Prodi e la questione femminile - Parità nei diritti del lavoro e nella rappresentanza politica sono i temi discussi in occasione dell’incontro con Romano Prodi, impegnato nella costruzione del Programma elettorale
Di Pietro Maria Elisa Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2005
“La questione femminile è una bomba ad orologeria, per cui ringrazio le artificiere di oggi” ha riconosciuto Romano Prodi in occasione dell’incontro presso la Fabbrica del Programma a Bologna. “Le donne rappresentano una potenziale forza che esige una strategia di coinvolgimento nella stesura del programma politico”. All'evento hanno partecipato, tra le altre, Rosy Bindi, Albertina Soliani e Franca Bimbi (Margherita), Katia Zanotti e Barbara Pollastrini (Ds), Luciana Sbarbati (Repubblicani Europei), Barbara Montanelli (Italia dei Valori), Sandra Ciotti (Udeur), il vicesindaco Adriana Scaramuzzino e l’assessore Milli Virgilio del Comune di Bologna. Tre i punti prioritari emersi dal confronto. “Attuare la parità nel lavoro prima di riformare il welfare”.E’ il passo prioritario da compiere, considerando che l’Italia è al penultimo posto (dopo la Grecia) tra i 25 paesi comunitari, con un’occupazione femminile pari al 42,7% (Ocse, 2005), ben lontana dall’obiettivo europeo del 60% fissato a Lisbona per il 2010. Gli interventi di welfare dovranno essere conseguenti ai risultati raggiunti sul lavoro. La conciliazione lavoro/famiglia è importante, ma accessoria rispetto all’occupazione, come supporto alle scelte femminili e favorita da una condivisione di ruoli e responsabilità tra i generi. Occorre garantire effettiva parità retributiva e progressione in carriera, promuovere politiche attive del lavoro, incentivi alle imprese e nuovi modelli organizzativi funzionali al lavoro femminile. Sono le strategie adottate dai paesi nordeuropei, dove le donne raggiungono il 70% degli occupati, la previdenza funziona ed è minimo l’abbandono del lavoro dopo la maternità. “Sancire i diritti del lavoro come diritti della persona del lavoratore”. È necessario tutelare un nucleo di diritti come minimo garantito legato alla persona del lavoratore, anziché condizionato dalla tipologia del rapporto di lavoro, recuperando la centralità della persona e superando il protagonismo del mercato del lavoro. “Realizzare la pari rappresentatività istituzionale come risultato da raggiungere attraverso la pari opportunità nelle candidature”. Proprio le leggi costituzionali n. 2 e 3 del 2001 e n. 1/2003, a modifica dell’art. 51 e 117 della Costituzione hanno ribadito la parità nell’accesso alle cariche elettive, che è possibile perseguire promovendo la partecipazione e le candidature femminili nelle competizioni elettorali, per una democrazia davvero rappresentativa.
In ultimo, come principio trasversale è stata sostenuta la laicità dello Stato, sottolineando che ciò non significa assumere un atteggiamento neutrale o rinunciatario rispetto ai valori, ma adottare un metodo di confronto tra ideali e pensieri forti, anche nelle scelte eticamente sensibili e nel dialogo con gli immigrati. Il futuro dell’Europa si svolgerà in uno scenario demografico in cui la femminilizzazione del lavoro e della vecchiaia richiederà adeguati sistemi di sicurezza sociale: sarà maggioritaria la presenza di donne ultracinquantenni, mentre giovani asiatici ed africani costituiranno la prevalenza della popolazione attiva. La diversità diventerà un fattore costante, ma ciò non deve valere nella difesa dei diritti della persona e nel lavoro. Si pensi ad una “globalizzazione dei diritti” che preceda le esigenze dell’economia e all’affermazione della libertà di scelta delle donne nella vita e nel lavoro come principio di civiltà.
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