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Impegnata contro le ingiustizie. Qui e ora

Impegnata contro le ingiustizie. Qui e ora

Paraguay / Intervista a Esperanza Martinez - Un Governo fragile, un paese in piena transizione e una donna che sente una responsabilità storica

Angelucci Nadia Lunedi, 22/02/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2010

Asunciòn è asfissiante. Il caldo umido si attacca alla pelle e la pioggia non fa che peggiorare la situazione. Anche il clima politico sembra risentire della situazione metereologica e, malgrado le grandi speranze invocate dalla vittoria di Lugo - il vescovo dei poveri della Teologia della  liberazione - nell'aprile del 2008, molti fantasmi sembrano ancora aggirarsi nella capitale paraguayana rendendo a tratti l'aria irrespirabile e densa di cattivi presagi. In un inizio estate bollente si moltiplicano le voci di un probabile colpo di stato alla honduregna, un 'golpe istituzionale' che passi attraverso una messa in stato d'accusa del presidente eletto. Del resto Lugo ha più volte denunciato che dal momento in cui ha assunto la presidenza i tentativi di destabilizzare il governo messi in atto dal Partido Colorado (al potere nel Paese per 60 anni, includendo gli oltre 40 anni di dittatura di Alfredo Stroessner) sono stati vari. Le riforme che il governo vorrebbe realizzare, come rendere gratuite e pubbliche sanità ed educazione, la Riforma Agraria, l'avvicinamento all’Alba (Alternativa Bolivariana per le Americhe) e il contemporaneo allontanamento dagli Stati Uniti e una riforma costituzionale che ridisegni un progetto sociale per i più deboli ed emarginati, hanno suscitato la contrarietà dei settori conservatori della società, dei latifondisti e della classe politica corrotta e spesso legata al narcotraffico. Come si mormora negli ambienti dell'Organizzazione degli Stati Americani (OSA), "nessuno pensa che in Paraguay ci sarà un golpe, ma tutti ne parlano" e deve essere proprio così se in una calda sera di inizio estate almeno 200 persone si incontrano per partecipare alla presentazione del Rapporto sui Diritti Umani 2009 in una incantevole casa coloniale nel centro della capitale. Si tratta del documento di sintesi annuale elaborato dalle associazioni che si occupano di diritti umani e la partecipazione è altissima. Entrando nel giardino che ospita il buffet veniamo accolti da capannelli di gente che sembrano abituati a vivere la situazione di instabilità politica e, pur preoccupati, danno l'impressione di essere coscienti di avere un'opportunità unica per riscattare il loro Paese e non vogliono perdere l'occasione. L'atmosfera è conviviale ed intensa. Incontriamo rappresentanti di organizzazioni non governative, giornalisti, attivisti, deputati e Ministri. Una Ministra in particolare, Esperanza Martinez de Portillo, titolare del dicastero della Salute, che, presentataci da amici comuni accetta su due piedi di concederci un'intervista. Ci spostiamo in un angolo del giardino per sottrarci alla confusione e alla musica e, con un aperitivo in mano, parliamo della situazione del paese e delle aspettative che come donna e Ministra si prospettano per la signora Martinez. "I 60 anni di partito unico (ndr Partido Colorado) e i 35 anni di dittatura hanno segnato profondamente la storia del Paraguay. L'assunzione di questo Governo, del nostro Governo, ha rappresentato una vera e propria rottura democratica. Io ho 50 anni e posso dire che le ultime elezioni sono state le uniche veramente democratiche tra quelle a cui ho partecipato, nel senso che per la prima volta c'era la reale possibilità di scegliere!”



Come si sta muovendo il vostro Governo?

Ho la responsabilità di guidare un settore strategico che è quello della Salute pubblica ma i problemi che mi trovo ad affrontare sono frutto di anni di completo abbandono. Anche i Governi di transizione, dopo la dittatura, non hanno mai toccato i nodi strutturali del paese come la corruzione e il clientelismo che per anni hanno operato come dei veri e propri soggetti politici. Nel caso della Salute abbiamo una grave iniquità di accesso che riguarda la popolazione rurale e urbano marginale e una mancanza di copertura sanitaria che il governo precedente aveva quantificato in circa il 30% della popolazione. Un anno fa abbiamo iniziato a lavorare all'applicazione del diritto alla salute così come è stabilito nella nostra Costituzione (posteriore alla dittatura di Stroessner, ndr). Fino ad ora la sanità pubblica era destinata ai meno abbienti e questo, anche a livello di mentalità, ha fatto passare l'idea che esista una salute per i poveri e una per i ricchi. Noi abbiamo l'obiettivo di costruire un sistema pubblico, universale e progressivo, che non vuol dire necessariamente statalizzato, per puntare al superamento delle ineguaglianze e all'integralità, cioè a una attenzione che sia per tutta la vita, per tutti i problemi di salute e che punti alla qualità di vita. Stiamo lavorando in maniera interministeriale per mettere in relazione tutti i temi connessi al sociale come la scuola, la casa, l'acqua potabile, il sistema fognario, la sicurezza alimentare, la nutrizione, il diritto all'informazione e alla cultura.



Per compiere tutto ciò c'è bisogno di stabilità politica. Come è la situazione oggi?

Il nostro è un Governo fragile. Il Presidente Lugo ha fatto un lungo percorso politico a sostegno delle lotte sociali ed è stato l'unico che è riuscito ad polarizzare l'opposizione al Partido Colorado, che per lunghissimi anni è stata molto frammentata. Fernando Lugo è il simbolo della speranza del cambiamento. Stiamo cominciando a toccare interessi di settori molto potenti e questo ovviamente ha generato delle reazioni. A ciò va aggiunto che nella stessa maggioranza di governo persiste una mancanza di coesione. Penso che tutti i cinque anni di governo saranno di conflitto, proprio per le caratteristiche descritte, perchè stiamo rompendo degli stereotipi e affrontando oligarchie molto potenti. Ovviamente tutto questo ha un costo politico che il nostro governo ha il dovere assumere. La speranza è che la cittadinanza abbia la maturità sufficiente per sostenere e accompagnare questi cambiamenti e soprattutto per difendere questo processo di rinnovamento. È la grande sfida che il Paese ha di fronte e che come Governo stiamo affrontando.



Come donna, come vive questa sfida?

Sono l'unica donna Ministra del Governo. Sento una responsabilità anche rispetto al genere che rappresento per il mio ruolo pubblico. Questo fa si che io sia osservata dalle donne del Paraguay e rende il mio lavoro ancora più straordinario. La mia esperienza politica è maturata nel sindacato medico ma appartengo ad una famiglia da sempre impegnata e che ha subito direttamente la forza repressiva della dittatura: mio padre ha conosciuto il carcere e l'esilio. Mi rendo conto che questa esperienza ha inciso sulla mia formazione e quindi anche sulla mia maniera di partecipare alla costruzione del paese. In questo momento sento una responsabilità storica personale e, malgrado le difficoltà e le amarezze, sento che non posso rifiutare questo compito... come se la vita mi avesse posto in un luogo e in un momento storico! Questa responsabilità mi impedisce di tornare indietro. Non posso permettere che i settori più retrogradi riprendano il potere e ci riportino indietro; bisogna continuare a lottare, soprattutto per superare le grandi ingiustizie di questo Paese che sono ormai moralmente intollerabili. Per me è una scelta personale di vita dalla quale è impossibile separarmi.



(22 febbraio 2010)

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