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Immigrazione, cosa è cambiato?

Immigrazione, cosa è cambiato?

Sondaggio di luglio/agosto - Diritti di gruppo delle minoranze e diritti delle donne: un tema dibattuto da diversi anni a livello internazionale.

Rosa M. Amorevole Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2008

Per il 62% delle risposte l’immigrazione è “solo questione di regole e del loro rispetto”, per il 19% è “tutto come prima” mentre per il rimanente 19% “ci serve” sia per i lavori che nessuno vuol fare più sia per garantire le nostre pensioni. Il ”mondo è in movimento” e molte persone si spostano per migliorare le proprie condizioni di vita. La percezione reale è che “ci siano più stranieri regolari” ma che la diffidenza nei loro confronti permanga da parte degli italiani. La paura nasce da avvenimenti che “ci hanno lasciato fortemente turbati e disorientati” tanto da farci credere che qui venga solo chi “crede di trovare il paese dei balocchi”. Esiste un “maggior timore verso il futuro”, fenomeno aggravato dalla “mancanza di una concreta politica di accoglienza ed integrazione” che nessun governo è riuscito a implementare e che “hanno assecondato le pulsioni peggiori dell'elettorato, alimentando l'ostilità verso i migranti”. E forse, per qualcuno, le persone in clandestinità sono utili per “garantirne meglio lo sfruttamento”.
Dell’immigrazione piace la prospettiva multiculturale: “la possibilità di scambio di saperi, la condivisione, la conoscenza di mondi e lingue diverse”. La “la possibilità di contaminarci e rendere più ricca la nostra vita ed esperienza”. Del resto qualcuno ci ricorda che “l’uomo, da quando è comparso sulla terra, si è sempre spostato per soddisfare la sua sussistenza”. E c’è anche chi sottolinea di essere “rigidamente sul detto ‘paese che vai,usanza che trovi’. Accolgo le loro usanze, ma non per cancellare o fare calpestare le mie”.
Dell’immigrazione non piace “la strumentalizzazione dei problemi legati all'immigrazione per fare propaganda pro o contro”, “la speculazione politica”, l’atteggiamento della maggior parte dei media “pronti a sottolineare episodi di criminalità i cui responsabili sono i migranti” anche se c’è chi aggiunge “alcuni dei quali, peraltro, offrono oggettivi pretesti in tal senso, producendo danni per tutti”. “Se vogliono essere accettati devono rispettare regole ben precise, adeguarsi alle nostre leggi e non eccedere in comportamenti che possano creare tensioni”.
Non piace il fatto che “in nome di certi credi religiosi o tradizioni ci possano essere deroghe alle regole che tutti noi dobbiamo rispettare”.
Non piace “l'imposizione dei loro pensieri e di come taluni considerano le donne: le vedono come serve da coprire e bastonare, ripudiare, uccidere” o “la presunzione di volere applicare le loro regole (islamiche) in antitesi alle nostre”.
La contrapposizione tra diritti di gruppo delle minoranze e diritti delle donne è un tema dibattuto ormai da diversi anni a livello internazionale, le risposte registrate ci spingono ad approfondirne le linee anche dalle pagine di questo giornale.


(23 settembre 2008)

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