.
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