Speciale Emilia Romagna - Dedicato alle politiche di integrazione e alla casa 'da sogno a realtà' lo speciale del mese
Gabriella Ercolini e Laura Salsi Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2006
Appello per non subire violenza
“La violenza sulle donne. Un fenomeno invisibile”: si chiama così la campagna regionale di informazione e sensibilizzazione che ha preso il via l’8 marzo scorso e che è stata avviata dall’Assessorato alla Promozione delle politiche sociali dell’Emilia-Romagna e dal Coordinamento regionale delle Case delle Donne e dei Centri Antiviolenza.
La campagna parte dai dati, che illustrano una situazione da non sottovalutare. Nel 2005 ben 1.857 donne si sono rivolte agli 11 Centri antiviolenza presenti nella regione, il 30 per cento delle quali di nazionalità straniera (erano il 22 per cento nel 2000). Due terzi hanno portato con sé i figli minori e il 6 per cento ha trovato rifugio in una struttura. Le donne in cerca di aiuto hanno, in genere, un’istruzione medio-alta, un’età tra i 20 e i 40 anni, hanno figli minori e problemi abitativi.
A queste persone, e ancor più a quelle che, pur subendo abusi e violenze, non hanno il coraggio di ribellarsi, si rivolge un appello in sette lingue (oltre all’italiano, inglese, francese, spagnolo, russo, arabo, rumeno e polacco), stampato su 10mila depliant e 3.500 locandine, che si potranno trovare nei Centri antiviolenza, negli ambulatori Ausl, nelle scuole, nei Centri per le famiglie e per l’infanzia, nelle piazze, nei centri commerciali, dai medici di famiglia e dai pediatri, oltre che affissi sui portapacchi dei treni.
“Se hai bisogno di aiuto, se hai subito violenza, se ti servono informazioni contatta un centro antiviolenza. Ti può offrire colloqui, informazioni, consulenza e se sei in pericolo, ospitalità temporanea per te e i tuoi figli” recita l’appello contenuto nell’opuscolo che fornisce anche informazioni – compresi indirizzi, numeri di telefono, orari – sui Centri antiviolenza e sulle Case delle donne del territorio regionale.
La casa da sogno a realtà
Una casa davvero per tutti. Si può riassumere così il senso di un provvedimento che l’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna ha licenziato il 22 febbraio 2006 e che si chiama “3000 case per l’affitto e la prima casa di proprietà”. Il progetto rappresenta, a neppure un anno dall’inizio della legislatura, una promessa mantenuta: il programma di governo del presidente Vasco Errani indicava infatti l’emergenza casa come una delle priorità sociali del governo regionale e individuava tra le soluzioni un “fondo di rotazione per abbattere in modo importante l’onere per interesse sui mutui per la nuova edilizia agevolata”.
In pieno accordo con quell’intendimento, la delibera mette a disposizione, per la costituzione del fondo, 55 milioni di euro, destinati alla concessione di mutui agevolati per la costruzione di alloggi per la locazione a basso prezzo o per l’acquisto di prime case. Uno sforzo non semplice se si pensa alle difficoltà della finanza pubblica regionale e al fatto che il governo non ha destinato nuove risorse per la messa a punto di programmi per la casa. Ugualmente la Regione ha voluto fare un altro importante passo avanti ai fini della soluzione di un problema vitale per le fasce più disagiate della popolazione e lo ha fatto con un fondo di rotazione, da alimentare con le economie sui limiti di impegno assegnati dai vari interventi di settore.
Il programma parte dal presupposto che i prezzi del mercato immobiliare risultano proibitivi per i redditi delle famiglie meno abbienti. Da un lato, si mira ad andare incontro a quei nuclei che non possono permettersi una casa di proprietà senza indebitarsi eccessivamente; dall’altro si vuole ampliare l’offerta di abitazioni da offrire in locazione a canoni calmierati per chi non è in grado di affrontare il libero mercato degli affitti. Per questo secondo fine sarà impiegato il 65% delle risorse, mentre il restante 35% sarà destinato alla proprietà, ovvero a ridurre i prezzi di acquisto, attraverso l’edilizia convenzionata, e ad abbattere gli oneri dei mutui in virtù di contributi al pagamento degli interessi.
Del progetto “3.000 alloggi” potranno approfittare molti soggetti: Comuni, cooperative di abitazione, imprese di costruzione, società di scopo a maggioranza pubblica, onlus, fondazioni e aziende regionali per il diritto allo studio, che avranno l’opportunità di presentare domanda per ricevere i contributi per gli interventi. Ammessi a contributo potranno essere piani di costruzione di nuovi alloggi, recupero di alloggi già esistenti, acquisto da parte di Comuni di alloggi subito utilizzabili o in fase di realizzazione, da assegnare in locazione permanente. Ma il piano regionale è ancora più ambizioso, perché punta a mettere a disposizione 10.000 alloggi in 10 anni, per un finanziamento complessivo di oltre 150 milioni di euro.
Non solo: oltre alle finalità sociali di grande rilievo, la Regione con il fondo punta anche alla qualità delle costruzioni e al rispetto dell’ambiente, indicando come priorità per l’accesso ai contributi gli interventi eseguiti con l’utilizzo di bioarchitettura e criteri di risparmio energetico.
Emilia “promossa” in integrazione
La nostra regione, l’Emilia-Romagna, è terza in classifica (a brevissima distanza da Veneto e Marche) per indici di integrazione degli immigrati stranieri. Lo dice la Caritas/Migrantes che, su incarico del Cnel (Consiglio nazionale dell’economia del lavoro e organismo nazionale di coordinamento per le politiche di integrazione sociale degli stranieri), ha redatto la ricerca “Indici di integrazione degli immigrati in Italia”.
In particolare alcuni capoluoghi di provincia, Reggio Emilia e Parma su tutti, sono in cima in questa speciale graduatoria che mette in evidenza il livello di integrazione raggiunto dagli immigrati sul territorio.
Diritti universali nella società multietnica
Le politiche di integrazione della Regione
Il presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, davanti all’Assemblea Legislativa nel giugno scorso, appena nel corso della prima seduta della nuova legislatura, auspicava come fine del suo programma la costruzione di «una società multietnica», sottolineando nel contempo «l’esigenza di arricchire relazioni e il dialogo culturale, la tutela dell’identità e del nostro sapere sociale, la capacità di accogliere e di estendere diritti e doveri, il rispetto delle leggi per tutti. Per contrastare disagio, solitudine, per accrescere servizi e qualità». Lo stesso programma di legislatura riporta chiaramente questi obiettivi, aggiungendone uno molto importante ai fini dell’integrazione dei cittadini stranieri: “l’estensione del diritto al voto amministrativo per chi vive e lavora nelle nostre comunità”.
La nostra Regione, dunque, si muove sul terreno dell’integrazione tenendo ben presenti tre obiettivi: costruire relazioni positive, garantire pari opportunità di accesso e tutelare le differenze, assicurare i diritti della presenza legale.
In questa direzione va il “Programma triennale per l’integrazione sociale dei cittadini stranieri 2006-2008”, elaborato dalla Giunta regionale e approvato dall’Assemblea Legislativa, la cui elaborazione era già contenuta tra gli obiettivi del programma di legislatura del governo regionale.
Tale programma si prefigge, in particolare, di favorire l’accesso per tutti al sistema dei servizi del welfare regionale, eliminando barriere urbanistiche e sociali, ma riservando anche la dovuta attenzione alla speciale condizione giuridica dei cittadini stranieri, in linea con le indicazioni dell’Unione europea. Si pone tuttavia ulteriori obiettivi: la messa a regime dell’Osservatorio regionale sul fenomeno migratorio, la costituzione (entro il 2007) di un Centro Regionale contro le discriminazioni razziali, la messa a punto di un rapporto di monitoraggio alla fine del triennio, favorire interventi in ambito scolastico, privilegiare l’attività dei mediatori culturali, riservare attenzione ai fenomeni crescenti dei richiedenti asilo e della lotta alla tratta. Nel settore della casa, poi, si suggerisce di privilegiare agenzie per l’incontro tra domanda e offerta.
Si tratta, dunque, di un programma ambizioso che vuole davvero contribuire alla nascita di una società giusta, equa, che dia a tutti, anche ai cittadini stranieri, le stesse opportunità di crescita e di realizzazione. Un programma che, mentre si propone di usare al meglio le competenze della Regione in tema di accoglienza e integrazione degli immigrati, nello stesso tempo stimola il governo nazionale ad agevolare un maggiore protagonismo delle Regioni in materia di flussi migratori, con attenzione non solo alla quantità ma anche alla qualità professionale.
Così gli immigrati in Emilia-Romagna
Alla fine del 2004 (i dati sono del Rapporto annuale Caritas/Migrantes) nel territorio regionale risultavano 284.459 presenze di immigrati, di cui 56.757 minori (pari al 20 per cento). La percentuale, del 6,9 per cento rispetto al totale della popolazione, è in linea con quella europea.
In 22 comuni i residenti stranieri al 31 dicembre 2004 superavano il 10 per cento, con Luzzara (Re) in testa con una percentuale del 14,76 per cento, seguita da Galeata (Fc) con il 13,65 per cento, da Rolo (Re) con il 12,94, da San Possidonio (Mo) con il 12,76 e da Monghidoro (Bo) con il 12,47.
Il Marocco è il paese da cui proviene la maggioranza degli immigrati (46.408); alle sue spalle l’Albania (35.116) e la Tunisia (16.438). In crescita il dato della Romania (15.394) e dell’Est europeo in generale.
Passando alla popolazione scolastica, in regione nell’anno 2004-2005 erano 43.775 su 521.200 iscritti totali gli alunni con cittadinanza diversa da quella italiana, vale a dire l’8,4 per cento, con punte del 10,35 per cento nella scuola primaria. Le province con il maggior numero di studenti stranieri sono Reggio Emilia e Modena. Il dato è in netta crescita: l’aumento rispetto al 2003-2004 è dell’1,4 per cento, ma ancora più netto appare il trend degli ultimi otto anni, se si calcola che nel 1997 le scuole della regione accoglievano 9mila iscritti di cittadinanza non italiana e che nel 2004 gli alunni stranieri erano saliti a quasi 44mila.
Concludendo con uno sguardo al mondo del lavoro, gli archivi Inail registrano 85.228 assunzioni a tempo indeterminato di lavoratori extracomunitari (70.224 le cessazioni, con un saldo positivo di 15mila): la presenza immigrata nel mercato del lavoro cresce ed ha oltrepassato la soglia del 20 per cento.
(17 maggio 2006)
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