Basilicata /Parità e democrazia - Il lungo cammino delle Consigliere verso l'Europa delle donne
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2006
“L’importanza del monitoraggio che dobbiamo effettuare per la compilazione del Rapporto va delineandosi sempre più ed è quindi necessario facilitare le aziende, pubbliche e private, ad ottemperare alla richiesta di fornire i dati necessari”. E’ la Consigliera regionale di Parità supplente, Maria Rosalba Di Tolla, a dare un contributo di informazioni sul corpus normativo da cui ha preso vita questo soggetto che ricopre compiti assai delicati.
Chi è e cosa fa la Consigliera di Parità?
La Consigliera di Parità, un pubblico ufficiale nominato con decreto del Ministro del Lavoro di concerto con il Ministro delle Pari Opportunità, persegue l’interesse generale della realizzazione della parità sostanziale tra i sessi nel lavoro ed è, dal punto di vista istituzionale, figura davvero rilevante e attiva nel territorio nazionale, a livello regionale e provinciale, da quattro lustri. Nel 1984 la L. 863 (art. 4 comma 4) ne dà un’immagine sfocata, con funzioni e poteri più formali che sostanziali. Negli anni novanta, sull’esempio dei paesi scandinavi e comunitari del nord Europa, con la legge 125/91 c’è la grande svolta che definisce la figura della Consigliera, essa diventa il fulcro della struttura amministrativa che presiede alla promozione ed al controllo sull’attuazione dei principi di parità tra i sessi nel lavoro, attività che dovrebbe essere promossa anche sviluppando relazioni con i Comitati di Parità e Pari Opportunità, interlocutori privilegiati delle Consigliere, con funzioni di coordinamento nell’attuazione delle azioni positive dentro l’impresa. Nella realtà dei fatti, questi organismi sono ancora pochi e non interagiscono con la Consigliera di Parità.
Le Consigliere hanno possibilità di intervento nei casi specifici?
La Consigliera di Parità interviene nei procedimento giudiziali contro le discriminazioni sul lavoro, dove l’alleggerimento dell’onere probatorio a favore del ricorrente costituisce una forte agevolazione della tutela giudiziale. Preziosa fonte per individuare eventuali discriminazioni e per progettare azioni positive sono i rapporti biennali che le aziende pubbliche e private con più di 100 dipendenti hanno l’obbligo di stilare sulla situazione del personale con informazioni sullo stato di occupazione, i percorsi formativi e di carriera, i livelli retributivi declinati per genere.
Quale il bilancio secondo lei?
La legge, una delle più avanzate a livello europeo, non ha conseguito i risultati attesi. Il ritardo delle nomine, la penuria di risorse umane e finanziarie così come la mancanza di strutture hanno pesantemente influito sulle attività delle Consigliere. L’azione di promozione, soprattutto quella dei comitati di Pari Opportunità è stata, ed è tuttora, poco rilevante. E’ marginale, se non addirittura inesistente, la loro relazione con le Consigliere di Parità, molto impegnate nel sollecitarne ed incentivarne la costituzione sul territorio. Nel campo della tutela antidiscriminatoria il numero delle azioni in giudizio promosse è ancora poco significativo a causa di una sorta di resistenza culturale alla denuncia da parte delle donne, oltre che di una insufficiente conoscenza del ruolo e delle funzioni della Consigliera. A ciò si aggiunga la difficile attuazione della legge 125 con le complesse competenze attribuite dalla legge alla Consigliera.
Non crede che le questioni della conciliazione siano una nota dolente?
La legge 53 del2000 disciplinando i congedi di maternità-partenità e i permessi per i lavori di cura dei familiari, tende a favorire la difficile ripartizione del lavoro e delle responsabilità familiari tra uomini e donne. L’idea era di integrare il quadro delle azioni positive previste dalla 125 con il finanziamento dei progetti di azioni e positive a favore della flessibilità nel lavoro e per la conciliazione del lavoro e della famiglia nelle piccole imprese. Queste opportunità sono ancora poco sfruttate, anche a causa di una resistenza delle aziende ad innovare il proprio sistema organizzativo e delle difficoltà delle organizzazioni sindacali a cambiare la propria agenda.
Qualche nota positiva?
Non mancano segnali di cambiamento, anche sul piano normativo. L’ufficio della Consigliera si è dato l’obiettivo strategico di promuovere ed incentivare le politiche conciliative della legge 53, attraverso il suo monitoraggio. Una novità di rilievo è rappresentata dall’istituzione delle Rete nazionale coordinata dalla Consigliera Nazionale, con l’obiettivo di rafforzare le funzioni, accrescere l’efficacia delle azioni, consentire lo scambio di informazioni, esperienze e buone prassi tra i diversi livelli territoriali. Altrettanto importante è la supplente accanto alla Consigliera titolare: la doppia presenza consente di assolvere le molteplici e complesse funzioni loro attribuite in un mercato del lavoro in continua e veloce evoluzione. Il cammino compiuto e la consapevolezza di essere nel solco tracciato dalla Comunità europea, che opera efficacemente per la realizzazione delle pari opportunità e degli organismi di parità, ci inducono all’ottimismo e ad essere fiduciose. L’attività dalle Consigliere di Parità consentirà di realizzare altri importanti traguardi sulla strada della trasformazione civile e democratica del Paese.
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