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IN CAMPO LA PASSIONE

IN CAMPO LA PASSIONE

Settantenni di oggi - Conversazione con Luigia Spreafico

Ribet Elena Lunedi, 06/02/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2012

"Senza le donne il mondo non va avanti", ne è sicura Luigia Spreafico, 73 anni, imprenditrice agricola ora in pensione, ma che continua a lavorare nel suo orto e con i sui piccoli animali.

Luigia si occupa da sempre di agricoltura e sta per festeggiare 50 anni di matrimonio e 50 anni da quando vive in Val Morea, in provincia di Como, dove si trova l'azienda famigliare intestata al marito, Delfino Carraro, e dove lavora anche la figlia Franca. "Prima avevamo le mucche e le mandrie da allevare, adesso invecchiando abbiamo dovuto fare una scelta diversa e, a parte due manzette che abbiamo in stalla, siamo passati all'allevamento di galline e conigli, insomma ad animaletti più piccoli da cortile. Poi abbiamo l'orto, in cui coltiviamo la nostra verdura e frutta biologica, che usiamo sia per il nostro consumo che per la vendita. Mele, pere, costine, cavoli, rape… E poi vendiamo le uova." Agricoltura ieri e oggi. Cosa era meglio, cosa era peggio nel passato? "Io ho lavorato fin da quando ero giovane, prima aiutando mio papà che era contadino, poi, da sposata, come coltivatrice. Da più di 40 anni siamo iscritti alla CIA e, sia io sia mia figlia, facciamo parte dell'associazione Donne in campo. Adesso ci sono i macchinari per fare quasi tutto. Si fa meno fatica. Una volta si faceva tutto a mano: il fieno, il grano, per fare degli esempi, oppure i bachi da seta, si prendevano le foglie una ad una, me lo ricordo". La risposta sembra semplice, ma a ben guardare non lo è. "Qualcosa che forse era meglio in passato c'è. Una volta si era più uniti, ci si aiutava: quando c'era da trebbiare il frumento, tutti si andava nei campi, ora dell'uno, ora dell'altro; adesso ognuno fa per conto suo. Forse proprio a causa delle macchine". Chiediamo ancora a Luigia quali sono le difficoltà che hanno e che hanno avuto le donne della sua generazione. "Un tempo la donna di un contadino non era valorizzata, ora lo è di più, anche perché si studia di più. Prima qui non si arrivava nemmeno alla licenza media, e in periferia non ne parliamo. In paese ora siamo in 2.700 abitanti, ma cinquant'anni fa eravamo molti meno. Ora, nel nostro settore, è comunque meglio di prima, perché una volta un contadino era un contadino e basta, adesso invece la gente vuole sapere da dove viene quello che mangia, come è stato coltivato, magari c'è anche paura delle intossicazioni alimentari, o dell'uso di sostanze nocive; quindi c'è maggiore rispetto verso il settore agricolo, per il lavoro che c'è dietro, soprattutto in ambito biologico. Il consumatore vuole informarsi e scegliere". Vorrebbe cambiare qualcosa della sua vita? "Mi piace quello che faccio e sono abituata così. Senza la terra non potrei stare nemmeno un giorno. Mi piace stare fuori, nella natura, all'aria aperta. Non potrei mai restare chiusa in un appartamento o in città." Ancora una domanda: cosa direbbe Luigia alle generazioni più giovani che volessero occuparsi di agricoltura? "Ho cercato di trasmettere questa passione a mia figlia. Dico lo stesso ai giovani. Questo è un lavoro che richiede tantissima passione, prima di tutto. E poi ci vanno dei sacrifici, perché gli animali mangiano sempre, anche il sabato e la domenica. Non ci sono giorni festivi in campagna. Poi, ci vorrebbero un po' di soldi da parte, per meccanizzarsi. E, ultimo ma non meno importante, c'è lo studio. Non si può improvvisare, ci sono sempre nuove tecniche e, fra l'altro, c'è tanta burocrazia da imparare a gestire".



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