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Innovare per non tornare indietro

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Consultori/Emilia-Romagna - Occorre salvaguardare i diritti, le professionalità e le risorse per mantenere il grande lavoro portato avanti da sempre nelle strutture pubbliche

Capati Valentina Lunedi, 02/05/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2011

Anche in Emilia-Romagna, sulla scorta delle vicende del Lazio in materia di consultori, a febbraio è stata presentata una proposta di legge all'Assemblea Legislativa regionale riguardante "Riforma e riqualificazione dei consultori familiari”. A promuoverla il Consigliere Luca Bartolini del Popolo delle Libertà. Si tratta di "una proposta ripresa dal ‘Modello Forlì’, un modello 'pro-vita', bocciato dopo un periodo di sperimentazione - si legge nella nota di Bartolini - dalla sinistra che governa la Regione". I contenuti della proposta ricalcano quelli del testo 'Tarzia', presentato dalle stesse forze politiche nel Lazio, e prevede la presenza all'interno delle strutture di cosiddette associazioni che promuovono la stabilità familiare. Tenta, in buona sostanza, il rilancio dei consultori privati e svilisce la professionalità degli operatori, consentendo l’accesso a volontari esterni e l’istituzione di “comitati bioetici”. Un aspetto quest'ultimo testimoniato da Maria Dirce Vezzani, referente regionale per l'Emilia-Romagna dell'Agite (Associazione Ginecologi Territoriali).



"Esiste un pensiero su base regionale - spiega Vezzani - teso a mettere in rete materiali e dati relativi alle attività dei consultori, a disposizione del personale e dell'utenza alla stessa maniera (www.consultoriemiliaromagna.it, ndr). È un buon segnale di come le cose si svolgono qui nella nostra regione. In Emilia-Romagna - continua - esiste una programmazione di screening al collo dell'utero ormai al quarto round (ogni round corrisponde a un periodo di circa tre anni, ndr) e che quindi è attivo da dodici anni. Forse siamo una delle regioni dove questo servizio è più 'collaudato', d'altra parte i nostri consultori hanno una storia lunga". In merito alla proposta di legge la dottoressa Vezzani si spende con le parole di chi nel campo della sanità pubblica rivolta alle donne si è data con energie e risorse: "Si tratta di un argomento che fa molto soffrire, negli ultimi tempi ho avuto modo di confrontarmi in merito anche con alcune colleghe piemontesi e ne emerge un sentimento comune di prostrazione. È avvilente ascoltare che ci sono proposte di ripristino di comitati pro vita nelle strutture pubbliche. A meno che le cose non cambino, abbiamo delle linee di indirizzo da parte dell'assessorato che ribadiscono ancora che la responsabilità dei colloqui è appannaggio del personale medico; le associazioni di volontariato, come credo sia giusto, possono rappresentare un aiuto a cui rivolgersi in corrispondenza a un'esplicita richiesta da parte della paziente. La nostra regione è riuscita fino ad oggi a 'tenere a bada' le richieste di inserimento delle associazioni pro life nel programma di assistenza, un buon lavoro sia dell'assessorato che degli operatori. Spero si continui su questa strada". Esistono infatti eccellenze molto importanti nel sistema: "credo che si possa sottolineare il grande lavoro che negli ultimi anni è stato fatto per riservare lo spazio di diritto alle immigrate. L'aver previsto accanto agli spazi consultoriali anche spazi utili ad accogliere le donne che si trovano in Italia magari da pochissimo tempo. Sono spazi nati nel 1997, che cominciano ad avere una loro storia, negli anni si sono man mano profilati come possibilità per le straniere di usufruire degli stessi servizi messi a disposizione delle italiane. In Emilia-Romagna, e non credo sia un caso, il tasso di Ivg (Interruzioni Volontarie di gravidanza) tra le donne immigrate è diminuito in maniera straordinaria, di questo aspetto importantissimo non si parla mai abbastanza". "Nella nostra regione, - continua - c'è un altro aspetto molto importante: si è deciso nel tempo di sostenere l'autonomia professionale delle ostetriche, sia nei consultori che nei punti nascita. Questo si traduce nella possibilità di seguire in piena autonomia le gravidanze secondo parametri idonei caso per caso, dalla gravidanza ad alto rischio a quella fisiologica, lavorando sul campo in maniera efficiente e mirata".

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