Arriva al Caffè Garibaldi in Piazza dei Signori (“il mio secondo ufficio” dice alla cortese proprietaria che poi ci scatterà una foto ricordo vicino alla fioriera), elegante nel fresco abitino plissettato nei toni del grigio dove solo un leggero gonfiore indica che l’onorevole Daniela Sbrollini, parlamentare del PD, è in dolce attesa. Il resto del corpo conserva un’invidiabile linea e agilità che le consentono di camminare comodamente sui tacchi alti. Il viso dai tratti mediterranei illuminati da due vividi occhi scuri emana quella radiosità che contraddistingue una gestante. Seduti al tavolino ci presentiamo e iniziamo a chiacchierare con molta cordialità. Affiorano somiglianze negli interessi (il greco antico, il cinema, la filosofia…), nonostante e forse grazie alla differenza di ideologie, vissuti personali e aspirazioni.
On. Sbrollini, quando ha incominciato a scrivere poesie?
Fin da piccola scrivevo brevi testi poetici e filastrocche. Sono stata fortunata in questo senso perché la vocazione poetica era presente già nella mia nonna paterna che aveva scritto molti versi ma è stato soprattutto lo zio Sergio a infondermi questa passione. Pensi che lui per me ha composto “Bruna che ridi”, volume edito dalla casa editrice Laicata di Bari e io gli ho dedicato la mia prima raccolta “Pensieri leggeri”.
La nonna paterna poetessa è così ricordata dall’autrice a pag. 20: “Quello scialle tornato di moda/come l’ho amato./ Ricordo di nonna/ di calore familiare./ Seduta vicino al camino/ avvolta solo dallo scialle/ di lana profumata”. Versi semplici e spontanei che proprio in virtù della loro immediatezza esprimono al meglio affetto autentico e nostalgia per la persona amata.
Il tuo primo libro “Pensieri leggeri” è uscito nel 2000 e parla di fantasia, sogni, speranze
tipiche di un adolescente…
In realtà quei versi erano stati scritti molti anni prima, quand’ero adolescente…
A cosa è dovuto questo lasso di tempo tra scrittura e pubblicazione?
Ad una sorta di remora, a un pudore congenito, diciamo pure ad un complesso di inferiorità maturato nella sottoscritta che si sentiva più o meno consciamente di “dover” competere con lo zio poeta.
Quando si è “sbloccata”?
Nel periodo compreso tra il 2000 e il 2005 (cioè fra l’uscita della prima raccolta “Pensieri leggeri” e della seconda “Fuoco nell’anima”) ho rivissuto e rielaborato le mie paure, riuscendo in parte a superarle. Il fatto, poi, di diventare un personaggio pubblico mi ha ulteriormente infuso una dose di fiducia in me stessa.
So che nel 2009, qualche giorno dopo la morte di Alda Merini, lei ha voluto ricordare la poetessa dei Navigli alla Camera dei deputati.
Sì, ho sempre stimato questa donna straordinaria che ha convissuto con la sofferenza estrema e l’esperienza del manicomio. Ho avuto la fortuna di conoscerla al Piccolo di Milano alcuni anni fa. Una vera e propria folgorazione! Milva recitava le poesie di Alda Merini e Giovanni Nuti suonava il pianoforte: un trio eccezionale…
Quali altri poeti ama?
In primis Ungaretti, poi Montale, la Spaziani e il “nostro” Bandini che considero un autore completo, oltre che molto simpatico. Conosco e stimo anche Ruffato che spero goda di buona salute.
E il compianto Sanguineti?
Sì, so che è stato qui a Vicenza poco prima della sua scomparsa. Purtroppo non ho potuto venire all’incontro perché mi trovavo a Roma per lavoro.
La Puglia, e nello specifico Brindisi, è stata un’attiva fucina di voci poetiche, dal latino Marco Patruvio, a Vittorio Bodini, a Grazia Longo… Anche Nadia Cavalera ha abitato per vari anni nell’antica Brundisium.
Sì, una vera sorgente lirica! Inoltre in Puglia, come nel Veneto e nel Vicentino sono molti i poeti che scrivono anche nel dialetto locale.
Ha nostalgia della tua terra natale?
Più che ai luoghi mi sono sempre affezionata e legata alla gente, e qui nel Veneto ho molti amici. Sento un forte legame con le persone con cui entro in empatia, come con te, per esempio… A volte provo nostalgia del mare dell’odore degli ulivi, delle viti della mia terra…
Viti che anche qui in terra vicentina dànno ottimi vini…
Eccellenti…
Da quanti anni abiti nel Veneto? (mi accorgo che dal lei siamo entrambe scivolate al più confidenziale “tu”)
Sono stata a Latiano fino a 18 anni, poi dopo un breve periodo trascorso a Padova per la frequenza alla Facoltà di Giurisprudenza (non ho conseguito la laurea nonostante mi manchino solo tre esami), ho sempre abitato a Vicenza dove mi trovo benissimo. Come dicevamo all’inizio mi sento una cosmopolita apolide. Anche in questo mi ha giovato la variegata composizione familiare: la bisnonna paterna lombarda, il padre pugliese-marchigiano, la mamma siciliana.
Un crocevia di culture dunque…
Sì, un continuo scambio di idee e opinioni che - come puoi facilmente comprendere - è stato molto utile nella mia formazione umana e professionale.
A quando risale il tuo interesse per la politica?
Fin da piccola. Anche qui c’è di mezzo zio Sergio, un intellettuale puro attivo nella Sinistra progressista che collaborava a Rinascita. È stato lui a trasmettermi l’amore per la “laicità”, nel senso di guardare la vita con il cuore sgombro da pregiudizi di qualsiasi tipo. Grazie al suo insegnamento più tardi ho superato l’iniziale paura e mi sono messa in gioco. Purtroppo è mancato quando avevo 18 anni e questo vuoto ha lasciato in me profonde tracce che proprio in questo felice periodo della mia vita sono riuscita a elaborare e in parte a superare.
Quando sei entrata ufficialmente nella politica?
Nel 1996.
Come convivono in te la Sbrollini deputata e la Sbrollini autrice di poesie?
Non sento la separazione tra i due ruoli. Anzi l’incontro con la poesia mi ha agevolata, nel senso che io ho mantenuto la mia parte bambina, l’immediatezza e l’emotività. Certo che essere schietta e spontanea nel ruolo che ricopro è un rischio…
Concetti che compaiono in “Infanzia”: Scorre via la propria infanzia,/ ma mai fuori da sé,/ solo nell’età che avanza.. e in “Scoperta”:Intraprendo un’avventura nuova, / non ho pura,/ stimola n ime altra passione./ Passione autentica dove/ ratio ed eros/ si incontrano e convivono./ Perché privarsi della scoperta. / Vivo per questo/ e attingo così la mia linfa quotidiana”
Hai conosciuto l’invidia di qualche persona, magari di una donna?
Più che l’invidia direi la cattiveria, che comprende anche l’invidia, certo, ma questo è un vizio che ho riscontrato sia negli uomini che nelle donne.
So che il 21 luglio il tuo libro “Frammenti” che ha ricevuto il premio “Selezione Poesia 2010” sarà presentato nella Sala del Mappamondo di Montecitorio dall’on. Rosy Bindi. A che cosa è dovuta la scelta del Presidente del Partito Democratico?
Rosy Bindi, oltre che capace e preparata, è simpaticissima, sembra un po’ austera ma ci accomuna l’immediatezza e la passionalità. A proposito, eccoti l’invito, mi farebbe molto piacere la tua presenza.
Grazie, comunque non mancherò alla prossima tua presentazione vicentina.
C’è qualcosa che differenzia questo tuo libro dai precedenti?
Diciamo che in “Frammenti” come indica lo stesso titolo, le poesie non seguono un criterio, sono appunto frammenti dell’anima, guizzi del cuore, mentre “Pensieri leggeri” e anche “Fuoco nell’anima” sono delle raccolte più strutturate, a volte secondo un criterio cronologico.
A chi appartengono “Gli occhi/ due perle/ in tremolanti ciglia nere” e “corti i capelli/ su un viso già pieno”?
A Sveva, mia nipote, la mia figlia di mio fratello Luca verso la quale, come per Sara, nutro un profondo affetto.
In “Felicità” Sveva riappare e “… ripercorre/ la mia tappa bambina./ Che gioia per me/ le sue incerte parole”. In tutta la raccolta della Sbrollini convivono il desiderio di maturare affrontando nuove esperienze (“Custodisco la volontà di cambiare,/ di camminare su strade mai percorse,/ di trasferire l’intraprendenza del mio viaggio/ nel raggiungere l’oggetto del mio desiderio”) e quello, irrinunciabile, di mantenere in sé la parte fanciullesca.
So che il ricavato delle vendite del tuo libro sarà devoluto in beneficenza al Villaggio S.O.S. Bambini della città berica. (L’on Sbrollini, oltre che nella XII Commissione per gli Affari Sociali e in quella per i Documenti Amministrativi, fa parte anche della Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza).
Sì, ne sono molto contenta. Penso sempre ai bambini più sfortunati, ancor di più adesso che ne ho uno in grembo, spesso vado a trovare quelli del Villaggio. Il mio pensiero va anche agli orfani dei terremotati di Haiti, dove, non essendo stato fatto un censimento, i rischi di traffici di bambini anche per espianto di organi è sempre in agguato.
Commovente il ricorso del fratello “mai avuto” dell’autrice, quello “non cresciuto/ ai giochi non giocati/ alle parole non dette”al quale spesso ritorna il pensiero della sorella ora gestante. Come vivi questo periodo di attesa?
Con grande gioia condivisa dal mio compagno che desidera molto questo maschietto a cui daremo il nome di Davide.
Davide, un nome biblico, impegnativo! Mettere al mondo un figlio è un atto altamente poetico…
È proprio vero! Non poteva esserci definizione più bella! Io al mio bambino parlo, gli leggo storielle e poesie. Pensa che prima di incontrare Flavio pensavo di non mettere al mondo figli oppressa dall’ansia di non riuscire a conciliare i ruoli politici e materni. Queste sensazioni le ho riversate nella poesia “Non sono madre”. Poi il consolidamento della mia relazione con Flavio al quale ho dedicato come atto d’amore “Frammenti” (nonostante nel libro non compaia alcun testo espressamente rivolto a lui), mi ha fatto cambiare idea...
Che cosa àuguri a tuo figlio?
L’ho avuto con me in Parlamento fino a ieri pomeriggio… Spero di trasmettergli l’amore per la politica nel significato autentico che tu conosci, quello che a me è stato instillato da zio Sergio. Il mio augurio più grande, condiviso dal mio uomo è che Davide coltivi l’amore per la libertà.
L’aspirazione alla libertà è espressa a pag. 14: “Desideriamo essere liberi,/ liberi di pensare, di vivere, / ma siamo posati su di noi./ Pesiamo troppo sulla nostra esistenza/ alleggeriamo i pesi del giorno,/ abbracciamo le idee e cogliamo l’essenza.”
Il tempo è volato, prima di congedarci Daniela mi fa omaggio del suo libro, un agile volumetto di 52 pagine edito da Ismeca nella collana “Poeti italiani e contemporanei” che gentilmente desidera sigillare con una dedica alla sottoscritta. Mentre china il capo facendo oscillare gli orecchini nivei come l’anello, noto che per scrivere usa la mano sinistra…
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