Economia/ Confcooperative - Due le donne dirigenti nel consiglio nazionale di Confcooperative a dimostrazione che la presenza femminile nella cooperazione si sta affermando
Donatella Orioli Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2005
Quando parliamo di imprenditoria femminile, solitamente il nostro immaginario pensa all’artigianato e al commercio. Abbiamo invece un settore, apparentemente silente ma in continua crescita, che è il mondo Confcooperative dove le donne cominciano ad affermarsi non solo come imprenditrici, ma come dirigenti all’interno della stessa organizzazione. Nella Confederazione Cooperative Italiane è nata la Commissione Dirigenti Cooperatrici, composta da due rappresentanti per ogni Unione regionale, comprese le province autonome di Trento e Bolzano, e due rappresentanti per ogni Federazione Nazionale (Fedagri, Federabitazione, Federcasse, Federconsumo, Federcopesca, Federcultura Turismo Sport, Federlavoro e Servizi, Federsolidarietà,). La Commissione ha nominato due Donne Dirigenti cooperatrici che sono entrate a far parte del Consiglio Nazionale della Confcooperative, la coordinatrice della commissione Giovanna Zago (Veneto) e la vice Claudia Gatta (Emilia Romagna). Quest’ultima è una giovane sociologa, presidente della cooperativa RicercAzione di Faenza (RA) dal 1993 ed è molto attenta all’utilizzo degli strumenti disponibili per migliorare la qualità lavorativa del mondo femminile. “La nostra impresa opera nel settore delle ricerche sociologiche ed economiche e nella progettazione di interventi nel sociale, è composta prevalentemente da socie donne (9 socie lavoratrici sui 14 i soci totali) ed ha usufruito di un finanziamento ottenuto attraverso la L. 125/91 che ha segnato l’avvio di un percorso di riorganizzazione e strutturazione della cooperativa”. Claudia è attenta nell’informarci anche dei dettagli del progetto finanziato e realizzato nel 1999 – 2000 dal Ministero del Lavoro e Previdenza Sociale (Commissione per le Pari Opportunità), dal titolo “Donne e Cooperazione nella provincia di Ravenna”. “Quel progetto è stato fondamentale per intraprendere una serie di attività formative e di ricerca per la promozione di azioni positive - continua Claudia - ed era articolato in due fasi operative: la ricerca intervento (il cui obiettivo è stato di individuare le donne inserite nel movimento cooperativo della provincia di Ravenna e di conoscere e far emergere le motivazioni femminili legate al lavoro cooperativo e le sue possibilità di sviluppo) e la proposta formativa (con l’obiettivo di fornire una serie di conoscenze in vari ambiti in grado di consentire il miglioramento della condizioni lavorative ed economiche delle donne coinvolte nella formazione e delle imprese nelle quali tali donne erano inserite)”. E’ importante sapere anche la metodologia con cui questa iniziativa è stata portata avanti. “Il supporto per la realizzazione degli interventi di ricerca e formazione, è stato fornito dall’ente di formazione della Confcooperative E.R., IRECOOP E.R. Hanno quindi realizzato altri progetti importanti come ad esempio: ‘Donne dirigenti e imprese cooperative’, ‘Fra lavoro e famiglia’, ‘Imprenditorialità e lavoro: donne, opportunità nuove per l’empowerment femminile’ con la finalità di promuovere le pari opportunità per le donne e per gli uomini in un’economia ancora caratterizzata da discriminazioni in termini di genere e da una organizzazione del lavoro che difficilmente consente di conciliare responsabilità familiari e professionali. Il tutto analizzando il fenomeno della dirigenza e della imprenditorialità femminile nelle cooperative aderenti a Confcooperative Emilia Romagna, fornendo un quadro dal punto di vista qualitativo e quantitativo e individuando delle metodologie per migliorare le possibilità di sviluppo di carriera per le donne e l’accesso alle attività imprenditoriali. I progetti sono stati fondamentali per crescere all’interno del mondo cooperativo”.
Sicuramente fondamentale è stato l’aver lavorato dal basso, partendo dai bisogni della base sociale e di aver lavorato all’interno di una confederazione già strutturata e in rete.
Questo ha permesso che non ci fosse dispersione dei risultati, ma massimizzazione delle risorse e diffusione anche se a “macchia di leopardo” di alcune azioni positive ottenute.
“La Commissione dirigenti cooperatrici è un’azione positiva concreta ed espressione di una volontà innovativa e democratica per le donne e gli uomini che lavorano nella cooperazione – osserva Claudia e aggiunge - non è una partenza, ma una forma riorganizzata per dare voce a nuovi punti di vista dall’interno di un’organizzazione nazionale come la Confcoooperative che opera su tutto il territorio, con imprese cooperative di piccole, medie e grandi dimensioni”. Emerge quindi quanto la presenza femminile nella cooperazione si stia strutturando e affermando, così come nelle altre associazioni e non costituisca un segmento, ma stia diventando sempre di più un settore portante in grado di promuovere e di supportare interventi mirati alle politiche di genere e alla valorizzazione della presenza femminile negli organismi di rappresentanza.
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