Lunedi, 27/05/2024 - G.C.L. edizioni ci offre un nuovo e originale lavoro editoriale: Occhi d’alga, della scrittrice e giornalista Cinzia Santoro. Ho incontrato l’amica Cinzia nella sua casa in mezzo al verde della Valle D’Itria: non è stata una scelta casuale: le chianche bianche, il profumo di alloro e l’arancio dell’albicocco mi avrebbero guidata dritta dritta tra i versi e le metafore, tra i guizzi poetici di Cinzia.
Il dipinto della sua copertina è in bella vista nella sala d’entrata, il libro su una sedia a dondolo. Inizio con le domande:
EM: la poesia che dà il titolo alla silloge recita. “respiro cieli innalzandomi”. Come nascono le tue metafore che mischiano tra loro i cinque sensi?
CS: Occhi d’alga nasce nel 2021, mentre mi trovavo sul tetto della mia casa, tra le chianche bianche tipiche di Martina Franca. Io non ho fatto niente, erano le metafore, il cielo, il vento, i colori che venivano da me; non ho fatto altro che raccoglierli. Questo è il potere della Natura.
EM: perché occhi d’alga?
CS: Occhi d’alga è lo sguardo di donna sul mondo, donna che osserva i colori dei suoi occhi e quelli del figlio, una osmosi che crea meraviglia. A volte è la donna, a volte è la maternità che prende il sopravvento.
EM: i colori sono predominanti nei tuoi versi. In “Nuda” troviamo il tramonto livido rame. Racconta.
CS: Nuda nasce in un pomeriggio di Febbraio 2021, un periodo di grandi mutamenti e trasformazioni. Sopra di me un cielo livido, che sfumava in un verde rame. Questo ho visto dentro di me e fuori di me, e l’ho raccontato.
EM: ti rifugi negli anfratti. Cosa sono gli anfratti per te?
CS: l’anfratto è la parte più intima di me, non ne posso fare a meno, è un momento tutto per me, come la stanza di Virginia Woolf.
EM: perché ti senti una rabdomante?
CS: per me essere rabdomante significa essere una donna che si vuole dissetare attraverso l’avventura, vuole cercare l’acqua tra la gente che racconta delle storie e ogni storia diventa un nutrimento per me, una crescita, un puzzle della mia vita. Nell’altro/a cerco qualcuno con cui fare un pezzo di strada insieme, che possa rendermi migliore.
EM: quanto è importante per te l’amore? Nei tuoi versi leggo tanta tenerezza e sofferenza insieme.
CS: io posso vivere con l’amore e senza amore, mi struggo nelle storie e nello stesso tempo ne sono felice; mi avvicino e mi allontano, facendo fare ad alcune storie “dei giri immensi che poi ritornano”, come canta giustamente Antonello Venditti.
EM: i gatti e il fluire delle stagioni nei tuoi versi. Confermi?
CS: confermo; i gatti sono la mia famiglia, mi aspettano al ritorno da lavoro, dondolano insieme a me su queste sedie a dondolo, iniettandomi momenti magici con i loro occhi e il loro miagolio mai scontato, ma che scandisce il tempo. Ecco, i miei gatti mi hanno insegnato a scandire il tempo. Ora un minuto di scrittura mi sembra un giorno ma anche un giorno di vento mi può sembrare un minuto. Il tempo è relativo.
EM: in “Madreperla” la speranza: la Natura restituisce, a chi sa accoglierli, i suoi doni millenari.
CS: in “Madreperla” c’è la mia vita, levigata e trasformata in versi dal mare. E i versi brillano come conchiglia. Il mare mi ha restituito questo dono di conchiglia, e io ringrazio a piene mani.
EM: chi è la ragazza che corre tra le spighe di Giugno?
CS: sono sempre stata la ragazza che corre tra le spighe, che si diverte, che cade, piange e si rialza; questa immagine è la parte infantile di me, quella parte libera, gioiosa dalla quale non mi staccherò mai.
EM: “Urlai il mio dolore per te, misero commediante”. Chi è costui, è il narciso della poesia omonima?
CS: confermo, è il narciso della poesia omonima. Apparentemente perfetto, impeccabile, che ti offre la mano e il sostegno ma nella sua testa sta tessendo una tela per soddisfare solo se stesso, succhiando quello che più gli aggrada e lasciandoti agonizzante. Da qui questi miei versi di dolore.
EM: se un narciso ti attacca, anche pubblicamente ti disturba?
CS: No, assolutamente, ormai li so riconoscere e per questo è facile affrontarli. Li riconosco dalla loro postura, dal loro agire del corpo, e soprattutto dai loro occhi vuoti. A tutto questo rispondo con un grande sorriso, e con indifferenza.
EM: e siamo all’ultima domanda: nei tuoi occhi solo lacrime e ghiaccio?
CS: no, no, così la vita sarebbe troppo scontata. La vita è fatta di fuoco e di ghiaccio, di aria e di acqua, quattro elementi che si inseguono fra loro. Nella mia vita ho perso amicizie importanti, e questo mi ha procurato grande sofferenza: è stato un momento di gelo. Ma ho avuto anche grandi picchi di felicità: la nascita di mio figlio, il mio impegno militante, la gioia esplosiva quando partorisco versi. E poi l’amore, che mi alimenta, che non finisce mai. Anche la sorellanza mi sostiene tanto, tante volte le pratiche femministe mi hanno rimesso in piedi: la rabbia insieme alle sorelle si trasforma in restanza, in desiderio, volontà di generare un nuovo senso dei luoghi che viviamo. E ora sono nella mia casa, con la mia cara amica, i miei gatti. E respiro. E mi basta.
EM: grazie Cinzia Santoro per il tuo essere stata “Nuda” e sincera di fronte alle domande, grazie per la tua ospitalità fatta di sorrisi e di piatti martinesi, che ho gradito fortemente. Grazie per il vinello stappato insieme ai tuoi cari. Sono stata felice anche io. E respiro. E mi basta.
Elena Manigrasso
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