Intervista a Claudia Campagnola, un'eroina romantica
Attrice a metà strada tra l'eroina romantica e l'icona pop, ama il teatro e i ruoli nel cinema come nel film “Vorrei dire ai giovani… Gina Borellini, un’eredità di tutti”
Domenica, 31/12/2017 - Claudia Campagnola, attrice a metà strada tra l'eroina romantica e l'icona pop. Come la Merini si definì 'la pazza della porta accanto', mi piace definire Claudia 'la ragazza della porta accanto', per la sua capacità di prendere per mano il pubblico e trasportarlo dentro la storia narrata. Ricordo l'omaggio a Rino Gaetano dove la sua voce sembra confondersi con l'eco delle notizie dedicate al cantautore calabrese, sia sulla sua vita che sull'ingiusta morte. Impegnata nel sociale, nello spettacolo al Golden “Non si butta via niente” diretto da Tiziana Foschi in scena fino al 21 gennaio 2018, Claudia è sorriso inconfondibile e vitale.
L'ho incontrata per un'intervista dove ci racconterà il suo amore per il mondo dello spettacolo.
La tua recente esperienza in un docu film ti ha cambiato? Mi vuoi raccontare come è stato il passaggio dalla platea teatrale alla macchina da presa.
Non è la prima volta che c’è questo passaggio dal teatro alla macchina da presa. Indubbiamente di esperienze cinematografiche ne ho fatte, ho lavorato con Pupi Avati, ho fatto dei docu film prima di questo, come “Tra le onde nel cielo” che ha partecipato a Cannes 2017 nella sessione Documentari, candidato ai David di Donatello. Ho girato un piccolo ruolo nel film di Toni Fornari che uscirà a maggio e nel momento in cui ti trovi di fronte alla macchina da presa c’è sempre la voglia di poterci stare di più e di sperimentare. Il teatro è il mio primo amore, nel mio mestiere c’è sempre da imparare, ci sono nuove sfide da affrontare, però sento di essere più esperta ora e mi piacerebbe avere ruoli nelle fiction e lavorare di più di fronte a una macchina da presa. Da ogni lavoro colgo spunti e imparo continuamente e mi stupisco ogni volta delle persone e della vita.
L'attore è testimone del passato. Credi sia necessario raccontare la nostra storia e quale storia racconti nel docu film?
L’attore è testimone delle storie da cui proveniamo però è anche testimone del presente. Credo sia necessario raccontare la nostra storia ma il teatro ha come compito quello di raccontare la vita. Credo il teatro dovrebbe essere sempre di più un mezzo per raccontare i nostri giorni. Confido e spero molto nella drammaturgia contemporanea affinché possa ancora raccontare di noi. E’ un mezzo diverso dalla tv e dal cinema, è un altro tipo di comunicazione ed è fondamentale. L’attore è uno strumento che deve tendere alla perfezione per poter essere uno specchio della società, un narratore dei nostri vizi e le virtù, illuminando coscienze. L’attore attraverso il teatro è un materiale capace di plasmarsi come il pongo ed emanare diverse forme e colori. E’ necessario raccontare, il teatro lo fa e spero ciò accada per sempre.
Nel docu film prodotto da Buk Festival Progettarte Centro Documentazione Donna intitolato “Vorrei dire ai giovani… Gina Borellini, un’eredità di tutti” per la regia di Francesco Zarzana, racconto la storia di questa donna, una partigiana modenese di grande dignità e forza che è stata seviziata, ha anche perso suo marito. E’ stata una delle prime donne a entrare in Parlamento e ha portato avanti la storia d’Italia fino alla fine dei suoi giorni. Ha passato la fase conclusiva della sua esistenza nelle scuole, di fronte ai ragazzi che incoraggiava, stimolandoli a continuare a credere e a lottare per i propri sogni e ideali. Per me è fondamentale portare alla luce queste storie che possono illuminare pensieri e persone, suscitando il cambiamento verso un nuovo mondo.
A quale attrice ti sei ispirata e ti ispiri ogni volta che lavori a un personaggio. La Duse o la Melato?
Indubbiamente la Duse e la Melato sono due attrici e due donne immense, tendenzialmente, quando lavoro a un personaggio cerco di prendere ispirazione dalla storia, da ciò che mi stimola, dal lavoro sinergico con il regista e cerco di trovare in me qualcosa che mi possa rendere originale, per aggiungere qualcosa al personaggio interpretato.
L’attore porta la sua personalità in scena e lo fa in modo autentico dentro il gioco delle parti. Ho lavorato con Giuseppe Pambieri al Re Lear, interpretando il ruolo che fu di Ottavia Piccolo. Mi fu proibito dal regista di guardare su youtube il video e io gli diedi retta. Nonostante ciò, Lia Tanzi, la moglie del regista, mi ha trovato simile alla Piccolo.
Cinema o teatro? Cosa preferisci e dove ti senti più a tuo agio?
Il teatro è il mio grande amore, è mio fratello, mio padre, un nemico a volte, il mio amante, è casa mia. Ultimamente sto lavorando con grande assiduità e continuità in teatro e questo mi rende felice e mi permettere di fare più esperienza, di rubare con gli occhi dai colleghi più esperti e d’imparare meglio i trucchi del gioco e le regole del mestiere. Il teatro è un mestieri che s’impara facendolo, ben oltre il talento. Mi ha aiutato la mia determinazione, la tenacia, la volontà di farlo e la fortuna di aver superato dei provini. Il teatro è la mia vita e la mia quotidianità. Il cinema è per me un obiettivo importante. Mi sento sempre a mio agio quando posso fare il mestiere che amo, sapendo di essere funzionale per gli altri.
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