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Il virus zika, le donne e l'aborto

Il virus zika, le donne e l'aborto

In Sud America la diffusione del virus zika ha riaperto il dibattito sulla salute riproduttiva. In buona parte dei paesi, l’aborto continua a essere illegale. E sono poche le possibilità a disposizione per le donne incinte

Domenica, 14/02/2016 -
Nei paesi dell’America Latina colpiti dal virus zika le donne non possono abortire. La salute della popolazione femminile, non di rado passata in secondo piano nella storia dei diritti riproduttivi del continente, è a rischio. A tal punto che, dopo l’intervento dell’Organizzazione mondiale della sanità, a prendere la parola è stato anche l’Onu. Zeid Raad Al Hussein ha chiesto che sia garantita la possibilità di accedere all’interruzione volontaria di gravidanza. «Le leggi e le politiche che restringono l’accesso a questi servizi devono essere riviste con urgenza, allineandosi agli obblighi internazionali sui diritti umani per garantire il diritto alla salute per tutti», ha affermato. Poiché «la difesa dei diritti umani delle donne è essenziale», continua Al Hussein, «le leggi che limitano, o in alcuni casi impediscono, la contraccezione e l’aborto devono essere abrogate».



Perché abortire o non è consentito o è permesso in circostanze limitate. In Brasile – dove i casi sospetti sono stati più di 4mila – l’IVG è ammessa solo in specifiche occasioni: nel caso della violenza sessuale, o di malformazione del feto, e se la vita della madre è in pericolo. Tuttavia, un disegno di legge ora in discussione al Senato minaccia di rendere più difficile la somministrazione della pillola del giorno dopo e la possibilità di abortire in caso di stupro. Se una donna che ha subito violenza sessuale vorrà interrompere la gravidanza dovrà prima denunciare la violenza e poi sottoporsi a un esame medico. In Colombia – dove, secondo le cifre rilasciate dall’Istituto di sanità nazionale, più di 5mila donne incinte sono affette dal virus – l’IVG è proibita. Anche se le pene previste diminuiscono nel caso in cui la gravidanza sia dovuta a uno stupro oppure a un’inseminazione artificiale non voluta. Stando a quanto riportato da Human Rights Watch, nel Paese sono 450mila gli aborti illegali annui e le condizioni igieniche precarie in cui vengono effettuati sono una delle principali cause di mortalità materna.



Se contratto da donne in stato interessante, lo zika può determinare malformazioni del feto tali da provocarne la microcefalia. Uno studio recente ha trovato il virus nel cervello di un feto abortito, che mostrava gravi malformazioni. La donna aveva contratto l’infezione nel nordest del Brasile, dove aveva lavorato, a 13 settimane dalla gravidanza. Di fronte alla portata della diffusione, Dilma Rousseff ha suggerito alle donne incinte di non raggiungere il Paese in vista delle prossime Olimpiadi, che si terranno a Rio de Janerio dal 5 al 21 agosto 2016. Mentre i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) degli USA hanno diffuso una guida da viaggio per le donne incinte e in età fertile. Obama ha dichiarato che chiederà al Congresso 1,8 miliardi di dollari per la lotta al virus.



La diffusione dello zika – ora diventata «un’emergenza mondiale per la sanità pubblica» secondo le dichiarazioni dell’Oms – ha riaperto la necessità di un dibattito pubblico sull’IVG. E le dichiarazioni istituzionali hanno mostrato come a essere in gioco sia non solo la salute delle donne ma anche la loro libertà di scelta. Tanto che, in Brasile, non si è fatta attendere la risposta della Conferenza episcopale (Cnbb), nettamente contraria all’ipotesi di consentire l’aborto nel caso dei feti affetti da microcefalia. «È davvero triste che alcuni ritengano che la soluzione in questi casi sia l’aborto di bambini con microcefalia», ha affermato Sergio de Rocha, presidente dei vescovi del Paese. Anche se – come ha sottolineato Debora Diniz, docente di bioetica all’Università di Brasilia – potrebbe essere questa l’occasione per una revisione delle legislazioni statali sull’aborto. Un punto di partenza per assegnare alle donne il controllo dei diritti riproduttivi.



Trasmesso delle zanzare, il virus è arrivato in Brasile nel maggio 2015 per estendersi poi ad altri 17 paesi. L’allarme risale al mese di dicembre quando alcuni medici del Pernambuco, uno degli stati brasiliani della parte nord-orientale, hanno registrato un aumento dei casi di microcefalia. Il virus, se inizialmente sembrava manifestarsi solo con sintomi circoscritti – febbre, eruzioni cutanee, arrossamento degli occhi e dolori alle articolazioni –, può provocare anche malformazioni nel feto e problemi neurologici negli adulti. Durante i quattro mesi successivi, i casi di microcefalia sono stati più di 3.500 contro una media annua di duecento. Lo zika può arrivare a provocare anche gravi disturbi neurologici, come la sindrome di Guillan-Barré, che conduce alla paralisi. Casi del genere si sono verificati nel 2013 nella Polinesia francese, dove il virus si era già diffuso.

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