Donne in Campo / CIA - A colloquio con Mara Longhin, Presidente Nazionale Donne in Campo/CIA, e con la sua forza tranquilla. E inarrestabile
Ortensi Paola Domenica, 27/01/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2013
Una quarantacinquenne piena di vitalità e di amore per il fare e fare bene. Tre figli, un’azienda zootecnica di circa 150 capi a Campagna Lupia (Ve), un caseificio aziendale gestito insieme alla sorella con annesso spaccio di vendita diretta, un’attività consolidata di scuola in fattoria, Mara Longhin è nel consiglio d’amministrazione della Granlatte (Granarolo) e Presidente Nazionale di Donne in Campo della CIA dal 2007. Gli impegni di lavoro dell’Associazioneper il 2013 prendono l’avvio dall’Assemblea nazionale svoltasi lo scorso 30 ottobre.
Mara, quale sarà il centro dell’ impegno per i prossimi mesi?
Abbiamo scelto un tema, ritengo, molto importante sia da un punto di vista ideale che per le potenzialità di lavoro concreto che offre. Si tratta di misurarsi nel binomio etica e business. L’ambizione è dimostrare non solo che le due categorie non sono incompatibili fra di loro ma che, tenendole insieme, si può contemporaneamente produrre reddito e incentivare il territorio avendo cura della salute, dell’ambiente, della biodiversità, della cultura rurale.
Parli di produrre reddito, elemento che mi sembra centrale per un’impresa...
Lo ribadisco, e sottolineo che il rispetto di alcuni obiettivi può divenire fattore aggiuntivo di reddito coniugando economia ed etica. Difendere la biodiversità, ad esempio, e vendere i prodotti di varietà vegetali antiche è un fattore che aumenta il reddito. Così come difendere i territori e le culture rurali.
Ma cosa intendi per etica?
Tra le tante definizioni possibili propongo la seguente: “la ricerca di uno o più criteri che consentano all’individuo di gestire adeguatamente la propria libertà nel rispetto degli altri”. Così l’etica può divenire un punto di forza, innovazione, differenziazione.
Perché ritieni che le donne, le imprenditrici, possano rappresentare un valore aggiunto rispetto alla tematica scelta?
Approfitto per segnalare che le aziende a conduzione femminile, secondo il censimento Istat del 2010, registrano un minor calo rispetto a quelle maschili, il che dimostra anche la capacità e volontà femminile di creare un modello imprenditoriale più flessibile anche in periodi di grave crisi come questo. Non dimentichiamo poi che le donne hanno il dono di generare la vita e questo determina una sensibilità diversa verso l’altro. Come agricoltrici abbiamo maturato una grande professionalità che punta alla necessità di un impatto economico, ambientale e sociale positivo. Per questo anche come organizzazione siamo sempre partiti/e dalla centralità della persona.
Il fattore umano dunque come un valore economico?
Assolutamente! Da incrementare e capitalizzare. In particolare è l’imprenditrice agricola che giocherà un ruolo decisivo per opportunità di sviluppo e modernizzazione nel territorio agricolo e rurale.
Con quali obiettivi?
Le performance delle nostre aziende le misuriamo in prosperità economica, qualità ambientale ed equità sociale, conseguenze e motori di un circolo virtuoso di cui, alla lunga, tutta la società si avvantaggia. Proponiamo quindi questo come modello, per averlo sperimentato ed averne testato i vantaggi.
Un obiettivo difficile ma affascinante…
Certo. Ma riteniamo che proporre valori sia, oggi, rispondere ad un enorme bisogno della società, soprattutto delle giovani generazioni. E riteniamo importante insegnare ciò che si è e ciò che si fa, ancor prima di ciò che si sa!
È una vera sfida, la vostra. E quali sono allora i mezzi su cui contate?
Chiediamo sostegno e chiediamo di essere ai tavoli dove si discute e si decide per far pesare la visione di genere oggi irrinunciabile. Consapevoli delle difficoltà ma anche della nostra forza, che è tranquilla ma inarrestabile, ci affacciamo a questo nuovo anno con parole positive da proporre a tutti e restando insieme perché la forza di ognuna può fare la forza di tutte!
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