Una proposta di legge presentata in consiglio regionale e finalizzata alla concessione di bonus bebè, partendo da un'analisi vergognosa sull'interruzione volontaria di gravidanza in Basilicata, offre lo spunto per una riflessione critica
Giovedi, 27/02/2014 - Si sarebbe potuto pensare che la tempesta abbattutasi in Spagna sull’autodeterminazione delle donne nello scegliere una maternità libera, consapevole e non imposta per legge fosse limitata a quel Paese ed alla proposta del governo Gallardon, fortemente lesiva del diritto all’interruzione di gravidanza entro i limiti previsti dalla legge vigente. Invece tutto ciò che sarebbe successo in altre nazioni, o che ancora ha da capitare, si inquadra in una ben determinata strategia, volta a rimettere nuovamente in discussione il diritto in capo alle donne di decidere quando una gravidanza possa proseguire o no. La campagna One of us a carattere europeo, culminata con la raccolta di oltre due milioni di firme e finalizzata al riconoscimento giuridico dell’embrione, ha svolto la funzione di catalizzatore di altre iniziative di eguale valore in ogni stato appartenente alla Comunità Europea, anche se le tattiche utilizzate sono state diverse a seconda degli obiettivi prefissisi in ogni specifico ambito nazionale. Cosicchè se in Francia si sono chiamate alle manifestazioni di piazza le folle al grido “No all’aborto” di contro al suo riconoscimento come diritto ad opera del governo Hollande, in Spagna l’esecutivo ha proposto al Parlamento una normativa fortemente limitativa del ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza, normativa contro cui le donne spagnole si sono mobilitate in più occasioni, culminate nella grande manifestazione Yo decido del 1 febbraio scorso a Madrid, peraltro concomitante con analoghe forme di protesta in tutta Europa.
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