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Intervista a Maria Giuseppina Muzzarelli

Intervista a Maria Giuseppina Muzzarelli

Emilia Romagna -

Martedi, 02/06/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2009

Prof.ssa Muzzarelli, Lei è vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, assessore all’Europa, cooperazione internazionale, pari opportunità. Proprio su quest’aspetto, sulle pari opportunità: a che punto siamo in Emilia-Romagna? Quali le conquiste e quali le sfide?

Il mio primo pensiero va dall’occupazione femminile. Poiché il lavoro non è solo un obbligo, ma un grande strumento di affermazione di sé, c’è un dato piuttosto importante che ci riguarda: nella nostra regione è stato superato con ampio anticipo il tasso femminile di occupazione, che l’agenda di Lisbona ha fissato al 60% entro il 2010 per l’Europa. Bene, in Emilia-Romagna è già oltre il 62%. Un risultato indubbiamente importante. Ma possiamo sentirci rassicurati anche da altri aspetti: mi riferisco a una serie di investimenti che sono stati fatti, come il Fondo regionale per la non autosufficienza. Può sembrare lontano dal tema delle pari opportunità, invece è vicinissimo, perché è una ‘misura’ che allevia da uno degli impegni più gravosi, ma anche più importanti a livello etico, e cioè la cura degli anziani. E lo fa dando sollievo a donne, spesso di quella generazione intermedia, che si trovano a fare i conti sia con la cura e l’assistenza dei più giovani, ma anche della terza età. Il fatto che la Regione abbia scelto di incrementare il Fondo – ma potrei elencare altri settori importanti per le donne in cui investe da sempre, come i nidi, le materne, i servizi di cura in genere – è fondamentale. Per me, aver ereditato quest’impegno per le pari opportunità, in una Regione dove sul tema c’è una sensibilità diffusa, è una grande sfida, un grande impegno per migliorare ancora. Anche perché se le donne stanno meglio, tutti stanno meglio.



La crisi. C’è, è globale, non sappiamo quando terminerà. Cosa significa per le donne?


Qui il mio pensiero si biforca. Per un verso, penso che la crisi sia un ambito dove le donne sanno dare il meglio di sé. Per un altro, invece, è una condizione in cui rischiano molto, più degli uomini. Lo dico alla luce dell’esperienza storica: in generale le donne hanno saputo manifestare le loro capacità nel periodo di interregno, quando il marito era lontano o assente, in caso di vedovanza. Occasioni in cui le figure femminili hanno mostrato le loro potenzialità e qualità, per cui da quest’ottica la crisi, che richiede anche una flessibilità, una presenza interstiziale, si attaglia al tipo di atteggiamento che storicamente hanno avuto le donne. Da questo punto di vista la crisi non è un aggravante in assoluto; però è un aggravante in relativo, in quanto le prime a essere espulse sono proprio loro. Sono le donne le prime a tornare a casa, perché ‘tanto possono fare altro’, possono ‘recuperare dei lavoretti’. E questo non è assolutamente giusto. Massima vigilanza, quindi.



L’Emilia-Romagna ha una lunga tradizione di solidarietà. Solidarietà che la Regione ha fatto propria “traducendola” anche nei progetti della cooperazione internazionale. Quali sono i fronti aperti?


Nell’assessorato che mi è stato assegnato ci sono insieme cooperazione internazionale e pari opportunità. Una felicissima coincidenza, per me, perché entrambi sono ambiti molto importanti e di impegno morale, oltre che politico ovviamente. E poi perché è possibile operare degli ‘slittamenti’, e portare quindi sensibilità e competenze maturate occupandomi di donne anche nel settore della cooperazione. Quando si parla di cooperazione e sviluppo in Paesi in cui ci sono necessità primarie – penso, per esempio, a un lavoro sulla ‘fungibilità’ dell’acqua in Palestina – non c’è differenza di genere che tenga, questa è una priorità, su cui occorre lavorare tutti insieme. Ma laddove è possibile, cerco di dare un’indicazione che va verso la promozione dell’impegno femminile, per esempio nel campo della produzione. In diversi progetti di cooperazione sostenuti dalla Regione ci sono gruppi di donne che si occupano di ricami, di artigianato, della produzione di oggetti. Queste piccole imprese femminili meritano a mio avviso una particolare attenzione, perché sono un mezzo per rafforzare la posizione e l’autonomia delle donne.



In che modo lo studio e l’insegnamento di una disciplina come la storia medioevale l’aiuta ad affrontare i temi attuali? Ci sono state figure femminili, nel Medioevo, che hanno lasciato un’impronta particolare, secondo lei?


Il Medioevo, che ancora parte della pubblicistica continua a tramandare come oscuro, è molto, molto più luminoso di quanto si pensi. Per quanto riguarda l’universo femminile, penso al caso di una figura a me molto cara, Christine de Pizan, che si considera francese. In realtà si chiamerebbe Cristina da Pizzano, e Pizzano è nel bolognese. Figlia di un medico e astrologo, riceve dal padre una straordinaria educazione. Figura fortemente laica, fuori dall’Italia, in Francia, Christine de Pizan diventa la prima intellettuale di professione. Scrive molti libri, uno di questi s’intitola ‘La città delle dame’, ed è una raccolta di biografie illustri di donne. Tra un racconto e l’altro, Christine inserisce una serie di sue considerazioni che sono di incredibile attualità. Scrive, per esempio, che occorre rimuovere quelle ‘pietre nere’, lei le chiama così, e cioè quegli elementi che impediscono alle donne di valorizzare ciò che sanno fare. Si riferisce quindi a pregiudizi, stereotipi. Pregiudizi e stereotipi su cui ancora oggi noi stiamo riflettendo. Aggiunge, inoltre, che se si dessero alle fanciulle opportunità, possibilità e conoscenze, saprebbero fare le stesse cose degli uomini. Parliamo di un testo scritto da una donna vissuta fra fine Trecento e inizi del Quattrocento: almeno lei, e probabilmente non solo lei, aveva piena consapevolezza di una marginalizzazione subita.



Maria Giuseppina Muzzarelli, breve biografia


Nata a Bologna nel 1951, laureata in Filosofia, Maria Giuseppina Muzzarelli è professore straordinario di Storia medievale all’Università di Bologna e presidente del corso di laurea in “Culture e tecniche della moda”. E’ stata membro del Consiglio direttivo dell’Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna e del Comitato scientifico del “Centro Studi sui Lombardi, sul credito e sulla banca” di Asti. Membro della “Società internazionale di Studi Francescani” di Assisi, è socia della Deputazione di Storia Patria per le Province di Romagna. Autrice di numerosi saggi monografie, è stata visiting professor in molte università straniere tra cui Los Angeles, Chicago, Tel Aviv, Buenos Aires, Kyoto, Osaka, Tudela, Yerevan. E’ membro dell’assemblea costituente del Pd. E’ sposata e ha una figlia.





Le consigliere regionali del PD Laura Salsi e Gabriella Ercolini danno il benvenuto all’Assessore regionale Maria Giuseppina Muzzarelli, da poco chiamata a far parte della squadra di governo regionale.






La squadra di governo della Regione


La Giunta è l'organo di governo della Regione ed è stata nominata dal Presidente Vasco Errani. Il Presidente può scegliere gli assessori sia all'interno del Consiglio, fra i consiglieri regionali eletti, che all'esterno. Spetta alla Giunta predisporre il bilancio preventivo e consuntivo, il programma e i piani della Regione nonché coordinare l'attività degli uffici regionali e amministrare il patrimonio dell'Ente.



La Giunta della Regione Emilia-Romagna è composta da dodici assessori:



Giovanni Bissoni, politiche per la salute

Marioluigi Bruschini, difesa del suolo e della costa, protezione civile

Duccio Campagnoli, attività produttive, sviluppo economico, piano telematico

Anna Maria Dapporto, promozione politiche sociali ed educative per l'infanzia e l'adolescenza, immigrazione, sviluppo volontariato, associazionismo, terzo settore

Maria Giuseppina Muzzarelli, vicepresidenza, Europa, cooperazione internazionale, pari opportunità

Gian Carlo Muzzarelli, programmazione e sviluppo territoriale, cooperazione col sistema delle autonomie, organizzazione

Giovanni Sedioli, scuola, formazione professionale,

università, lavoro, pari opportunità

Guido Pasi, turismo e commercio

Alfredo Peri, mobilità e trasporti

Tiberio Rabboni, agricoltura

Alberto Ronchi, cultura, sport e progetto giovani

Lino Zanichelli, ambiente e sviluppo sostenibile



(1 giugno 2009)

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