Lunedi, 27/07/2009 - Una delle più preziose architetture sabaude in Piemonte è il Castello di Racconigi (CN), un bene culturale di gran richiamo che accoglie un programma estivo molto ricco. Merita un viaggio l’offerta di questo fantastico complesso: si propongono la visita al secondo piano del Castello, che dopo brillante restauro ha aperto al pubblico le venticinque stanze degli appartamenti delle regine; la mostra di pittura “Sguardi al femminile, visioni d’innocenza e seduzione nell’arte del 900”; le prossime celebrazioni del centenario della visita a Racconigi dello zar Nicola II; l’esposizione dei documenti relativi alla Sindone che sarà esposta nel 2010 a Torino. In questi giorni lampeggia la stagione estiva del Teatro Regio con spettacoli d’opera, di danza e concerti, presentati nelle Serre del complesso neogotico della Margaria, voluto da Carlo Alberto a complemento della sede delle regali villeggiature. A coronamento, cene prelibate a prezzo e servizio eccellente nel verde del foyer sotto le stelle, previste anche al di là delle date citate nel cartellone dell’ente operistico torinese che offre ancora un programma di sinfonie tratte dalle opere più popolari e in chiusura la Nona di Beethoven (25, 26 luglio).
Il Béjart Ballet Lausanne, uno degli appuntamenti più importanti del programma ha portato in scena un ricamo di creazioni sbocciate nel tempo dal genio del coreografo marsigliese scomparso: “Suite de l’amour, la danse” e “Boléro” hanno tessuto alla perfezione un inno all’amore, con i teneri slanci del sentimento nascente in brani dal “Roméo et Juliette” di Berlioz, 1966, con l’intensità profonda delle canzoni di Barbara e Brel, uniti alle espressioni danzate sulle note degli U2, di Malher e di Strauss, fino alla calda energia della passione del celeberrimo “Boléro”, spirale vorticosa e ritmata che si è rivista con immutata meraviglia. Dopo quasi mezzo secolo la sconvolgente composizione di Ravel ha rivelato tutta la sua avvincente felicità espressiva e nuove, arcane risonanze. Quando la danza è a questo livello, un capolavoro come questo appare assoluto, indimenticabile. Anche rispetto a quello visto sullo schermo con l’interpretazione maschile di Jorge Donn nel film omonimo di Lelouche: perché sulla pedana rotonda di Racconigi, attorniata da plastici torsi nudi, svettava la perfezione tecnica ed espressiva della solista, la cubana Cathrine Zuasnabar.
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