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Infanzia omologata e malata

Infanzia omologata e malata

Salute/ Futuro negato - La riflessione di una psicoterapeuta sui profondi mutamenti della nostra vita contemporanea e della formazione dei nostri bambini

Baldassarre Bruna Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2005

L’epoca attuale ci pone di fronte ad una profonda trasformazione nel modo di vivere e in quello di sentire la vita. I grandi complessi urbani hanno determinato un allontanamento dalla natura, così come un’alimentazione troppo raffinata o troppo “conservata”. Un danno di maggiore entità per l’essere umano, soprattutto per l’infanzia, è rappresentato dall’influenza dei mezzi di comunicazione di massa e dall’invasione dei giochi informatici.
Ogni volta che la tecnica influisce direttamente sul bambino passando dalla porta dei sensi, il danno è serio e inevitabile. Il danno più grave, a parte la miopia e le alterazioni di tipo ormonale ultimamente confermate da recenti ricerche, sembra essere di tipo più insidioso, un male che tocca tutto lo sviluppo infantile nella sua delicata complessità. Già da tempo in USA si sono create delle scuole speciali e dei reparti clinici specializzati per bambini affetti da malattie da televisione. L’abuso della televisione –e la soglia è relativa da bambino a bambino- porta a un’alterazione di tutto lo sviluppo psicofisico, tale da non poter più rientrare nelle scuole normali.
La capacità di apprendimento di questi bambini è totalmente alterata e deve essere ricostruita con un lungo e faticoso lavoro pedagogico e psicoterapeutico, ma soprattutto in assoluta assenza degli strumenti che hanno determinato il danno. Infatti, nei problemi del comportamento dei bambini, come ad esempio nell’ipercinesia (ADHD) può essere di grande aiuto il ricorso alla pedagogia Waldorf che fa leva sulla prevenzione e cura attraverso sane stimolazioni senso-percettive, sviluppo dei talenti artistici ed educazione della volontà. L’epidemia ipnotica dei videogiochi, zeppi di ripetitiva violenza può essere contrastata solo da una robusta presa di coscienza dei genitori, insegnanti, psicologi e medici, che hanno da vagliare attentamente tutto ciò che arriva nella mente dei bambini e dar vita a nuove e creative proposte educative. La risposta all’omologazione e alla massificazione si dà a partire dall’impulso alla libertà che vive nel cuore di ogni essere umano.
Al di là del danno sociale, veramente grave, causato dalle insane abitudini, dall’inizio del 2005 abbiamo anche la beffa: l’introduzione da parte del Ministero della Sanità, su tutto il territorio nazionale, di un farmaco –un’anfetamina- che sembra risolvere rapidamente i problemi di apprendimento scolastico. “I disastrosi effetti del narcotico Ritalin e le sue conseguenze sul cervello” le illustra il medico tedesco che da molti anni svolge ricerca nell’ambito delle tossicodipendenze. Il prof. Kremer paragona gli effetti dello psicostimolante a quelli della cocaina: “Dalle estreme conseguenze dell’uso di anfetamina (profonde depressioni, psicosi paranoico-allucinatorie e un’accentuata anoressia con l’inibizione della crescita) è possibile dedurre quali funzioni neurotrasmettitive nei neuroni cerebrali vengano utilizzate da anfetamine e derivati” (KREMER H., Ritalin e cervello; i disastrosi effetti del narcotico Ritalin e le sue conseguenze sul cervello, Diegaro di Cesena (FC), pp. 21-22 e passim).
La conclusione è che il farmaco è dopante, cioè in grado di modificare solo momentaneamente i sintomi di deficit attentivi o d’irrequietezza ipercinetica, ma non in grado di guarire la cosiddetta malattia del secolo, con le conseguenze di dipendenza ed effetti collaterali che causano tutti i farmaci di questo tipo. Tutte le ipotesi riguardanti eventuali carenze del neurotrasmettitore noradrenalina, non spiegano la pesante ingerenza nello sviluppo della personalità dei bambini e nel mancato rispetto della dignità verso la persona. Dignità rispettata invece dalla medicina omeopatica, che mobilita le forze individuali della persona, al di là di ogni standardizzazione. Quando un bambino ha la febbre, ad esempio, non la si contrasta, ma la si modula e si aiuta il bambino a reagire, stimolando le sue difese immunitarie e la sua energia vitale.
In questi ultimi anni quasi tutti i bambini hanno problemi di apprendimento scolastico e di ipercinesia. Nell’anamnesi di questi bambini si trovano le pessime abitudini già descritte e l’impotenza da parte delle famiglie nella libertà di scelta per migliorare il presente e il futuro dei loro figli. La mamma di un bambino ipercinetico, nonostante lo stato preoccupante di malattia avanzata del bambino (deliri, allucinazioni, insonnia) si rifiutò di azzerare le vecchie abitudini con i videogiochi. La motivazione era il timore di farne un bambino asociale, dal momento che tutti gli amici e compagni di scuola usavano la play-station, il game-boy, i giochi informatici e la TV.
Il paradosso è che questo tipo di socialità è il viatico di una certissima asocialità immediata e futura. Ogni bambino è solo e al pari di un contenitore vuoto rispetto al videogioco. Non importa se si è in due o in tre perché il gioco non propone un modello sociale. Si dovrebbe riflettere se, alla stregua della pillola per la pressione (anti-ipertensiva), data dagli americani in tempo di guerra ai loro soldati per attutirne le emozioni, sia in qualche misura ricollegabile ciò che si vuole realmente “curare”, cioè al protocollo ora tanto in uso anche nel nostro paese! In pratica, delle abitudini sociali hanno una spiegazione che spesso può andare anche al di là di certe apparenze.
I videogiochi, la TV, alcuni farmaci, possono avere tutti lo stesso obiettivo: rendere l’essere umano meno libero?
Il bambino di circa nove anni, è stato aiutato con la medicina omeopatica, la terapia artistica e un grande sforzo dei suoi genitori nel modificare almeno il loro atteggiamento e alcune abitudini. Si è trovato un compromesso sulla frequenza dell’uso di tali strumenti e sul controllo dei contenuti dei programmi da inserire negli appositi strumenti, ma il problema di fondo del bambino resta latente, se pur senza le allucinazioni e i deliri esistenti prima del trattamento. Le fasi del sonno non sono ancora del tutto normali e la postura risente del continuo “smanettamento” del suo game-boy, oggetto transizionale di un’infanzia negata. La copertina di Linus sarebbe stata sicuramente molto più rassicurante e calda! Solo dopo l’adolescenza sapremo come tale generazione omologata potrà usare le proprie funzioni dell’Io cosciente.
Un altro caso di ipercinesia ormai avanzata è quello di una bambina di dodici anni, totalmente teledipendente. I suoi programmi preferiti sono i cartoni animati di tutte i paesi del mondo! I genitori, disperati, l’hanno portata dall’omeopata per tentare di evitare il ricovero ospedaliero. Il caso è veramente grave. La ragazza ha già da tempo il sostegno scolastico perché in classe non riesce a stare ferma. Sente la necessità di esibirsi in stereotipie che (riferito dalla stessa bambina in ambito psicoterapeutico) riflettono le storie dei mostri dei suoi cartoni. Vive, in pratica, in una realtà virtuale e rifugge la vita sociale. Il suo Q.I. è inferiore alla norma e s’è ipotizzata anche un’insufficienza mentale. Dopo pochi giorni dall’inizio della cura omeopatica e del trattamento psicopedagogico, la bambina confida alla mamma: “Ora mi sento meglio, prima tra me e gli altri c’era come un muro...” Nell’anamnesi di questa bambina si scopre che nella semplice casa dei genitori esistono ben cinque apparecchi TV, tutti funzionanti e che la bambina trascorre, a causa del lavoro dei suoi genitori, molte ore in casa da sola di fronte alla TV. Dopo diverse sedute terapeutiche la ragazza confida che i cartoni la facevano sentire meno sola e : “…Ho accettato solo allora di avere un mondo tutto mio dove loro mi possono parlare..”.
Ora il passaggio è difficile ma non impossibile. Si tratta solo di avere la forza di interrompere la spirale di solitudine e isolamento sociale, che paradossalmente i “media” colmano per garantire un equilibrio virtuale e precario. Nemmeno vale la pena di commentare i contenuti di tali “giochi”, molto diversi dalle fiabe dei fratelli Grimm, fiabe trascritte dalla saggezza popolare, dove i personaggi della fiaba rappresentano delle parti dell’anima del bambino e nelle quali l’effetto e il messaggio è quello che gli altri sono parti importanti di noi e noi del mondo. Solitamente i contenuti dei programmi dei videogiochi sono basati sul nulla e sulla distruzione per la distruzione fine a se stessa.
La delicata personalità infantile si costruisce sull’imitazione e sulla creatività, soprattutto nell’ambito del primo settennio di vita. Il bambino in questo periodo è impegnato nello sviluppo dei sensi: il senso del tatto, che lo porterà a toccare con amore e alla cura di sé, il senso della vita, cioè il senso d’unità di tutti i processi interni, dove il movimento si calma per dare spazio al pensiero; successivamente infatti, il senso della vita porterà alla giusta percezione dei pensieri altrui. Inoltre il senso del movimento (ora tanto disturbato), la capacità di percepire tutti i movimenti del corpo e tutti i rapporti fra i movimenti, fino alla capacità di esprimersi e di parlare bene; il senso dell’equilibrio, che permetterà di percepire tutte le direzioni. Proprio il senso dell’equilibrio, fisicamente dislocato nell’organo dell’orecchio, è quel senso che ci permetterà di accogliere la parola dell’altro.
Per il bambino, il mondo deve essere ancora buono per poter decidere di restarci, per poter essere creativo nel mondo. Un mondo che offra solo male, solo brutture, solo mancanza di libertà creativa non fortifica né il pensiero, né il sentimento, né la volontà infantile. Una critica fondata è che la TV impone un apprendimento passivo, ovviamente causa di molti strani movimenti cosiddetti ipercinetici.
Il bambino è un grande organo di senso e non è fatto per stare immobile e passivo davanti a una scatola non interattiva. Omologato nello sviluppo dell’intelligenza, nello sviluppo corporeo, in quello psicologico, il bambino di oggi diventa l’emblema di un disturbo epocale: quello dell’assenza di una vera libertà e coscienza volitiva.

*(Psicoterapeuta e arteterapeuta )

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