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In America mobilitazione femminile in difesa della libertà nella cultura

In America mobilitazione femminile in difesa della libertà nella cultura

Autorevoli attrici e scrittrici alzano la voce e scendono in campo contro la censura di Trump alla cultura. Una reazione delle donne che accende la speranza

Martedi, 25/02/2025 - Il femminile di giornata. quarantasette /  In America mobilitazione femminile in difesa della cultura
In America autorevoli attrici e scrittrici alzano la voce e scendono in campo contro la censura di Trump alla cultura e di più!  Una speranza, questa reazione femminile, a cui guardare con curiosità e attenzione.
Migliaia di opere, bestseller di autrici internazionalmente famose come Toni Morrison, Margaret Atwood, Stephenie Meyer e molti altri scritti importanti, in America sono stati banditi da scuole e biblioteche pubbliche. L’allarme è stato lanciato da Pen America, l’associazione che difende il diritto di parola degli autori di tutto il mondo.
In diversi Stati, come la Florida o l'Iowa sono state messe al bando opere con protagonisti di colore o queer, storie con riferimento implicito al sesso e atro. Fortunatamente la reazione non si è fatta attendere con la ribellione, in particolare, di migliaia di donne. Interessante l’iniziativa della scrittrice Lauren Groff, due volte finalista del National Book Award, che in Florida, uno degli stati più colpiti, ha aperto una libreria dove espone in primis i libri oscurati.
E ancora Sarah Jessica Parker, una delle più amate protagoniste della serie ”Sex and the City“ che ha preparato un docufilm 'The librarians' sui bibliotecari che resistono, con cui ha vinto un premio. Incredibile ancora la storia di un'altrettanto famosa artista, Julianne Moore, che ha visto “cacciare” dalle scuole il suo libro “Frckleface Strawberry”, un'opera di letteratura per l’infanzia che narra la storia di una bimba con dei problemi che imparerà ad accettarsi per com’è. Incredibile e significativo lo stupore dell’artista, che ha sottolineato come pensasse di vivere in un Paese - l’America-  in cui la libertà di espressione è un diritto costituzionale!  Per lei la messa al bando del suo libro è risultato un vero shock. E ci ha tenuto a precisare di avere scritto la storia per i suoi figli e i bambini in generale per ricordare loro, e sottolineare, che tutti affrontiamo difficoltà, ma ci unisce la nostra umanità e il senso di comunità.
Sempre in Florida è stata aperta la libreria The Lynx dalla scrittrice Lauren Groff, (che tra l’altro il 19 marzo sarà in Italia con il suo nuovo libro “Nel vasto mondo selvaggio”) come reazione al clima d’intimidazione che si sta instaurando con l’elezione di Trump. Un luogo, The Lynk (la Lince che è il simbolo della Florida), dove tutti i volumi messi al bando vengono esposti, volutamente e provocatoriamente in evidenza. Il rischio più grande, sottolinea Groff, è che il clima di intimidazione che si è instaurato possa impaurire insegnanti, bibliotecari ed altri portandoli ad autocensurarsi. Preoccupazioni comprensibili, se si è arrivati al punto che in una Contea la mannaia dei divieti e cancellazioni ha coinvolto l’Otello di Shakespeare.
Fra le reazioni da registrare che alcuni volumi oscurati vengono anche distribuiti in dono come 'Il racconto dell’ancella' ed altri. Groff nella sua reazione alle censure culturali che caratterizzano le politiche dell’amministrazione Trump sottolinea come la libertà di espressione non significa essere obbligati a leggere opere che non si condividono o si ritengono offensive, ma è importante non proibire ad altri di farlo, se interessati o magari, possiamo pensare, semplicemente incuriositi.
Per dare il senso di come la reazione di donne significative e ascoltate possa essere davvero il segno, fortunatamente, di un’opposizione e resistenza che si va esprimendo e organizzando per contrastare alcune inimmaginabili politiche del governo Trump, come non parlare di Jane Fonda? La grande attrice, due volte Premio Oscar, in occasione del ritiro del premio alla carriera ha attaccato chiaramente Trump senza mai nominarlo e ha invitato Hollywood a “resistere con successo” difendendo l’ideologia woke : “il nostro lavoro è capire un altro essere umano in modo così profondo da poter toccare la sua anima. E non vi sbagliate: essere empatici non vuole dire essere deboli o woke. Tra l’altro. Woke significa solo non fregarsene degli altri”.
Dall’alto dei suoi 87 anni Jane Fonda non ha nessuna intenzione di smettere di occuparsi dei diritti civili e dell’ambiente, sottolineando poi la sua grande preoccupazione per il progetto dell’amministrazione Trump di tagliare posti di lavoro federali. Ed è a tal fine che invita alla coesione, all’ascolto, facendosi carico dei problemi anche oltre il diverso orientamento politico che possono avere le persone, facendo appello all’empatia, al non giudicare ma ascoltando col cuore e accogliendo tutti nella nostra grande tenda, perché, spiega “avremo bisogno di una grande tenda per resistere con successo a ciò che ci sta per colpire" e aggiunge “non dobbiamo isolarci, dobbiamo trovare modi per proiettare una visione incoraggiante del futuro”.
Quelli qui appena accennati, sono seppur piccoli, ma interessanti segnali di reazioni, finalmente, per quanto arrivi sull’informazione a politiche di carattere antidemocratico che sembrano caratterizzare il governo del Presidente Trump e conseguentemente dell’America per come l’Occidente l’ha percepita fino ad ora.
E’ interessante sottolineare, sempre per quel che ci fornisce la stampa, che questa seppur parziale ma significativa opposizione venga da donne e donne della cultura e dell’arte cinematografica e non solo. Grazie, allora. E vi seguiamo con attenzione sperando in una crescita e successo degli obiettivi che state perseguendo.
Paola ortensi

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