Emilia Romagna - ...dalla Regione, buone notizie: finanziamenti per donne, giovani e formazione per gli stranieri.
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2008
Intervista a Marco Monari
Presidente del Gruppo Partito Democratico
della Regione Emilia-Romagna
Marco Monari è il presidente del gruppo Partito Democratico della Regione Emilia-Romagna, la più numerosa formazione dell’Assemblea legislativa regionale con i suoi 23 consiglieri, compreso il presidente Vasco Errani.
Appena insediato come capogruppo Monari ha prestato immediatamente attenzione alla collaborazione del gruppo Pd con la rivista ‘noidonne’, orientato a potenziare il rapporto in sintonia con l’identità di un Pd nato con l’ambizione di essere, già dai primi passi, “un partito di uomini e di donne”.
Quest’anno la Festa dell’8 Marzo ha un significato particolare, poiché ricorre il centenario dall’incendio dell’opificio Cottons di Chicago nel quale trovarono la morte, nel 1908, 129 operaie tessili. C’è ancora bisogno oggi di questa festa?
Per quanto molti passi in avanti siano stati fatti per l’attuazione di una piena parità fra uomini e donne, c’è ancora da lavorare in questa direzione. Penso alla questione della rappresentanza politica, ma anche alle difficoltà che le donne incontrano sul lavoro e nella carriera, ai mille ostacoli posti fra loro e le cariche di responsabilità, al fatto che in troppi casi, a parità di mansioni, non corrisponde una retribuzione adeguata. Ma non solo il posto di lavoro può trasformarsi in un luogo di discriminazione. Non possiamo, né dobbiamo dimenticare la piaga della violenza, soprattutto fra le mura domestiche, prima causa di morte per le donne di età compresa fra i 16 e i 44 anni. La presenza di questa giornata, insieme con quella contro la violenza alle donne che ricorre il 23 novembre, permette di mantenere i riflettori puntati su tematiche che devono far parte della nostra agenda politica.
Qual è il rapporto fra il Partito Democratico e le donne?
I fatti sono incontrovertibili: il Partito Democratico ha dato un primo, forte segnale di attenzione verso le donne in occasione dell’elezione dell’Assemblea costituente nazionale del partito e delle 20 Assemblee regionali del 14 ottobre scorso. L’obbligo di comporre le liste secondo l’alternanza uomo-donna, insieme alla scelta di procedere con liste bloccate, ha permesso di andare oltre le semplici affermazioni di principio, garantendo un’effettiva rappresentanza paritaria dei due generi all’interno delle assemblee. E’ un fatto unico nel suo genere.
Un criterio analogo è allo studio per la formazione delle liste elettorali e dovrà essere seguito in ogni occasione futura di elezione dei nostri organismi dirigenti a tutti i livelli, perché il “partito di uomini e di donne” diventi realtà e il contributo dei due sessi all’elaborazione del nostro progetto politico sia di pari valore e dignità.
Quello della rappresentanza politica, tuttavia, è solo un aspetto del problema, che non può prescindere da un’analoga attenzione in tutti gli ambiti della vita, a cominciare dal lavoro. Come indicato nel documento “Il lavoro femminile. Un valore fondativo del Partito democratico”, sono convinto che occorra una strategia forte, che promuova la presenza delle donne nel lavoro, nelle imprese, nelle professioni, nella politica, nella sfera pubblica, per realizzare una condizione essenziale per affrontare la sfida dell’innovazione, dell’eguaglianza, della coesione preordinate alla crescita civile, culturale, economica e sociale e del lavoro in Italia.
Al gruppo regionale però le consigliere del Pd sono solo 2 su 23…
La regola dell’alternanza donna-uomo operata fin da subito dal Partito Democratico apre certo a maggiori possibilità future. Oggi ci sono due donne nel gruppo PD a cui vanno aggiunte le presenze qualificate e qualificanti delle due donne presenti all’interno della Giunta del Presidente Errani. Ma questo non basta. Le donne rappresentano una ricchezza di impegno anche per quanto riguarda le cariche politiche più strategiche, guardando al merito e alle competenze acquisite sul campo, prima ancora che a spartizioni di genere. Ci sono tante donne che corrispondono a caratteristiche di serietà, di professionalità e di competenze indiscutibili.
Quali scelte ha compiuto l’Emilia-Romagna nel campo delle politiche in favore delle donne?
Tutte le politiche di welfare della Regione vanno nella direzione del sostegno alle donne, sulle quali incombe gran parte del lavoro di cura e assistenza all’interno delle famiglie. In questa direzione vanno ad esempio gli investimenti sulla non autosufficienza, a cominciare dagli assegni di cura, dove viene posta un’attenzione particolare alle donne sole con figli, o alle donne che hanno subito maltrattamenti. E poi ci sono gli incentivi per la ricerca e l’innovazione nel settore delle attività produttive, con appositi bandi riservati proprio alle imprenditrici, le misure legate all’attuazione della legge regionale sul lavoro, approvata all’inizio di questa legislatura con un occhio al sostegno dell’occupazione femminile, alla formazione, alla riqualificazione professionale. Nella distribuzione delle risorse del fondo sociale, inoltre, sono contemplati finanziamenti alle iniziative di contrasto alla violenza sulle donne, una piaga da combattere con fermezza.
Trenta milioni per i giovani
Accordo Governo-Regione
Quasi 30 milioni di euro a disposizione per realizzare 22 progetti a favore dei giovani emiliano romagnoli tra i 14 e i 34 anni. E’ il frutto dell’Accordo di Programma quadro per il triennio 2007-2009 firmato a Bologna tra il ministro Giovanna Melandri per il Governo e il presidente Vasco Errani, accompagnato dall’assessore alla Cultura Alberto Ronchi, per la Regione Emilia-Romagna.
Quattro le linee strategiche lungo le quali si muovono i 22 progetti: produzione e fruizione culturale; accesso al lavoro e all´impresa nei settori produttivi emergenti di alta tecnologia; promozione della informazione, partecipazione, cittadinanza attiva e dialogo interculturale; promozione stili di vita sani, la pratica sportiva e il turismo giovanile.
L’accordo si chiama Geco (Giovani evoluti e consapevoli) e consentirà di mettere insieme ingenti risorse, così suddivise: 12.690.000 arriveranno dal Ministero per le politiche giovanili e le attività sportive, 10.240.000 dalla Regione, poco meno di 6 milioni da Enti locali e altri soggetti pubblici e privati.
Fra le opportunità che i giovani avranno a disposizione ricordiamo la possibilità di andare al cinema una volta a settimana spendendo tre euro, la messa a punto di luoghi nei quali i ragazzi potranno sviluppare la loro creatività, maggiori occasioni di formazione nel settore multimediale, finanziamenti per la creazione di nuove imprese ad alta tecnologia, concorsi, premi, siti web, progetti per la partecipazione alla vita democratica, iniziative di prevenzione e sensibilizzazione dei rischi per la salute e per comportamenti più sani.
“I fondi a disposizione – sottolinea Laura Salsi – rappresentano una opportunità concreta, che sgombera il campo da qualsiasi sospetto di voler attivare iniziative spot nel campo delle politiche per i giovani. I progetti in cantiere puntano sulle nuove generazioni perché le considerano il perno di ogni investimento sul futuro, la chiave delle speranze di sviluppo e crescita di tutta la società”.
Dal Fondo sociale europeo 800 milioni
per progetti di formazione in Emilia-Romagna
Priorità a donne e stranieri
Poco più di 800 milioni di euro arriveranno alla Regione Emilia-Romagna dal Fondo Sociale Europeo per finanziare il piano formativo 2007-2013.
Il progetto, presentato dall’assessore al Lavoro Paola Manzini, ha ottenuto il plauso del Ministeri competenti e dell’Unione Europea, che l’hanno ritenuto idoneo ad affrontare le politiche del territorio.
“E’ una bella notizia – sottolinea la consigliera regionale del Partito Democratico Laura Salsi - Nonostante il calo del 40% delle risorse del Fondo Sociale Europeo rispetto alla programmazione 2000-2006, si può continuare nel proficuo lavoro già in atto nella nostra regione nel campo degli interventi formativi, in particolar modo a vantaggio delle donne e degli immigrati. Benché la situazione complessiva dell’occupazione in Emilia Romagna non vada male, quella femminile resta una spina nel fianco, sulla quale è giusto e opportuno impegnarsi, così come occorre investire per diminuire gli elementi di problematicità legati ai lavoratori stranieri. Anche la formazione di alte specializzazioni è fondamentale per permettere ai tessuti economici locali di fare quel salto di qualità che la globalizzazione dei mercati richiede. Il riparto del fondo per le singole province permetterà loro di migliorare il collegamento tra scuola e mondo del lavoro, incentivare ed agevolare l’accesso delle donne a quel sistema produttivo locale che di esse ha decisamente bisogno”.
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