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Il teatro nell’antica Roma

Il teatro nell’antica Roma

Il teatro antico raccontato attraverso 240 reperti archeologici raccolti in una spettacolare mostra allestita nel Museo dell’Ara Pacis, a Roma, fino al 3 novembre 2024

Mercoledi, 31/07/2024 - Nel mondo greco-romano il teatro era un’istituzione essenziale non solo sul piano artistico e culturale, ma anche religioso, politico e sociale, tanto che il ruolo svolto dai teatri è stato paragonato a quello degli odierni mass media. Quanto il teatro fosse importante nell’antichità classica si capisce anche dalla grande diffusione degli edifici teatrali; quelli monumentali sembra fossero più di mille. L’occasione di approfondire un fenomeno così complesso e sfaccettato è offerta dall’eccezionale mostra intitolata Teatro. Autori, attori e pubblico nell’antica Roma, ospitata nella capitale negli spazi del Museo dell’Ara Pacis fino al 3 novembre 2024. L’esposizione, curata con grande perizia da Orietta Rossini e Lucia Spagnuolo, presenta oltre 240 splendidi reperti archeologici in prestito da venticinque prestigiose istituzioni.

Le prime sezioni della mostra sono dedicate alle tradizioni teatrali che Roma riprende e trasforma. Il percorso espositivo, arricchito da numerose installazioni multimediali, inizia dalle origini del teatro, in Grecia, dove il fenomeno teatrale possiede un forte carattere religioso legato al culto di Dioniso, dio del fluire vitale e dell’ebbrezza. Tra i capolavori esposti spicca il celebre Vaso di Pronomos, della fine del V secolo a.C., proveniente da Ruvo di Puglia e conservato nel Museo archeologico nazionale di Napoli. Il vaso è importante perché raffigura, oltre a Dioniso con l’amata Arianna, una compagnia teatrale con gli attori in costume e i musicisti, tra i quali Pronomos intento a suonare il doppio flauto. 

Nel V secolo a.C. l’Atene di Pericle appare come il modello per eccellenza del rapporto virtuoso tra il teatro e la democrazia, tuttavia occorre ricordare che, sebbene il teatro greco antico fosse ricco di grandi personaggi femminili, da Alcesti ad Antigone a Medea, le parti femminili erano interpretate da attori maschi. Tra gli studiosi, inoltre, è tuttora oggetto di dibattito se alle donne fosse consentito assistere alle rappresentazioni teatrali.

Ampio spazio è dato in mostra anche alle radici italiche e magnogreche del teatro romano, in particolare alle tradizioni teatrali etrusca, sicula e sarda, con reperti archeologici di grande fascino, come le statuette di attori comici del Museo archeologico nazionale di Taranto o quelle straordinarie conservate nel Museo Luigi Bernabò Brea a Lipari.

Il percorso espositivo prosegue illustrando lo sviluppo della commedia a Roma, con Plauto e Terenzio, e della tragedia. Rispetto al teatro greco quello latino, col passare del tempo, appare sempre meno legato ai valori civili e religiosi, evolvendo verso la dimensione del puro divertimento e venendo utilizzato dalle autorità come veicolo di propaganda politica e strumento di creazione del consenso. Nei teatri romani l’ingresso è gratuito e tutti, divisi gerarchicamente, possono assistere agli spettacoli, comprese le donne, ma nei posti più lontani. Sembra paradossale, ma mentre la produzione di testi teatrali si esaurisce con l’avvento dell’impero romano, la costruzione dei teatri si moltiplica. In epoca imperiale si sviluppano anche generi nuovi, come il mimo, il pantomimo e la danza; forme di teatro non del testo, ma del corpo, che servono a tenere unita una compagine sociale multietnica, che parla lingue diverse. E in quest’ambito del mimo e della danza anche le donne hanno qualche possibilità di esprimersi. In mostra è esposta, tra l’altro, una stele in calcare del III secolo d.C, proveniente da Aquileia, dedicata alla mima Bassilla. Sulla stele l’attore Eraclide ha fatto scrivere in greco: «A colei che in passato, in molte contrade e in molte città, colse sulla scena il successo risonante d’applausi per il versatile talento, manifestato nei mimi e nelle danze, a lei che spesso sulle scene morì, ma non in questo modo. I tuoi colleghi ti dicono: sta’ di buon animo, Bassilla, nessuno è immortale».

Una sezione di particolare interesse è anche quella dedicata alle architetture teatrali. Il Teatro di Pompeo, eretto nel I secolo a.C., è stato il primo teatro in muratura dell’antica Roma e poteva ospitare circa ventimila spettatori. Sorto nella zona del Campo Marzio, il teatro oggi non esiste più, ma le riprese fatte per l’occasione con un drone, insieme a una ricostruzione virtuale, mostrano con chiarezza, in un video suggestivo, l’impronta lasciata dall’imponente struttura teatrale nell’attuale tessuto urbano della città, tra piazza Campo dei Fiori e largo Argentina.

Emozionante è anche la sezione riservata alla musica, che presenta strumenti antichi originali, rarissimi, il cui suono è riproposto in mostra. Alcune copie di questi strumenti sono messe a disposizione dei visitatori, che possono provare, ad esempio, a far suonare il sistro, una specie di sonaglio tipico del culto di Iside e dei cortei bacchici, che preso in mano si rivela molto più pesante, e perciò faticoso da agitare, di quello che si potrebbe immaginare.

L’ultima sezione della mostra invita a riflettere sull’attualità e vitalità del teatro classico, con un omaggio all’attività del Teatro Greco di Siracusa, impegnato da oltre un secolo a valorizzare il teatro antico, e un focus su Pier Paolo Pasolini, che negli anni Sessanta aveva tradotto in romanesco e messo in scena nel teatro La Pergola di Firenze il Miles gloriosus di Plauto.

L’esposizione, promossa da Roma Capitale, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con l’organizzazione Zètema Progetto Cultura, è accompagnata da un ricco catalogo edito da L’Erma di Bretschneider a cura di Salvatore Monda, Orietta Rossini e Lucia Spagnuolo.

Per ulteriori informazioni si rimanda al sito ufficiale: www.arapacis.it

Vedute dell’allestimento della mostra (foto Monkeys Video Lab)

 


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