Emilia Romagna / Legge sull'aborto - La consigliera regionale interviene sulla 194 e illustra il programma di lavoro della Regione
Laura Salsi Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2006
Questi cinque anni di governo di destra hanno messo in ginocchio il paese e hanno prodotto guasti nella vita civile, sociale e democratica. L’arretramento è particolarmente drammatico per le donne, in tutti gli aspetti dell’esistenza quotidiana, dal lavoro alla negazione di diritti individuali che parevano ormai acquisiti.
Basti guardare i dati sul lavoro: precario (in questo campo le donne sono i due terzi), sottopagato, difficile da ottenere soprattutto al rientro dopo una gravidanza.
Le donne sono, inoltre, alle prese anche con un attacco quasi sistematico alle conquiste ottenute, con la negazione dei diritti individuali, l’appesantimento della vita quotidiana per l’aumento del costo della vita e l’indebolimento dei servizi causato dai tagli delle risorse sociali ai Comuni, alle Province e alle Regioni. Ma l’attacco più preoccupante è quello contro la legge 194. Ebbene, diciamolo chiaro: la 194 è una buona legge e non si tocca.
E’ una legge equilibrata, che tutta l'Europa ci invidia, ma prima di tutto una grande conquista per noi donne e per la società civile in generale, che ha consentito di battere la piaga dell'aborto clandestino nel nostro Paese.
Non dimentichiamo che nel mondo, ogni anno, più di 500.000 donne muoiono di aborto: noi non vogliamo che l'Italia torni indietro. Con la 194 gli aborti sono diminuiti drasticamente e possiamo dire che, se la legge ha retto agli attacchi ripetuti cui è stata sottoposta, è perché nella pratica non ha incentivato l'aborto, ma ha garantito assistenza a chi ne ha avuto necessità e si è affidata alla responsabilità delle donne.
Ecco perché siamo convinte che la Commissione d'inchiesta parlamentare voluta dalla destra, così come l’attacco all’utilizzo della pillola RU486, serva soltanto a limitare la libertà dei cittadini e ad isolare le donne che si trovano di fronte ad una scelta difficilissima come quella di abortire.
Le nostre proposte, come Democratiche di Sinistra e come coalizione che vuole governare, devono garantire la piena applicazione della legge, magari attualizzata tenendo conto delle mutate situazioni, ma comunque difesa con tutte le nostre forze.
Contestualmente, chiediamoci cosa possiamo fare per tutelare al meglio i diritti delle persone, per attuare il pieno riconoscimento del valore sociale della maternità e della paternità, il diritto alla procreazione e quello di ogni persona a conciliare il tempo del lavoro con quello della vita famigliare, sociale, affettiva.
Ecco dunque alcune proposte:
1 - Sostenere e promuovere il lavoro femminile, combattendo la precarietà e la sottoccupazione, anche con politiche di formazione e di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Si pensi che in Emilia Romagna calano gli addetti dal 2004, mentre aumenta il lavoro atipico che raggiunge quota 20 per cento, e che su 1.846.000 occupati, soltanto 802.000 sono femmine. Le donne, inoltre, sono messe troppe volte davanti alla scelta tra i figli e il lavoro: 150.000 donne italiane firmano in bianco al momento dell’assunzione (in caso di maternità) e per 70.000 si creano situazioni impossibili durante la gestazione o al rientro dopo la maternità.
La nostra Regione si è già mossa in tal senso, dotandosi di una legge che vuole investire sulle risorse umane e sulla formazione, che punta sull’innovazione e sulla ricerca, soprattutto per dare garanzie certe alle donne, ai giovani e alla fasce più deboli della popolazione.
2 – Difendere e rinnovare lo stato sociale, presidio fondamentale a sostegno delle persone nei diversi momenti della vita, garanzia di benessere, coesione sociale e di inclusione della popolazione immigrata, attraverso un più forte impegno del pubblico e la collaborazione pubblico-privato sulla base di regole rigorose a garanzia dei diritti delle persone e della qualità dei servizi.
3 - Agire sulla prevenzione, soprattutto con i giovani, attraverso l’informazione sessuale nelle scuole, la conoscenza e la diffusione di metodi contraccettivi, la cultura del proprio corpo e della propria sessualità. Lavorare per costruire un rapporto intergenerazionale è indispensabile.
4 - Far fronte a nuove domande come quella proveniente dalle migranti per la mediazione culturale, campagne di informazione sulla salute, l’accoglienza e l’affermazione dei loro diritti, tenendo conto che le donne immigrate sono molto più fragili, perché si trovano in un paese straniero e per motivi culturali.
5 - Rendere più efficienti e rispettosi della donna i servizi sanitari e la rete dei consultori in tutto il territorio nazionale, rifinanziando ed estendendo i consultori pubblici, rendendoli accessibili e dotandoli di personale.
Non dobbiamo nasconderci che è in atto un tentativo di negare la libertà e la responsabilità femminile. Le donne hanno una responsabilità primaria nella procreazione. Non si nasce senza o contro la madre, senza la sua gestazione e il suo parto, senza il legame umano, simbolico, emotivo della relazione materna. E' la grandezza della maternità, nella libertà e non scambiabile con nessuna moneta.
(24 marzo 2006)
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