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In ricordo di Adriana Zarri

In ricordo di Adriana Zarri

‘Non si fa il bene per aver bene, ma perché è bene’

Lunedi, 22/11/2010 -
Ho telefonato ad Adriana Zarri dieci giorni prima che morisse, ma non hanno potuto passarmela perché faceva già fatica a parlare e persino a nutrirsi. Ho chiesto comunque di portarle i saluti da parte di Giancarla Codrignani e di tutta la redazione di noidonne.

Volevamo intervistarla per il numero di dicembre, ma non è stato possibile. A 90 anni Adriana Zarri è morta, come si dice ‘sazia di giorni’. Teologa, giornalista e scrittrice italiana, Zarri era nata a San Lazzaro di Savena il 26 aprile 1919 ed è morta a Crotte di Strambino il 18 novembre. Grande testimone del nostro tempo, ha contribuito a scrivere la storia culturale e spirituale dell’Italia. Cristiana e laica, in costante dialogo con le persone e con gli accadimenti, instancabile lettrice e anche scrittrice, la ricordiamo per i suoi viaggi e per il suo approdo a una vita vissuta nella semplicità. Il suo ‘ritiro’ non è da leggersi come un eremitaggio, in quanto, se la casa è lo specchio dell’anima, quella di Adriana Zarri è sempre stata aperta. Aperta agli ospiti e alle persone che come lei si sentono ‘in ricerca’, ma anche luogo dove confrontarsi con la solitudine, con le religioni, la religiosità, la fede, la meditazione.

Adriana Zarri ha scritto, fra l’altro, per L'Osservatore Romano, su Avvenimenti e MicroMega. Indimenticabile la sua rubrica Parabole su il Manifesto, rubrica domenicale con ‘pillole’ di saggezza e di speranza.

Salutiamo Adriana Zarri ricordando proprio le sue parole in una di queste rubriche, una sorta di testamento spirituale:

“Dio non sa che farsene della religione, utile soltanto ai sacerdoti, quelli che vendono il sacro, in tutte le culture. Dio non chiede di essere religiosi, ma di essere buoni, specialmente con chi ha maggior bisogno di bontà, perché è poco buono.

Dio non può venire dimostrato con argomenti alla vista e alla ragione, ma è conosciuto nell'esperienza di amare gratuitamente. Se qualche volta posso fare questo, se qualcuno lo fa per me, è perché Dio c'è e vive in noi, più vivo di noi. Non si dimostra con un teorema, e non si media con un teorema. Non occorre che lo chiamiamo Dio o in altro modo, basta che la vita sia creazione libera e attiva di relazione buona. […]

Non si fa il bene per aver bene, ma perché è bene. Difficile, possibile, necessario”.







L'immagine è tratta dal sito http://www.voceevangelica.ch/rivista/articolo.cfm?articolo=2917 dove si può leggere una bella intervista a cura di Paolo Tognina

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