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Incertezza del diritto

Incertezza del diritto

Intervista a Elisabetta Rubini - Dall'indulto, alla scarsa preparazione del personale ai tagli per la giustizia nella legge finanziaria. Le riforme urgenti, ma ancora lontane

Bertani Graziella Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2006

In questi giorni il tema della giustizia sta ritornando prepotentemente alla ribalta. Ne parliamo con Elisabetta Rubini, avvocato, del Consiglio di Direzione dell’Associazione Libertà e Giustizia.
Il CSM denuncia che per la legge dell'indulto nove processi su dieci finiranno nel nulla, la gente lamenta la non certezza del diritto e della pena. Eppure il programma dell'Unione aveva creato molte aspettative...
Una delle conseguenze più negative dell’infelice avvio del governo attuale nell’affrontare i problemi del sistema giustizia è proprio il rafforzamento, nell’opinione pubblica, di sentimenti di rabbia e sfiducia di fronte al cattivo funzionamento di questo fondamentale servizio. Sentimenti, del resto, pienamente giustificati. L’indulto quale è stato votato, per la sua ampiezza indiscriminata e l’assenza di misure strutturali, è a mio avviso un atto non condivisibile e dannoso per il paese, anche per il messaggio che trasmette: inadeguatezza dei pubblici poteri ad affrontare i problemi e premio all’illegalità. Il programma sulla giustizia predisposto dal centro-sinistra in vista delle scorse elezioni era molto ricco ed articolato, frutto del lavoro di numerosi gruppi di esperti e di anni di lavori preparatori, tra cui di recente anche il seminario sulla giustizia organizzato a Fiesole da Libertà e Giustizia nella primavera del 2005, al quale parteciparono, oltre a molti “tecnici”, i rappresentanti di tutte le componenti politiche del centro-sinistra, con l’obiettivo di individuare alcune soluzioni concrete e condivise ai principali problemi che affliggono, da molti anni, il sistema della giustizia in Italia. I numerosi e gravi problemi che affliggono il sistema della giustizia implicano interventi sia a livello organizzativo che legislativo. Come purtroppo sperimenta qualsiasi cittadino che si confronta con il servizio giustizia, esistono enormi problemi di efficienza nell’utilizzo delle risorse disponibili, di scarsa preparazione degli operatori – inclusi i magistrati e gli avvocati - di accentuata disomogeneità territoriale, di carenza di fondi. Il risultato è un servizio di qualità inaccettabile, che ci pone fuori dall’Europa. Per cominciare a porre rimedio a questa situazione e consentire al sistema della giustizia di recuperare efficienza e qualità occorre una forte volontà politica che supporti un intervento a più livelli, complesso e costoso: non sono le competenze che mancano, è piuttosto la decisione di invertire il percorso di degrado che la giustizia ha conosciuto negli ultimi anni.
A che punto siamo e quanto ancora rimane da fare?
Purtroppo le prime mosse del governo Prodi sul tema della giustizia tutto sembrano meno che il prologo di un grande intento riformatore. La scelta di Mastella come ministro della giustizia – invece di candidati che si caratterizzavano per la loro competenza e per la riconosciuta credibilità all’interno del sistema giustizia - è di per sé molto discutibile e come tale è stata vissuta dalla stragrande maggioranza dell’elettorato che si interessa a questo tema. Dell’indulto si è già detto: un recente sondaggio ha rilevato che esso è stato giudicato dal 76% dell’elettorato come il peggior esito del governo finora. Non va certo nel senso delle riforme il taglio dei fondi per la giustizia contenuto nella finanziaria. La sottovalutazione del tema giustizia da parte del governo Prodi è molto preoccupante e difficilmente spiegabile: sembra che il governo non si renda conto che l’efficienza e la qualità del servizio giustizia sono uno dei parametri fondamentali con i quali il resto del mondo, i mercati, gli investitori esteri giudicano il nostro paese. Per la maggioranza precedente sabotare il sistema della giustizia serviva evidenti e diffusi obiettivi di impunità personale: abbiamo così avuto le leggi di depenalizzazione del falso in bilancio, di riduzione della durata della prescrizione, di cancellazione dell’appello in alcuni casi e persino il tentativo di sottrarre alcune cariche dello Stato alla responsabilità per i reati comuni (tentativo poi frustrato dalla Corte Costituzionale). Ma per la maggioranza attuale è davvero suicida non vedere che la battaglia per riportare ad un livello accettabile l’erogazione del servizio giustizia è una battaglia centrale rispetto all’obiettivo dello sviluppo socio-economico del nostro paese. Si tratta, come è ovvio, di un tema strettamente legato a quello della sicurezza dei cittadini, che in alcune aree del nostro paese si pone in termini veramente drammatici. Il programma del centro-sinistra sulla giustizia conteneva numerose proposte specifiche dirette a migliorare il funzionamento del sistema della giustizia: penso ad esempio, nell’ambito del diritto civile e dunque della tutela ordinaria dei diritti dei cittadini, alla riunificazione dei riti, oggi moltiplicatisi senza scopo e con grave intralcio ai tempi dei processi o al migliore utilizzo dei giudici di pace e onorari. Quel programma è lì che chiede di essere ripreso seriamente in mano e realizzato. Ne va della qualità della vita e della democrazia del nostro paese.

(18 dicembre 2006)

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