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In Francia c’è Ségolène...

In Francia c’è Ségolène...

Sondaggio di dicembre - ...in Italia invece

Rosa M. Amorevole Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2007

Il 62% delle risposte arrivate indicano che il nostro Governo dovrà metter mano alla questione della rappresentanza delle donne nelle istituzioni locali e nazionali. Il 38% ritiene che “non potrà esimersi dall’attivare dispositivi che favoriscano una nuova partecipazione delle donne in politica” e il 12% che “dovrà tener conto di quanto avviene altrove e delle indicazioni europee”.
Rimane pur vero quanto scriveva Chiara Saraceno (La Repubblica, 22 novembre 2005): "Smettiamola di parlare di “quote rosa”e prendiamo invece atto del fatto che finora, nella politica locale come in quella nazionale, esiste una sola quota, quella maschile. Protetta militarmente da qualsiasi intrusione". Concordano con ciò coloro che hanno rilevato che la politica “è disegnata solo per soggetti di sesso maschile” (24%) e che “si oppone con forza al riconoscimento del valore delle donne” negando loro “qualsiasi opportunità” (18%).
Le donne possiedono qualità vincenti, e lo dimostrano quotidianamente nella vita privata e nel lavoro: l’intelligenza, la competenza, la sensibilità, la concretezza, la capacità di trovare soluzioni, la costanza, la flessibilità, la creatività, il coraggio, la capacità di dialogo, la grinta; più votate all’interesse pubblico e al tornaconto personale, meno burocratiche e più pragmatiche, capaci di lanciare messaggi etici.
Doti utili per modificare quel teatrino della politica che non piace più. Occorre infatti che “si chiuda il sipario e si cambi la scena: ci sono nuove idee, nuove leve e nuove emozioni da mettere in campo”. Per far questo occorre anche che venga modificata la legge elettorale per poter finalmente scegliere al di fuori di liste bloccate: “si torni alla democrazia, voglio scegliere chi mi governa!!”. Quelli che ora ci rappresentano sono stati definiti da molte risposte come “poco competenti, arroganti, centrati solo sul proprio interesse e non su quello pubblico” e privi di “coerenza fra il dire e il fare”. E si invitano le donne che siedono in Parlamento ad “agire da traino, denunciare pubblicamente ciò che accade nelle sedi dei partiti nella fase della scelta dei candidati”.
Poco più del 17% dei componenti la Camera è di sesso femminile, mentre le senatrici non superano il 13,7%. Nel complesso, la presenza femminile nel Parlamento italiano non supera il 16,1% e quella negli organismi dirigenti dei partiti è intorno al 19% pur con sensibili differenze tra le diverse forze politiche. La cosiddetta "segregazione verticale diffusa" è altrettanto rilevante in ambiti come quelli della magistratura, della Pubblica Amministrazione, delle professioni, delle banche e delle assicurazioni, delle imprese, delle associazioni datoriali di categoria e di quelle sindacali, della sanità, della ricerca e dell'università, del mondo della comunicazione. Lo afferma il rapporto dell’ASDO (Assemblea delle Donne per lo Sviluppo e la lotta all’esclusione sociale) presentato lo scorso 21 novembre a Roma, nel Convegno "Donne e politica".
Nei Paesi del cosiddetto blocco occidentale, sono stati posti in atto da decenni provvedimenti, programmi, attività politiche tese ad eliminare gli ostacoli alla partecipazione femminile alla vita politica, e per giunta in un contesto di opinione pubblica che, almeno sulla carta e come si desume dai numerosi sondaggi, appare decisamente favorevole a tale partecipazione.
Lo scarto tra questo sistema di aspettative, valori, intenzioni, ma anche di azioni e politiche concrete, e la realtà dei numeri assume quindi un interesse particolare, tale da configurare quello dell’esclusione (o parziale esclusione) delle donne da una rappresentanza politica equilibrata come uno specifico problema dei Paesi più avanzati, rendendo il fenomeno differente e per molti versi incomparabile rispetto a ciò che accade nei Paesi in via di sviluppo.
“Se c'è una democrazia funzionante e all'interno dei partiti politici ci sono procedure democratiche, le donne possono ottenere il riconoscimento che loro spetta” ha rilevato Miriam Mafai nel convegno, tema ripreso nell’intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano nell’affermare che per avere donne ai vertici dello Stato e del Governo i “tempi sono maturi”. Per favorire la presenza femminile in politica non occorre affrontare solo l’aspetto normativo “quanto quello di apportare modifiche nella vita democratica dei partiti" soprattutto per quanto riguarda la scelta delle candidature.
Per l’agenda del Governo nel primo semestre 2007, rispetto al tema della rappresentanza, la quasi totalità delle risposte ha indicato ogni provvedimento che indichi nel 50% la presenza femminile. Se non da subito, almeno in via graduale ponendo un tetto temporale entro il quale raggiungere tale parità.
E’ giunto il tempo, è ora di agire per ottenere una e cento Ségolène.
(14 gennaio 2007)

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