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"Indagine conoscitiva sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia 2011"

“Insegnare ai ragazzi, imparare dai ragazzi”

Venerdi, 09/12/2011 - Presso la Sala Capitolare del Senato della Repubblica a Roma è stata presentata, il 7 dicembre 2011, l’indagine conoscitiva sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia 2011, condotta dal Telefono Azzurro e dall’Eurispes.

Giunta alla dodicesima edizione l’indagine quest’anno ha introdotto un’importante novità: intervistare, oltre ai ragazzi, anche i genitori degli stessi.

L’intervento iniziale del professor Ernesto Caffo (Ordinario di Neuropsichiatria infantile, Università di Modena e Reggio Emilia, Presidente di SOS Il Telefono Azzurro Onlus) traccia i parametri secondo cui è stata condotta l’indagine e i risultati della stessa: sono 1496 i ragazzi dai 12 ai 18 anni che hanno risposto all’indagine e 1266 i genitori che hanno collaborato all’iniziativa.

I risultati emersi dall’analisi delle varie aree d’indagine, palesano, tra l’altro, che, all’interno del dialogo genitori-figli, vi è una netta differenza riguardo alla percezione di quanto siano affrontati alcuni argomenti come droga e sessualità: il 53,6% dei ragazzi afferma di non parlare mai di droga con i propri genitori mentre il 47,5% dei genitori pensa di affrontare l’argomento, seppur occasionalmente. Rispetto alla sessualità poi il 63% dei ragazzi dice di non parlarne mai con i genitori i quali, al contrario, dicono di affrontare l’argomento, 52,4%, per quanto occasionalmente.

Differente anche l’atteggiamento relativo al bullismo. I genitori dimostrano poca consapevolezza del fenomeno. Per tutte le forme di bullismo considerate, la percentuale di genitori consapevole che il proprio figlio ne è stato vittima risulta inferiore rispetto alla percentuale di ragazzi

che riferiscono di esserne state vittime. Il divario tra genitori e figli risulta più elevato per la diffusione di informazioni false o cattive sui figli (25,2% dei figli contro 9,4% dei genitori) per le offese immotivate (21% contro 13,8%) per le provocazioni e/o prese in giro (21,9% contro 16,4%). Insomma, per quanto si sappia che il bullismo esista, si accetta difficilmente che il proprio figlio ne possa essere oggetto.

Particolarmente rilevante è poi il problema legato al diverso approccio alle nuove tecnologie. Infatti, mentre i figli sono del tutto “nati virtuali” e quindi sono in grado di padroneggiare le nuove tecnologie da qualsiasi supporto, pc o smartphone che sia, i genitori riescono appena a gestire una mail o una connessione sul cellulare, sempre in chiave generale ed escludendo il singolo caso virtuoso.

Questo elemento crea distanza e soprattutto determina una mancanza di controllo sull’uso del “mezzo” internet. I genitori spesso non sanno che i figli fanno su internet e fenomeni quali cyberbullismo e sexting (invio e/o ricezione di sms o mms a sfondo sessuale) dilagano costantemente.

Rileva anche questo il professor Paolo de Nardis (Professore Ordinario di Sociologia, Università La Sapienza di Roma) il quale sottolinea come i genitori dicano “vorrei che la scuola facesse crescere i miei figli come persone”. Persone, non cittadini. Cade così il richiamo a un impegno civile e pertanto il compito dei genitori diventa più difficile, mancando di riferimenti normativi stabili. Parimenti il dirigente scolastico presso il Ministero dell’Istruzione dottor Antonio Cutolo afferma di rimanere colpito dalla noia (29,3%) che colpisce i ragazzi. D’altronde incuriosire e stimolare, intellettualmente ed umanamente, "cyber" ragazzi come questi, diventa un’impresa sempre più ardua. E come non preoccuparsi di fronte alle dichiarazioni del Prefetto Franca Triestino, che avvisa “attenti ragazzi, l’adescamento su internet è una delle cose che combattiamo maggiormente, e che avvengono di più!”. O della dottoressa Carmela Cavallo, Presidente del Tribunale dei Minori di Roma, la quale rileva preoccupata come stiano aumentando i ragazzi con disturbi gravi del comportamento e della personalità. E fa un sentito appello perché si ascoltino veramente i propri figli, i giovani in generale e gli si parli “guardandoli negli occhi”. Sulla stessa linea di condotta si colloca il dottor Claudio De Angelis (Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Roma) il quale sottolinea come tutto ciò di cui virtualmente si parla, sexting, bullismo ed altro, abbia poi delle conseguenze molto poco virtuali: iniziare un’attività sessuale precoce, spesso senza protezioni, aumenta il rischio di madri –bambine, ed un figlio è un fatto, è un corpo, come le conseguenze del bullismo sono conseguenze fisiche, dolorose, quindi reali.

Lancia un allarme agli adulti la professoressa Maria Luisa De Natale (Ordinario di Pedagogia della Famiglia, Università Cattolica del Sacro Cuore) la quale ribadisce la necessità di recuperare un'intenzionalità dell’educare, una consapevolezza stessa del fine dell’educare. “Oggi, le regole nell' educazione, una linea di condotta, non esistono più. Educare vuol dire scegliere un senso della propria vita, dare dei valori per i quali valga la pena vivere”.

La professoressa Milena Santerini (Ordinario di Pedagogia generale, Università Cattolica di Milano) approfondisce poi l’aspetto concernente l’integrazione degli stranieri a scuola. Oggi, infatti, la maggior parte degli alunni stranieri sono nati e vissuti in Italia. Nonostante ciò ci si trova a fronteggiare il ritorno di razzismi e stereotipie che si pensavano superati. La necessità impellente è quindi quella di costruire un mondo migliore, a partire dalla scuola.

Altri specialisti hanno portato il loro contributo durante l’incontro: il professor Gian Maria Fara (Presidente di Eurispes), il professor Sergio Bernasconi (Direttore della Clinica pediatrica e del dipartimento dell’età evolutiva dell’Università di Parma), la professoressa Annamaria Giannini (Professore ordinario di Psicologia generale, Università La Sapienza di Roma), Carlo Massarini (giornalista radiotelevisivo), e a moderare questo dibattito Giovanni Anversa (autore e giornalista di Rai3).



Una presentazione corale, rivolta anche ai ragazzi del Liceo Manara di Roma, presenti in sala e protagonisti del video (realizzato per l'indagine) proiettato all’inizio della conferenza, nel quale, con l’innovativo approccio della ripresa video, parlavano di bullismo, di sexting, di chat, di facebook, ed altro, confrontandosi anche tra loro. Ed è quando si ascolta un ragazzo di 16 anni riprendere l’amica che vanta 1200 amici su facebook dicendole “è impossibile che tu abbia tutti sti amici su facebook, e che ci parli!” che si diventa consapevoli che, fortunatamente, il reale prevale sul virtuale, ancora.



PFM

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