Una conversazione con due donne impegante in politica sui temi sociali con uno sguardo rivolto alle donne e al ruolo che rivestono nella società, nella sfera pubblica e in quella privata di questo paese.
Giovedi, 08/09/2011 - Intervista a Monica Cirinnà, Presidenta Commissione delle Elette, e Gemma Azuni, Vice-presidenta della Commissione Elette. Roma, 28 luglio 2011.
Il fatto.
Il 15 luglio 2011 la Giunta Alemanno è stata sospesa per 4 giorni. Il Tar del Lazio ha approvato il ricorso presentato da Monica Cirinnà (Pd) e Gemma Azuni (Sel), rispettivamente Presidenta e Vice-Presidenta della Commissione delle Elette al Comune di Roma, contro il mancato rispetto da parte del Sindaco delle cosiddette quote rosa all’interno della Giunta.
Una battaglia che ha visto l’accordo di due donne che, benché appartenenti a due diversi partiti di sinistra, sono state capaci di far convergere interessi e modalità politiche su un obiettivo comune. Una battaglia innanzitutto civile, dal momento che ha riguardato il rispetto delle regole costituzionali; politica perché ha posto in rilievo la necessità di ripristinare la legalità quale principio di un rapporto sano con la cosa pubblica, ponendo l’attenzione anche sul ruolo della società e sulla sua responsabilità per la tenuta della democrazia. La libertà è partecipazione? Se è sì, allora non abbiamo più giustificazioni alla nostra indifferenza e al ritardo che accumuliamo senza remore per il futuro, e per le generazioni che dovranno scontrarsi con i problemi che non trovano oggi una risoluzione adeguata.
Le due Consigliere sono state disponibili a discutere con noi i diversi antefatti che hanno portato alla formulazione di ben due ricorsi, e di un terzo ancora in fase di elaborazione, scambiando “due chiacchiere” su ciò che avviene a Roma e nel paese, sulla necessaria unità delle forze del centro-sinistra, e sul rinnovamento della cultura politica che tuttora contraddistingue gli equilibri all’interno e all’esterno dei partiti. I grandi cambiamenti che investono l’occidente stanno modificando completamente il rapporto tra cittadinanza e democrazia, ed è assolutamente prioritario valutarne l’impatto con un’attenzione alle decisioni economiche e politiche da attuare nel breve periodo. Sentiamo spesso ripetere di non ricadere negli errori del passato e di favorire una politica diversa. Un mantra talvolta ripetuto con scarsa convinzione giacché riporta il baricentro su un impianto delle relazioni politiche e sociali vecchio, incentrato sulla ripartizione degli interessi e su una parcellizzazione dei diversi ruoli pubblici. Basta, non è più tempo (semmai ve ne fosse stato uno). Le iniziative come quella che andiamo a raccontare ci riportano sul piano della concretezza: due donne che agiscono su un comune sentire e su un’appartenenza culturale e politica che delinea il percorso delle loro scelte e azioni, anche quando prive del sostegno delle organizzazioni di appartenenza.
Ci potreste dire cosa è successo?
Gemma - Monica: Il primo ricorso al Tar lo abbiamo presentato immediatamente dopo il rimpasto della seconda giunta Alemanno, a Gennaio 2011. In questo rimpasto la presenza delle donne è stata ulteriormente diminuita perché da due consigliere si è passati a una sola, la collega Sveva Belviso. A questo punto, è evidente come la norma dell’art. 5, comma 3, dello Statuto di Roma che recita testualmente: <<Il sindaco nel fare la Giunta, le nomine dei Consulenti, le nomine dei dirigenti, deve garantire equa rappresentanza tra uomini e donne>>, è stata completamente disattesa. Alla luce della violazione di questo terzo comma, abbiamo fatto ricorso al Tar, con l’avvocato Gianluigi Pellegrino, e abbiamo vinto. Il punto di attacco che c’ha fatto il Sindaco Alemanno quando ha presentato la seconda Giunta è stato il seguente: <<c’erano due donne prima e ora ne ho rimesse altre due, basta così>>. Noi abbiamo ripresentato un secondo ricorso. La domanda del Sindaco è stata: <<perché quando ci siamo insediati a Maggio 2008 con due donne in Giunta e dieci uomini, non avete fatto ricorso?>> Noi li abbiamo risposto: <<hai la memoria corta perché in quella occasione ti avevamo detto che: caro Sindaco, hai tre donne in aula e due donne in Giunta dacci la prova, con le successive nomine e con gli atti che farai, che la rappresentanza di genere è importante e verrà rispettata. Ti diamo un’apertura di credito, non ci deludere e ottempera nelle prossime nomine>>. Lui ha annuito in Aula senza darci alcuna ragione. Non ha mai nominato donne nei CdA, non ha mai rispettato quanto deciso dal T.U.E.L. (testo Unico Enti Locali), in particolare l’art. 110 riguardante il conferimento di incarichi>>.
Con la nomina di Rosella Sensi come Assessore con delega allo sport, e la designazione di Sveva Belviso a vice-sindaco, Alemanno sembra aver dato un segnale di cambiamento in favore di una ridefinizione dei rapporti all’interno della Giunta. E’ così?
Gemma - Monica:Le nomine della Sensi e della Belviso a vice-sindaco, non ottemperano a quanto richiesto dallo Statuto. Primo, perché con solo due donne l’equa rappresentanza non c’è; secondo, perché la Belviso è rimasta con la sua delega ai servizi sociali e non ha 'ereditato' alcuna delega di Cutrufo, si è presa solo la medaglia di vice-sindaco senza un aumento di deleghe e, quindi, di potere. La Sensi è un assessore inesistente, ci spiace dirlo ma è così. Ha la delega per la moda e l’immagine di Roma, non si occuperà di Olimpiadi perché il comitato 2020 è un comitato olimpico, non si occuperà di sport perché c’è il delegato Cochi, non si occuperà di turismo perché, a causa degli equilibri interni alla maggioranza, è stato designato Gazzellone. Quindi l’entrata in Giunta della Sensi senza alcun ruolo politico non salverà Alemanno dalla nuova pronuncia del Tar. Il terzo ricorso riguarderebbe le nomine dei dirigenti ma in questo momento sono sospese, pertanto staremo a vedere cosa succede.
Com’è nata la vostra collaborazione?
Gemma Azuni-Monica Cirinnà:I nnanzitutto, dobbiamo dire che ci conoscevamo poco benché fossimo nella stessa Commissione delle Elette. Tuttavia, abbiamo fatto insieme alcune battaglie che ci hanno convinto a collaborare più strettamente su alcuni temi. C’è stima fra di noi. Inoltre, l’altra delegata della Commissione, Mennoni, non viene mai perciò noi procediamo con il nostro lavoro.
La vostra è stata una battaglia di legalità con la quale contribuire a ristabilire alcune regole fondamentali per la democrazia. Ci sono altri temi quali quello del lavoro, del welfare, sui quali volete agire?
Gemma-Monica: E' nato un “cantiere politico per l’alternativa” a Roma tra il Pd, l’Idv e Sel. Oggi [28 luglio 2011, n.d.r.] c’è stata una conferenza stampa dove i segretari dei rispettivi partiti hanno presentato un documento comune, documento che noi giudichiamo <<carente>>, nel quale le donne sono state menzionate solo in rapporto a quanto detto sin’ora, cioè in merito ai ricorsi. Siamo intervenute e abbiamo ricordato ai presenti che c’è un’altra metà del cielo. Una metà cui viene affidata, non solo tutta la questione del lavoro di cura e domestico, e quindi di welfare, ma anche il mondo delle professioni. Le donne hanno le competenze giuste per poter contribuire alla realizzazioni di politiche adeguate a queste istanze, non fosse altro perché sono i ruoli cui sono maggiormente delegate, le politiche sociali, perché considerati inferiori quando, al contrario, riguardano gli aspetti essenziali delle vite di ognuno. A tal proposito è opportuno sapere che il 45% del Bilancio del Comune di Roma è impegnato sulla spesa sociale, perciò non è una delega marginale. Il problema è la gestione di queste risorse, ma questa è una questione politica che noi vogliamo affrontare con decisione e senso di responsabilità. Nell’intervento fatto alla conferenza è stato affermato che noi non ci accontenteremo più di essere presenze rarefatte. La nostra proposta per le prossime elezioni è la doppia preferenza. Non c’è stata alcuna risposta da parte di nessun partito. Purtroppo non crediamo ci sia a sinistra un soggetto capace di raccogliere questa sfida. Speriamo di peccare di pessimismo.
La sfida è difficile e lunga, ciò significa che ci rivedremo presto allora.
Gemma e Monica: Noi siamo qui, e saremo pronte a portare avanti una lotta di democrazia e di uguaglianza, in particolare fra donne e uomini, perché sappiamo che se ci privassimo del contributo delle donne, di una presenza delle donne più forte, importante e soprattutto riconosciuta nella vita pubblica, rischieremmo una rottura della democrazia stessa, perché risulterebbe incapace di salvaguardare le differenti condizioni presenti nel paese, rischiando realmente una spaccatura profonda della sociètà. Certamente, per fare tutto questo non dobbiamo essere sole ma allearci e trovare compagni e compagne di viaggio altrettanto convinti/e e capaci.
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