Obiettivo Lavoro - Sono il 6,2% della popolazione, contribuiscono al Pil e pagano le tasse
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2008
Il tema dell’immigrazione è sempre più al centro della discussione politica e tocca i punti più sensibili della percezione sociale. Forse vale la pena di affrontare il discorso da punti di vista che non siano quelli dell’insicurezza, della paura diffusa e dell’ordine pubblico, ma siano più legati al tema del lavoro.
Obiettivo Lavoro ha un’importante esperienza di accoglienza e di inserimento nel mercato del lavoro italiano di cittadini stranieri comunitari ed extracomunitari e nella presentazione del proprio bilancio sociale ha indicato alcuni percorsi possibili di integrazione.
Cominciamo con alcune cifre: in Italia vivono 3,7 milioni di immigrati regolari, il 6,2% della popolazione. Questi lavoratori realizzano il 6,1% del PIL, pagano 1,9 miliardi di tasse, comprano case per 1,5 miliardi l’anno, inviano 4,4 miliardi di rimesse in patria. Alcuni pae-si, europei e non, hanno avviato politiche di contrasto dell’emigrazione, con l’obiettivo di sostenere le propria crescita interna. Dieci o venti anni fa nessuno avrebbe immaginato che i nostri anziani sarebbero stati assistiti da donne (spesso laureate) dell’Est europeo. Se que-ste donne non potranno o non vorranno più venire in Italia, chi si occuperà di questi servi-zi?
È evidente, da questi nudi dati, l’importanza che il lavoro degli immigrati riveste per l’economia italiana: “l’immigrazione rappresenta oggi una necessità non ovviabile del no-stro sistema economico e sociale – ha dichiarato il Presidente Alessandro Ramazza -. È in-dispensabile che solidarietà e sicurezza ne siano i regolatori ed i garanti, verso la miglior riu-scita di una concreta politica di integrazione”.
L’esperienza degli ultimi anni – nel 2007 Obiettivo Lavoro ha fatto entrare e avviato al la-voro in Italia 951 cittadini stranieri, dalla ricerca e selezione, allo svolgimento di tutte le pra-tiche burocratiche per il nulla osta fino all’accoglienza – porta a indicare questo cammino.
In primo luogo, bisogna abbattere le eccessive macchinosità burocratiche, in Italia e all’estero, che portano spesso al lavoro nero o a evidenti illegalità.
Poi è utile riequilibrare le quote di ingresso, per farle corrispondere alla effettiva domanda di lavoro, puntando sull’ingresso di lavoratori professionalmente qualificati e favorendo quei progetti di ricerca e selezione, all’estero, che contribuiscano a far coincidere in senso qualitativo domanda e offerta.
Si tratta quindi di passare da un insieme di norme spesso disorganiche e di difficile attua-zione a un’azione che renda trasparente tutto il percorso del lavoratore immigrato, dal momento della ricerca selezione e formazione nel proprio paese fino all’ingresso in Italia e nel mondo del lavoro italiano. In questo modo possono essere garantiti i diritti di tutti e l’esigenza di regole certe e applicabili.
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