Una rassegna che conferma che la peggiore censura è l'ignoranza, la convinzione di sapere abbastanza, l'approssimazione del giudizio
Lunedi, 03/10/2016 -
Di rispetto della vita e del corpo si è parlato durante la presentazione, in anteprima nazionale, con Daria Bignardi, di Lacrime di Sale (Mondadori), di Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa che del soccorso ai migranti ha fatto la sua missione. Seguito ideale di Fuocoammare, di Gianfranco Rosi, vincitore dell'Orso d'oro di Berlino, il testo, scritto con la giornalista Rai, Lidia Tilotta, narra la sua storia e le storie di chi per scappare da guerra e torture sbarca nell'isola che «fino a vent'anni fa non era neppure sulle cartine geografiche». Seppure con tono pacato, Bartolo non ha risparmiato giudizi 'politici' contro chi grida all'invasione «in una Europa vecchia, rimbambita. Parliamo di numeri irrisori in un continente in cui non nascono più bambini, in cui il problema è la denatalità. E poi c'è chi fa campagne sulla fertilità..». Bartolo ha ammesso la sua paura, che prova ogni volta che si appresta a eseguire le cosiddette ispezioni cadaveriche, «per restituire identità a quei corpi, come è giusto che sia, per una questione di civiltà»; ogni volta che deve aprire quei sacchi che sono verdi, neri o blu a seconda che a consegnarli siano Guardia di Finanza, Capitaneria di Porto, Carabinieri. Quelli in cui una volta c'era una giovane donna data per morta. Lui, dal polso, ha sentito un tenue battito ed è stata salvata. Ma ai volti dei bimbi, delle donne ustionate dalla miscela di benzina e acqua di mare tipica dei gommoni, non ci si abitua e neppure si deve farlo. Agli sfoghi delle giovani violentate durante le traversate, che arrivano incinte, che vogliono abortire perché quel che portano in grembo non è il frutto di una relazione d'amore, non si fa il callo. «Eppure io ascolto, perché come spiego ai miei collaboratori, il primo contatto non deve essere sanitario, ma umano, perché là hanno lasciato l'inferno». Per usare le parole di Bartolo, chi ha presenziato a Internazionale non è chi erge i muri e mette il filo spinato. E questo, tutto sommato, fa davvero sperare e conferma che la peggiore censura è l'ignoranza, la convinzione di sapere abbastanza, l'approssimazione del giudizio
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