Cern/Intervista a Despina Hatzifotiadon - Il 'laboratorio del mondo' visto con gli occhi di una studentessa
Pennello Alessandra Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2006
Il CERN si trova a cavallo della frontiera franco-svizzera, nei pressi di Ginevra, ed è un vero e proprio “laboratorio per il mondo”. Con uno staff formato da circa settemila scienziati provenienti da più di ottanta Paesi, è uno dei più importanti centri occupati nella ricerca di risposte alle domande fondamentali riguardanti l’Universo: le classiche “da cosa è nato”, come si è evoluto fino ad oggi?”, “di cosa è fatto”. In parole povere, si tratta della cosiddetta Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare, fondata nel 1954 in Europa per evitare la fuga di cervelli verso gli U.S.A. e perché i primi stati membri potessero acquistare strumenti ad alta tecnologia che singolarmente non avrebbero potuto permettersi. Da allora il CERN è diventato un esempio di collaborazione internazionale che vanta il più grande Collisore di Androni (o LHC, dall’inglese Large Hadron Collider) del mondo.
Come cerca di spiegare Dan Brown nel suo “Angeli e demoni” (romanzo precedente al più noto “Codice da Vinci”), al CERN i fisici studiano la materia utilizzando acceleratori di particelle, macchine che accelerano i fasci di particelle fino a farli collidere uno contro l’altro. Negli urti l’energia in gioco è molto grande e questo permette loro di ricreare in laboratorio condizioni simili a quelle esistenti pochi minuti dopo il Big Bang.
Sono stata al CERN, nell’ambito di un progetto che permetteva, a chi frequenta un percorso scientifico dimostrando buone attitudini, di trascorrere una settimana presso questo centro per costruire un rilevatore di mioni che poi, smontato e spedito, verrà ricostruito all’interno della nostra scuola. Eravamo un gruppo di sei, cinque ragazze ed un solo ragazzo. Inizialmente tutti erano sorpresi, solitamente erano quasi tutti maschi i partecipanti. E poi dicevano che chiacchieravamo troppo! Eppure ci siamo prese una piccola rivincita: mentre gli altri – pur in un periodo più lungo del nostro – non erano riusciti a finire di costruire il rilevatore di muoni, noi lo abbiamo completato in soli quattro giorni. Ed abbiamo ricevuto i complimenti di alcuni noti scienziati del CERN.
E pensare che la nostra velocità era dovuta soltanto ad semplicissimo sistema a catena di montaggio, metodo elaborato nella prima rivoluzione industriale, che era stato però del tutto ignorato dai ragazzi che ci avevano preceduto. Prima, tra le nostre chiacchiere, avevamo scelto – dopo averlo provato – quello che ci piaceva più fare. E lo abbiamo fatto al meglio, coordinandoci.
Allora forse non è così vero che tra donne e tecnologia non c’è sintonia e se prima si divertivano con lo slogan “donne e rilevatori … gioie e dolori” adesso credo che dolente sia soltanto il loro orgoglio.
Intervista a Despina Hatzifotiadon
Vita da scienziata
Una struttura di questo tipo è in grado di offrire ad un fisico competente possibilità formidabili (basti pensare che sono stati gli scienziati del CERN ad inventare il World Wide Web, più comunemente detto “internet”), ma non sempre è facile entrare nell’ambiente.
A raccontarci delle difficoltà di una vita trascorsa studiando la fisica è Despina Hatzifotiadon, matura donna greca ora parte fondamentale di uno dei progetti più importanti al CERN di Ginevra.
Ci racconti qualcosa sul progetto al quale sta lavorando.
Si tratta di Alice, uno dei quattro rilevatori che osservano le collisioni delle particelle nell’LHC. Credo che i risultati che l’LHC raccoglierà, una volta completato, potranno essere sorprendenti: studiando gli urti di neutrini e muoni, infatti, si riesce a ricreare una situazione simile a quella dell’Universo nei minuti subito successivi al Big Bang. Stiamo raggiungendo la conoscenza di ciò che ha originato il tutto e forse un giorno riusciremo a spiegare anche cosa vi è stato prima.
Quando ha iniziato a mostrare interesse per la fisica?
Subito. Mia madre era professoressa di fisica e per me era quindi una scelta evidente. La materia mi ha sempre affascinata, di conseguenza la cosa non mi è mai pesata. Forse la mia seconda scelta sarebbe stata ingegneria, perché ai miei tempi i buoni alunni dovevano andare li in modo da assicurarsi una carriera evitando i problemi economici. Comunque non mi pento della decisione presa.
Come donna ha avuto dei problemi ad entrare nel CERN?
Sì e no. Insomma qui al CERN le persone hanno una mentalità piuttosto aperta ma non è stato altrettanto facile studiare fisica in Grecia, dove sono nata. Lì in molti erano convinti che le donne non fossero in grado di capire la scienza e ho dovuto aspettare vari anni prima di avere l’opportunità di andare al CERN. Detto fuori dai denti, ho dovuto aspettare che gran parte dei maschi in università trovassero un posto soddisfacente. Nell’estate del 1981 sono arrivata finalmente a Ginevra, come studentessa estiva, e nel frattempo ho lavorato all’Università di Salonicco frequentando il CERN di rado. Solo nell’87 sono riuscita a stabilirmici ed ora vivo al suo interno.
Cosa direbbe alle ragazze che hanno il suo stesso sogno?
Ora vedo le cose da un punto di vista più pratico di quando ero giovane ed ingenua, quindi innanzitutto le avvertirei che non è un percorso facile. Molte partono con buoni propositi ma smettono di lavorare non appena comprendono che una posizione di questo tipo ti porta a rinunciare a molte cose. Non si ha il tempo per una famiglia, ad esempio, io sono stata fortunata ad innamorarmi di un collega che vive al CERN ma è una cosa che non succede quasi mai. Comunque direi loro anche che non ha senso rinunciare se si è motivate, certo sarà difficile inizialmente, ma le soluzioni arriveranno con il tempo.
In definitiva il messaggio è chiaro: con la forza di volontà ogni scoglio è superabile ora tutto sta nel capire qual è la propria strada. Intanto, per i curiosi, è consigliabile informarsi sul sito http://aliceinfo.cern.ch/Public
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