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Informatica, precaria, sola

Informatica, precaria, sola

Strategie private - Sono oltre 500mila i giovani lavoratori digitali in Italia, 85% uomini, 1 su 3 con la laurea

Melchiorri Cristina Lunedi, 13/06/2016 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2016

Sono Francesca, mi sono laureata in economia e sistemi complessi con il massimo dei voti. Da qualche anno faccio la freelance da casa, cercando e trovando lavoro sul web. Faccio siti, gestisco progetti di marketing digitale per aziende clienti, che spesso devo prendere a prezzi stracciati. Non parliamo poi di valore del lavoro. Se ti chiede un sito web il negozio sotto casa devo stare 10 - 12 ore al computer. Più che una professionista mi sento un’operaia. Mi pesa essere precaria e sola. E non vedo una diversa prospettiva per il mio futuro.



Francesca Accorsi (Castelfranco Emilia, Modena)


Cara Francesca, come te sono oltre 500mila i giovani lavoratori digitali in Italia, 85% uomini, 1 su 3 con la laurea. Non esiste una normativa a vostra tutela, o un tariffario o regole professionali di ingaggio, che non siano prendere lavori al massimo ribasso. Faticate a dare valore a ciò che fate. C’è una concorrenza spietata, internazionale. Il confine è il web, che viene sempre considerato, per definizione, gratuito. Lavoro senza orario. Tutto il giorno, tutti i giorni. Una sorta di “carpenteria digitale”. Un impiego routinario e discontinuo che non fa crescere. Hai provato a cercare un posto di lavoro in un’azienda o in una web agency? Manda il tuo curriculum vitae, enfatizzando la tua capacità di lavorare in team. Questo cercano le aziende, chi sa rapportarsi con gli altri, colleghi o clienti che siano.. Questa rivoluzione digitale che permea la nostra società impatta sul mercato del lavoro di oggi e di domani, ancora senza regole specifiche per voi. Ma incide pesantemente anche sui comportamenti delle persone. Lavorare soli, più che autonomia rischia di produrre isolamento. È un tipo di solitudine che, anche quando si è con gli altri, fa dell’essere sempre connessi uno stato psicologico permanente. Direi di dipendenza. Il cellulare è sempre acceso. Sempre in mano, sulla tavola quando si mangia, la prima cosa che guardi al mattino, l’ultima prima di dormire. Prima delle persone in carne ed ossa che ti stanno accanto ci sono gli amici virtuali o quelli via social. La perfezione della relazione digitale, nel lavoro come nella vita, dovrebbe lasciare il posto d’onore all’imperfezione dei rapporti fra le persone.





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