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INGE MORATH. Fotografare da Venezia in poi

INGE MORATH. Fotografare da Venezia in poi

La prima donna fotografa della mitica Magnum Photos Agency

Sabato, 03/06/2023 - La fotografia è essenzialmente una questione personale: la ricerca di una verità interiore
- Inge Morath -

Le donne hanno, fin dai primi anni, svolto un ruolo fondante e, allo stesso tempo, molto personalizzato, nel plasmare l’identità e la storia della leggendaria ed ancora ben attiva Magnum Photos Agency.

Inge Morath fu la prima donna ad entrarvi, nel 1953. Conosciuta per la grande sensibilità presente nei suoi ritratti e foto di viaggio, aveva documentato la vita quotidiana in diverse culture, nei diversi gradi sociali, senza distinzione, con un occhio particolare rivolto alla delicatezza del dettaglio intimo e soggettivo, sia come fotografa di scena sui sets hollywoodiani che alla vita quotidiana nell’Iran del dopo rivoluzione.

Eve Arnold fu la seconda donna della Magnum e la sua carriera fu, a tutti gli effetti, un inno all’emancipazione femminile. I suoi soggetti sono nella maggior parte dei casi donne. Iniziò a farne parte nel 1957, diventandone poi membro a pieno titolo l’anno dopo. Divenne famosa per i suoi ritratti di celebrità, tra cui una splendida Marilyn Monroe con la quale strinse un vero e proprio sodalizio artistico, dopo che la diva nel 1954 le si avvicinò ad una festa dicendole: «Se sei riuscita a fare così bene con Marlene (Dietrich, n.d.r.), riesci a immaginare cosa potresti fare con me?». Il rapporto con Marilyn diede vita ad immagini passate alla storia soprattutto per aver rivelato la personalità dell’attrice celata dietro alla facciata da diva.

Ma, per ritornare all’apripista Magnum, Inge Morath, originaria di Graz, è giusto ricordare che in questi giorni ricorre il suo centesimo compleanno e Venezia, la città che la vide giovane sposa ed i prodromi della sua arte fotografica, la omaggia con una eccellente mostra al Museo di Palazzo Grimani con una sezione inedita per l’Italia, dedicata alla città lagunare dove la sua carriera ebbe inizio.

Era stato, infatti, l’amore a condurre nel novembre del 1951 Inge Morath e Lionel Burch, neo sposi, a Venezia. E furono il maltempo - ma forse anche la più che unica luce lagunare al tramonto - e Robert Capa, a far diventare lei, che con la fotografia non aveva dimestichezza diretta ma già collaborava con la celebre agenzia fotografica parigina, la prima donna fotografa dell’Agenzia Magnum Photos.

La mostra, che chiuderà l’11 giugno prossimo, intende focalizzare la ‘Venezia di Inge Morath’, attraverso il celebre servizio che la fotografa austriaca lì realizzò quando l’Agenzia Magnum l'aveva inviata in città per conto de L’Oeil, rivista d’arte che aveva scelto di corredare con scorci veneziani un 'reportage' della mitica Mary McCarthy.

L’esposizione, che si intitola “Inge Morath. Fotografare da Venezia in poi”, è curata da Kurt Kaidl e Brigitte Blüml, con Valeria Finocchi; promossa dalla Direzione regionale Musei Veneto (direttore Daniele Ferrara) e la società Suazes che, alcuni anni fa, ha fatto conoscere in maniera dettagliata la carriera di questa fotografa in Italia.
All’epoca del primo soggiorno veneziano, la Morath lavorava in Magnum non ancora come fotografa - come si diceva più sopra - ma come collaboratrice redazionale. In pratica si occupava, anche grazie alla sua conoscenza delle lingue, della realizzazione delle didascalie che accompagnavano le immagini dei suoi colleghi fotografi, del calibro di Henri Cartier-Bresson, David Seymour, George Rodger e Robert Capa.

Non fotografava ancora, ma non le mancavano certo occhio e sensibilità. In quel novembre, la luce unica veneziana sotto la pioggia la incantò, tanto da indurla a chiamare Robert Capa, responsabile della Magnum, per suggerirgli di inviare un fotografo in grado di catturare la magia che tanto la stava stupendo. Capa le rispose che un fotografo di Magnum a Venezia c’era già: era lei con la macchina fotografica. Non restava che comprare un rullino, caricarla e iniziare a fotografare.

“Ero tutta eccitata. Sono andata nel luogo in cui volevo scattare le mie fotografie e mi sono fermata: un angolo di strada dove la gente passava in un modo che mi sembrava interessante. Ho regolato la fotocamera e ho premuto il pulsante di scatto, non appena ho visto che tutto era esattamente come volevo. È stata come una rivelazione. Realizzare in un istante qualcosa che mi era rimasto dentro per così tanto tempo, catturandolo nel momento in cui aveva assunto la forma che sentivo giusta. Dopo di che, non c’è stato più modo di fermarmi”.

Una meravigliosa epifania e carriera ebbero inizio.


Nel 1955, quattro anni dopo quelle prime fotografie, arriva l’incarico dalla rivista L’Oeil. Una volta a Venezia, avverte l’urgenza di esplorare la città e così “...per ore andai in giro senza mèta, solo a guardare, ossessionata dalla pura gioia di vedere e scoprire un luogo. Ovviamente avevo divorato libri su Venezia, sulla pittura e su quello che avrei dovuto fare. Il mio cervello ne era pieno (...).
Il mio divertimento maggiore era quello di sedermi alla Scuola degli Schiavoni ed immergermi nelle opere di Carpaccio, quasi sempre da sola. O passare il tempo in compagnia del Tiepolo, era la fine del mondo. La sera i miei piedi erano stanchi e anche nel sonno mi trovavo ancora a camminare su innumerevoli ponti, le onde dei canali come pietrificate (...). Fotografare era diventata una necessità e non volevo rinunciarvi per niente”.

Poi il Cimitero all’Isola di San Michele, Burano, Murano, Torcello, le processioni, il Redentore, i gatti ed i panni stesi, monumento, acqua e la gente comune...
“Come sarei felice di aver catturato con la mia macchina fotografica qualcosa che mi ha commosso, come la donna davanti al cancello del Palazzo Fürstenberg con i gomiti piegati dietro la schiena o le scarpe dimenticate davanti a una fontana, la quotidianità in tutto la sua precaria bellezza”.

“Fotografare era diventata per me una necessità e non volevo assolutamente più farne a meno”.

La mostra, nel suo complesso, raccoglie circa 200 fotografie con un ‘focus’ specifico e inedito, come detto sopra, su Venezia, anche grazie ad un supporto di documentazione inèdita. Molte di queste fotografie veneziane, circa un’ottantina, non sono mai state esposte prima in Italia.
A corredo una selezione dei suoi principali ‘foto-reportages’ dedicati alla Spagna, Iran, Francia, Inghilterra - Irlanda, Stati Uniti d’America, Cina e Russia, oltre che la sezione dedicata ai ritratti, sezione molto importante nella sua ultima parte di carriera.

Come molti altri fotografi Magnum, Inge ebbe modo di fotografare celebrità.
Nel 1960 si trovava sul set di "The Misfits - Gli spostati" di John Huston, per cui la Magnum Photos aveva ottenuto i diritti esclusivi per fotografare la realizzazione del film, con una sceneggiatura di Arthur Miller, allora marito di Marilyn Monroe, interprete, insieme con Clark Gable e Montgomery Clift del film.
Fu la penultima a fotografare la Monroe, poco prima che scomparisse: chi, ‘enfin’ concluse il suo ‘reportage’ fotografico ‘terreno’ fu Stern, con la sua indimenticabile “Last sitting – L’ultima seduta”, un vero e proprio tributo a Marilyn Monroe. Scattate dal famoso fotografo Bert Stern, regista e fotografo di moda statunitense di origine ebreo-polacca, nel corso di tre giornate, costituiscono l'ultima testimonianza sull'attrice che morì sei settimane dopo, nell’agosto del 1962. Davanti alla sua macchina Marilyn si trasformò: dea, sirena, bambina, ‘femme fatale’ e sogno proibito. Nel suo sguardo stava scorrendo tutta la sua vita di star hollywoodiana, ‘her own’ film, tragico e sublime, ad un tempo.

In quello stesso 1962, dopo l'avvenuto divorzio dalla Monroe, fu proprio con lo stesso Arthur Miller che Inge si sposò e col quale ebbe un figlio, Daniel, ed una figlia, Rebecca, oggi attrice, regista, moglie di Daniel Day-Lewis.

L’ottimo catalogo della mostra, èdito per i tipi di Silvana Editoriale, è curato da Marco Minuz di Suazes in veste di co-organizzatore del progetto espositivo che sottolinea: “Questa collaborazione con la Direzione museale del Veneto e con il Museo di Palazzo Grimani valorizza un lavoro da noi intrapreso qualche anno fa per far scoprire al nostro paese la figura di questa straordinaria fotografa”.

Video Rai News
https://www.rainews.it/video/2023/01/inge-morath-una-grande-fotografa-a-venezia--a1c8c085-dba3-46de-8682-5ba0ec29ddc8.html

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