Partimmo dal voto / 1 - Tra il 1944 e il 1946 Noi Donne sostiene il suffragio universale e combatte le resistenze dei politici (maschi). Alcuni flash sul dibattito del tempo
Sebbene ci fossero stati uomini, tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900, che sostenevano il voto alle donne, durante il ventennio fascista, in cui le donne venivano educate sin dai banchi di scuola ad essere le regine della casa e nulla più, e durante i tragici anni della Seconda guerra mondiale che seguirono, alle donne italiane fu negata una piena cittadinanza. Per questo la battaglia per il diritto di voto assunse, non appena furono deposte le armi, assoluta centralità. Rosetta Longo nel febbraio del 1946 la descrive così: “Una fondamentale conquista per le donne italiane è stata quella del voto. […] Ben a lungo dunque gli uomini hanno difeso questo privilegio che sanciva la loro superiorità riservandosi la qualifica di cittadini. Lo hanno difeso armati della forza della tradizione: una tradizione che risaliva ai lontani tempi in cui il diritto di partecipazione alla vita pubblica era connesso al dovere di impugnare le armi. […] Ben lontani quei tempi e ben diversi. Ora ogni guerra richiede la partecipazione di tutti, uomini e donne. Non si tratta soltanto di combattere – e del resto anche le donne hanno combattuto - ma di sopportare e resistere ad ogni genere di sofferenza e di privazione. […] Quindi, se pur ci teniamo a rispettare la vecchia tradizione, possiamo ben dire di avere conquistato il diritto di essere considerate cittadini, parte integrante dello Stato. Ma nel diritto ottenuto noi non vediamo solo il riconoscimento dovuto alle combattenti, alle partigiane, alle martiri, alle eroine; noi vediamo un riconoscimento, a cui teniamo assai di più: quello dell’opera insostituibile della donna nella famiglia e nello stato, del suo contributo di lavoro fecondo e indispensabile, della sua intima energia, fonte di speranza e di forza”. Non solo un riconoscimento alle deportate, fucilate e arrestate, alle oltre 40mila staffette e partigiane che combatterono per la Liberazione e si organizzarono nei Gruppi di Difesa della Donna, conquistandosi un ruolo da protagoniste nella Storia, bensì un diritto per tutte le donne alla partecipazione politica a partire dal quel contributo enorme e invisibile che le donne davano (e danno) alla società attraverso il lavoro di cura. Pochi mesi dopo le donne di Novara scrivono al giornale tornando proprio sull’importanza della politica – e quindi della scelta dei candidati da votare - nel determinare aspetti concreti della vita di una donna. “La donna ha votato e voterà perché vuole un domani migliore, un domani in cui la maternità sia rispettata, in cui l’infanzia, la fanciullezza, la gioventù, la vecchiaia siano tutelate con eque previdenze, in cui l’intelligenza dei bambini dei lavoratori sia riconosciuta e le porte dell’Università siano aperte anche ad essi, in cui la lavoratrice sia considerata alla stessa stregua del lavoratore”.
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