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Intervista a Maurizio Foddai, attore e scrittore.

Intervista a Maurizio Foddai, attore e scrittore.

Maurizio Foddai è un artista a tutto tondo. Infatti, se nella vita è un architetto che si occupa di urbanistica, in ambito artistico si è messo in gioco nel doppio ruolo di attore e autore.

Martedi, 29/07/2014 - Maurizio Foddai è un artista a tutto tondo. Infatti, se nella vita è un architetto che si occupa di urbanistica, in ambito artistico si è messo in gioco nel doppio ruolo di attore e autore.

Ha recitato in teatro tra gli anni '80 e '90 interprentando opere di autori celebri tra cui menzioniamo Agatha Christie e Ionesco, per poi passare alla stesura di opere letterarie a partire dalla commedia poliziesca "Brividi sotto il sole" con lo pseudonimo di Mike Webb. Un giallo che è stato rappresentato nel 2001 ad Arona e Torino nell’ambito della rassegna «Delitti a Teatro». Un'esperienza che va senz'altro menzionata per il riscontro ottenuto.

In seguito sempre riconoscendosi in un genere a lui caro come "il giallo", ha scritto l'opera "Un testimone pericoloso" pubblicato da LibroMania.

Ultimamente è arrivato finalista al concorso letterario «IoScrittore 2013» e gli è stata riconosciuta la pubblicazione di una nuova opera dal titolo "Il riflesso di un assassino".



Ma parliamone direttamente con l'artista in questa intervista.



Salve Maurizio, ti ringrazio innanzitutto per questa tua disponibilità e ti chiedo di partire dal principio. Anche il lavoro di architetto è artistico, se vogliamo dirla tutta. Come è cominciato questo tuo interesse per l'arte in generale, entrata nella tua vita in modo preponderante e decisivo? Dall'architettura alla letteratura, per passare alla recitazione. C'è qualcosa che unisce invisibilmente questi tre ruoli tanto differenti?



RISPOSTA:

A pensarci bene, un progetto è, in un certo senso, un racconto. In entrambi i casi si assemblano degli elementi per giungere, attraverso un percorso fatto di continue proposizioni e successive revisioni, a una composizione finale. Certo, il grado di libertà di cui può godere uno scrittore, rispetto a un architetto, è enormemente maggiore.

Vedo il ruolo dell'attore un po' staccato dagli altri due. È vero che recitare è anche raccontare, però un attore racconta qualcosa scritto da altri. È il tramite fra l'autore e il pubblico, un po' come l'esecutore di un brano musicare.

Forse il momento espressivo è l'unico punto in comune fra questo ruolo e i due precedenti.





E la voglia di redigere testi, in seguito, da chi o da cosa ti è stata ispirata?



RISPOSTA:

Mi sono sempre piaciute le storie, fin da quand'ero molto piccolo. Mio padre me ne raccontava tutte le sere una diversa, prima che mi addormentassi. È stato da lì, credo, che mi è venuta la voglia di inventarne a mia volta. E in effetti ho incominciato molto presto.



Come sono nate le tue opere in stile poliziesco e soprattutto di genere giallo?



RISPOSTA:

Be', il giallo è un genere che mi ha sempre attratto – su tutti i romanzi di Conan Doyle – e che, da lettore, consumo tutt'ora in grande quantità. C'è quel po' di violenza che non guasta mai, c'è il mistero e c'è qualcuno che cerca di svelarlo. Del resto, ho recitato a più riprese, per quattro anni consecutivi, in "Trappola per topi" di Agata Christie.



È un genere nel quale ti riconosci?



RISPOSTA:

In realtà le mie storie, pur collocandosi a grandi linee nel genere thriller o noir, sono molto atipiche. Il "genere" è solo un espediente narrativo per raccontare i conflitti. I miei personaggi si trovano spesso in conflitto con se stessi, hanno personalità molteplici, addirittura sdoppiate, e per questo finiscono per trovarsi in un mare di guai.



Cosa si prova a veder rappresentato o a rappresentare un'opera che si è scritto?



RISPOSTA:

È come se ci fosse tuo figlio su quel palcoscenico.



Tu hai fatto teatro. Quindi sei stato attore. Pensi che abbiano qualcosa in comune un attore e uno scrittore?



RISPOSTA:

No. Come dicevo prima, uno scrittore crea, l'attore traduce. Sono momenti espressivi differenti. Secondo me.



Ora parliamo di "Un testimone pericoloso". Chi è questo testimone e di cosa tratta l'opera?



RISPOSTA:

Come avrebbe detto Hitchcock, il testimone, in questo caso, è un "MacGuffin". Si sa che esiste, perché ci sono le prove testimoniali di un omicidio, ma non si vede mai e non si sa chi sia. Serve per innescare il conflitto interno nel protagonista, che si ritrova costretto a compiere azioni che non avrebbe mai immaginato.

La vicenda è incentrata sul desiderio del protagonista di fuggire da un'esistenza che non lo soddisfa e della quale si sente prigioniero. Così, per una serie di circostanze inattese, si ritrova a vivere la vita di un'altra persona. Finché il destino non gli presenta il conto.



E passiamo all'opera di prossima uscita dal titolo "Il riflesso di un assassino". Puoi anticiparci qualcosa?



RISPOSTA:

Anche qui, il personaggio principale è in forte crisi individuale: un matrimonio fallito, la perdita del lavoro. Incapace di uscire da una situazione che lo opprime, si rifugia in una sorta di dimensione immaginaria, dominata da un suo alter ego, che non è altro se non tutto quello che lui avrebbe voluto essere e che non è mai riuscito a diventare.



Infine, invitiamo i lettori a seguirti e soprattutto a scoprire le tue opere nei maggiori store on line perché sicuramente meritano.



"Un testimone pericoloso".



Link: http://www.amazon.it/Un-testimone-pericoloso-Romanzi-libromania-ebook/dp/B00G72D8QI/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1405785486&sr=8-1&keywords=Un+testimone+pericoloso .









Tiziana Iaccarino.

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