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Incontro con Maria Rosaria Omaggio a cura di Alma Daddario

Incontro con Maria Rosaria Omaggio a cura di Alma Daddario

Le radici del femminicidio: un viaggio nella storia nello spettacolo “Scarpe Rosse”

Venerdi, 03/07/2020 - Lo scorso 5 luglio Maria Rosaria Omaggio ha portato in scena nel Cortile d’Onore di Palazzo Reale a Napoli, in debutto assoluto per il Napoli Teatro Festival Italia 2020, “Scarpe Rosse”, spettacolo multimediale sulla memoria storica del femminicidio. L’attrice, anche coautrice, è in scena con Pino Quartullo, i danzatori e la musica Movin’Beat, videoartist Mino La Franca.

Da sempre hai percorso la strada di artista impegnata su tematiche sociali, come ti è venuta l'idea di “Scarpe rosse” ?
È nato tutto per aver dato voce, durante il Premio Camomilla di “Women for women against violence” a Barbara, vittima di una violenza che le ha lasciato tracce indelebili non solo sul corpo, ma nell’anima. Avendola incontrata in quella occasione, le promisi che avrei fatto qualcosa di più per dare un segno verso le donne che come lei avevano patito questo dramma. Poi subito dopo, quasi fosse un segno del destino, l’amica giornalista Adriana Pannitteri mi ha invitata per “Matera capitale della cultura europea 2019” a interpretare i testi della poetessa Isabella Morra, anche lei vittima di femminicidio: fu uccisa dai fratelli per “salvare l’onore della famiglia”. In quella occasione ho incontrato l’italianista Stella Fanelli ed ho scoperto che anche la mia antenata Dianora Álvarez de Toledo fu uccisa dal marito Pietro De’ Medici. Così, parlando con Ruggero Cappuccio, Direttore artistico del Napoli Teatro Festival Italia, mi è stato naturale proporgli uno spettacolo che raccontasse le donne vittime di violenza nella Storia. La memoria è importante per comprendere e curare, se possibile, redimere il presente. Il rinvio del Festival e quanto è accaduto durante il lockdown me lo hanno fatto percepire come una sorta di dovere morale.

Lo spettacolo è un viaggio nel tempo. Trovi delle differenze, sostanziali o no, nei vari momenti storici narrati ?
No, purtroppo. È palese l’origine storico culturale del senso di proprietà che l’uomo percepisce ed esercita sulla donna. Solo in apparenza molto è cambiato, soprattutto nel mondo occidentale, ma la recrudescenza di certi fenomeni, evidenziati drammaticamente in questo periodo di forzata convivenza, ci fa capire che purtroppo la violenza di genere è una sorta di iceberg: c’è qualcosa di immenso e profondo immerso nella coscienza dell’uomo, qualcosa che va indagato ancora.

Esistono differenze nel modo di percepire il femminile, nel mondo occidentale e quello orientale, in epoca contemporanea ?
In apparenza ci sono grandi differenze. In oriente si uccide ancora per salvare l’onore, quando una figlia si ribella alla volontà del padre, quando una donna rifiuta la corte di un uomo non desiderato, quando una ragazza vuole semplicemente studiare o lavorare e non essere sposata forzatamente, magari quando è ancora minorenne, o quando c’è un tradimento vero o presunto, in alcuni paesi c’è ancora la pratica della lapidazione biblica per esempio, come in Eritrea e in alcuni paesi arabi. Ma riflettiamo sul fatto che anche da noi, sino al 1981, c’era il delitto d’onore che mitigava la pena dell’assassino-familiare o no, giustificandolo socialmente. E purtroppo la cronaca, anche se nessuna donna da noi viene lapidata o impiccata fisicamente, spesso la emargina. C’è inoltre un’odiosa pratica che accomuna oriente e occidente: quella di sfregiare la donna ribelle con l’acido, compromettendone non solo l’aspetto, ma talvolta anche la vita.

La recrudescenza di femminicidi, in Italia come all'estero, può dipendere da una crisi dovuta al declino di un patriarcato sempre più inadeguato ai tempi ?
Indubbiamente il patriarcato è sempre più inadeguato e in declino. L’uomo lo percepisce, anche e soprattutto in occidente. Questo lo fa sentire insicuro, vacillante in una potenza prevaricante perpetrata nei secoli. In molti uomini questa sensazione è inconscia, ma pronta ad esplodere per qualunque controversia grave o no. E questo, ribadisco, da noi si è evidenziato nel periodo di forzato lockdown, con donne percosse e seviziate in casa, impossibilitate ad allontanarsi. Forse pochi sanno che l’abolizione del reato di abbandono del tetto coniugale, in presenza di giusta causa, è soltanto del 2012!

Uccidere una donna non è quasi mai ascrivibile a un gesto di follia passionale, quanto piuttosto rappresenta una punizione a una vera o presunta ribellione all'ordine costituito della famiglia intesa come apparato gerarchico. Non sembra che la posizione sociale dei carnefici sia necessariamente di ambiti disagiati, preda di ignoranza e abbrutimento. I persecutori o i carnefici appartengono anche a ambiti colti, senza problemi economici, dove la libertà di azione e pensiero sembrerebbe scontata. Cosa ne pensi di tutto questo ?

Il concetto di gesto dovuto a passione o troppo amore non è accettabile per la coscienza e la società civile. La posizione sociale e la cultura purtroppo non salvano l’uomo da questo tipo di reazioni: bisogna scavare nel profondo. Nello spettacolo, che ho scritto con Maria Letizia Compatangelo, Pino Quartullo che interpreta tutti gli uomini di ogni tempo, ripete spesso: <<Né con me, né senza di me>>.

C'è una soluzione, e la cultura potrebbe aiutare – gli uomini ma non solo – a superare preconcetti e ansia di potere, focalizzandosi invece sul rispetto ?
Esistono associazioni di ascolto e aiuto per uomini violenti, ma non è facile convincerli a rivolgersi a un centro di aiuto o ad andare dallo psicanalista: l’uomo, a differenza della donna, non è abituato a mettersi in discussione. Storicamente ha scritto lui le leggi, lui ha gestito il potere. Tanto che quando una donna, Olympe de Gouges, drammaturga e attivista politica durante la Rivoluzione francese, tentò di proporre la “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina”, fu ghigliottinata in quanto "si era dimenticata le virtù che convengono al suo sesso". Una cultura del rispetto può aiutare, ma è necessario che tutto inizi dall’età scolare, anche in famiglia, dal padre e dalla madre. Difficilmente si ha la sensibilità e la capacità di farlo.

Oltre a Napoli, nell’ambito del Festival, vedremo “Scarpe rosse” in altre città ?
Mi auguro di sì. Non è possibile, dopo la sospensione dell’attività dello spettacolo, avere date e calendari certi. Vanno recuperati gli spettacoli non andati in scena. Ma, con tutte le ristrettezze e le regole causa Covid, è già un grande sforzo e quasi un miracolo che si riesca a ripartire. Ce la faremo! Anche perché, come diceva Flaiano, “solo in teatro si ritrovano i simboli delle cose perdute di vista.


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Nota biografica dell’artista

Maria Rosaria Omaggio è un'attrice, regista e scrittrice italiana, che lavora attivamente anche all’estero, divenuta popolare giovanissima attraverso il piccolo e il grande schermo, non tralasciando il teatro. Da anni firma testi e regia. Ha interpretato 34 film per il cinema, circa 40 serie televisive, 70 spettacoli teatrali, 20 programmi radiofonici, pubblicato 6 dischi e 7 libri, ha girato vari documentari e ha ricevuto 45 premi nazionali e internazionali. Considerata dalla stampa internazionale l’interprete ideale di Oriana Fallaci, per il film “Walesa, l’uomo della speranza” del premio Oscar polacco Andrzej Wajda, riceve il premio Pasinetti alla LXX Mostra del cinema di Venezia, l’Arechi d’oro e il premio Oriana Fallaci. Continua a darle voce nell’audiolibro Audible-Rizzoli-Mondadori “La rabbia e l’orgoglio” e in teatro col suo spettacolo “Le parole di Oriana - omaggio a Fallaci in concerto”, una sorta di conferenza con impressioni visive su musica, con al pianoforte Cristiana Pegoraro, trasmesso nel 2019 con la sua regia da RAI 5 e presente su RaiPlay. Lo spettacolo è andato in scena con grande successo anche a New York.
Palese e sviscerata in teatro la sua passione per la letteratura, soprattutto del ‘900: ha dato voce e volto alle parole di Calvino, Morante, D’Annunzio, Garcia Márquez, Marinetti, Pasolini, Fallaci, Starnone, Coward, Primo Levi, Dürenmatt. Tra le sue regie teatrali vanno citati: “Chiamalavita” da opere e canzoni di Italo Calvino, per 10 anni in tour e approdato nell’auditorium delle Nazioni Unite a New York e “Il balcone di Golda”, miglior regia e allestimento premio Volterra teatro 2012. Per il Narnia Festival ha messo in scena “Le nozze di Figaro” di Mozart e “Suor Angelica-Gianni Schicchi” di Giacomo Puccini con l’International Vocal Arts di New York – Leone d’argento Narnia Festival 2017. Dal 2018 collabora con la città di Spoleto per “Note Lettere”, a cura delle biblioteche e del Teatro Lirico Sperimentale. Il 28 aprile 2019 nell’auditorium Parco della Musica di Roma, per la celebrazione dei cinquecento anni dalla morte di Leonardo Da Vinci, interpreta, firma testo, allestimento e regia dello spettacolo evento “Leonardo Psychedelic Genius”..
Per il suo impegno nel sociale è dal 2005 Goodwill Ambassador UNICEF.




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